Dentro c’è di tutto e per tutti i gusti perché, sebbene l’editoria sia in perenne stato di crisi, la qualità si trova eccome. È appena passato un anno complesso, drammatico e alcuni dei libri migliori ne riflettono l’intensità; mentre, lo sguardo di altri è rivolto al passato. Da Lucio Fontana, a San Francesco; dal genocidio in Palestina alla ribellione contro la tecnologia; fino a una nuova lettura degli Anni Novanta. Per poi passare a un archivio di storie di amore, al maschile; a una lettura del disastro urbano e della crisi dell’arte, per arrivare ai progetti artistici mai realizzati. Non manca il design con un super volume dedicato a Mendini, e per finire un saggio sui nuovi demoni urbani: i maranza.
Dario Moalli
Paolo Campiglio – Lucio Fontana. La possibilità di un oltre
Il libro di Campiglio entra nel laboratorio umano di Lucio Fontana prima ancora che in quello artistico: non il “genio dei tagli” messo in cornice, ma un uomo in perenne attrito con la propria epoca, tenuto in tensione da due geografie (Italia/Argentina) e due grammatiche dell’arte (Ottocento/Novecento). Il racconto scava nelle stagioni da ceramista e scultore, nei viaggi fra Milano, Albisola, Parigi e Buenos Aires, fino al Manifiesto Blanco e alla guida dello Spazialismo, restituendo la sua ostinazione a “non star quieto” come vero motore formale. Piace la scelta di accostare i passaggi biografici meno frequentati – le “due madri”, l’amicizia militante con i più giovani, l’amore tenace di Teresita Rasini, persino il periodo in cui lo si credette morto – all’analisi delle opere: la purezza astratta non come fuga, ma come disciplina della libertà. Il Fontana di Campiglio è insieme boxeur e stratega, capace di convertire fame, guerra, esilio e rifiuti accademici in energia progettuale; e la sua ironia “a voltaggio alto”, colta da Raffaele Carrieri, attraversa le pagine come un interruttore di luce. Ne esce un ritratto caldo e tridimensionale, che sposta lo sguardo oltre la mitologia dei tagli: gli spatial concepts diventano l’esito di una biografia incrinata e generosa, un’educazione sentimentale alla modernità.
Paolo Campiglio – Lucio Fontana. La possibilità di un oltre
Johan & Levi Editore, 2025
pag. 352, € 40
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Serge Latouche – Il disastro urbano e la crisi dell’arte contemporanea
Latouche mette in corto circuito due fallimenti che camminano insieme: la città ridotta a reticolo di flussi e rendite, e l’arte piegata a replica infinita del già visto. Il bersaglio è l’“immaginario colonizzato” dell’economia: passati da una società con mercato a una società-di-mercato, abbiamo smarrito sia la capacità di fare città (luoghi, prossimità, legami), sia l’arte di fare arte (stupore, rischio, misura). Nel suo attraversamento – che convoca i precursori della decrescita, da Baudrillard a Castoriadis – l’urbanizzazione illimitata coincide con l’omnimercificazione: territori lacerati, spazi divorati, comunità disinnescate; e sul versante estetico, la produzione seriale di un “nuovo” a bassa intensità simbolica. La proposta non è nostalgia, ma progetto: la decrescita come cassetta degli attrezzi etica ed estetica per reinvestire il locale, ricucire il tessuto urbano, riaccendere il senso del bello. Il libro funziona perché toglie l’alibi delle “crisi a compartimenti stagni”: città e arte condividono la stessa apnea. Re-incantare il mondo, qui, non è un vezzo poetico, è un programma politico-culturale.
Serge Latouche – Il disastro urbano e la crisi dell’arte contemporanea
Elèuthera, 2025
pag. 104, € 14
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Philippe Daverio – Come San Francesco inventò l’arte moderna
Daverio parte da una tesi spiazzante e feconda: l’arte moderna nasce con Francesco d’Assisi, quando la predicazione porta in scena un Cristo umano, corporeo, toccabile. È il detonatore iconografico che apre la strada a Giotto e, per estensione, all’intero umanesimo dello sguardo occidentale. Da lì il libro si allarga in una traiettoria rapida e godibile, Piero e la matematica del visibile, Mantegna e le vertigini prospettiche, Leonardo “polifonico”, Raffaello come misura del bello, fino a Tiziano, Vermeer, Rubens e l’ordine domestico delle ville palladiane. Non è una storia dell’arte in miniatura, ma una guida alle svolte: episodi, dettagli, connessioni capaci di rendere vivo il nesso tra teologia, tecnica e immaginario. Il pregio sta nel tono: divulgazione colta, ironica, mai compiaciuta, figlia della stagione televisiva di Passepartout ma qui più serrata e leggibile. Si esce con un’immagine nitida: il “vero attraverso il bello” non è uno slogan, è un metodo per rivedere i classici senza polvere e per capire perché, da Assisi in poi, l’arte europea non ha più smesso di interrogare il corpo e il tempo.
Philippe Daverio – Come San Francesco inventò l’arte moderna
Solferino, 2025
pag. 256, € 21,50
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Valerio Mattioli – Novanta. Una controstoria culturale
Altro che “fine della storia”. Mattioli riapre il decennio più frainteso del nostro recente passato e lo fa dal basso, mappando l’Italia che non stava in TV: centri sociali, fanzine, radio libere, depositi occupati dove si incrociano rap in italiano, cyberpunk, culture rave, teatro di ricerca e azioni situazioniste. Il libro lavora come un atlante sentimentale e politico: luoghi-simbolo (Leoncavallo, Forte Prenestino, Livello 57, Officina 99), collettivi e riviste (da Assalti Frontali a Decoder), idee allora “avanguardia” oggi diventate lessico quotidiano, sorveglianza digitale, reddito di base, piattaforme come nuovi recinti. La scrittura alterna memoria e inchiesta, senza nostalgia: rimette in fila Pantera e Genova 2001 per leggere, attraverso la cultura, una contro-storia del Paese. Pregio maggiore: mostra come i Novanta non siano un vintage da collezione ma un kit di attrezzi per stare nell’oggi, immaginazione organizzata, conflitto come pratica culturale, reti dal vivo prima che online. Chi pensa di conoscerli scoprirà un’altra mappa; chi non c’era capirà perché da quei “margini” è filtrata tanta parte del presente.
Valerio Mattioli – Novanta. Una controstoria culturale
Einaudi, 2025
pag. 552, € 23
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Elisabetta Modena e Marco Scotti – L’opera che non c’è. Arte e progetti non realizzati tra XX e XXI Secolo
Libro-strumento più che semplice antologia, il volume curato da Elisabetta Modena e Marco Scotti porta in superficie il continente sommerso dei progetti non realizzati: idee rimaste su carta, e-mail, hard disk, bandi mai vinti, censure soft, budget evaporati. Nato dall’esperienza di MoRE, il museo/archivio del “rifiutato e irrealizzato”, il libro adotta la forma del lemmario: voci agili firmate da autrici e autori diversi che intrecciano storia dell’arte, culture del progetto, filosofia, diritto, con una costellazione di case study accurati. Il merito sta nel ribaltare lo stigma del fallimento: il non-finito diventa archivio di metodo, banco di prova per pratiche curatoriali (come si espone un’intenzione?), questioni legali (chi detiene un’idea?), protocolli di conservazione dell’intento. Ne esce una mappa d’uso per storici, curatori, artisti e archivisti: perché l’opera che “non c’è” non è vuoto, è riserva di senso, un futuro in attesa di condizioni.
L’opera che non c’è. Arte e progetti non realizzati tra XX e XXI Secolo. A cura di Elisabetta Modena e Marco Scotti
Postmedia books, 2025
pag. 306, € 26
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Hugh Nini e Neal Treadwell – LOVING II. Men in love. Una nuova storia fotografica
Non è un sequel, è un secondo respiro della stessa emozione. Hugh Nini e Neal Treadwell riaprono il loro baule di fotografie vernacolari (1850–1950) e ne estraggono 320 nuove prove d’amore maschile: ferrotipi, fototessere, strisce da photobooth, ritratti militari, pose da salotto. Gesti minimi—una mano sulla spalla, un anello, un ombrello condiviso—bastano a dichiarare ciò che la storia spesso ha nascosto: complicità, orgoglio sommesso, desiderio di essere visti almeno da sé stessi. L’effetto, come nel primo Loving, è duplice: commozione privata e documento pubblico. Le immagini attraversano classi sociali e geografie, restituendo un secolo di sguardi che sfidano legge, stigma e censura con la forza tranquilla dell’affetto. Il saggio di Laura Leonelli inquadra il valore della fotografia “vernacolare”: un patrimonio di memorie sottili che racconta moda, posture, mutamenti tecnologici e culturali, ma soprattutto un’etica dello sguardo non mediata dall’istituzione. Qui la storia dell’iconografia queer non passa solo per i grandi autori: passa per album di famiglia, valigie, mercatini, casse d’archivio. Loving II amplia la mappa affettiva tracciata nel 2020 e la rende ancora più nitida: non folklore d’archivio, ma un atlante della dignità, l’amore come prova resistente, prima e oltre ogni narrazione.
LOVING II. Men in love. Una nuova storia fotografica – Testi di Hugh Nini e Neal Treadwell
5 Continents Editions, 2025
pag. 336, € 55
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Franco Bifo Berardi – Pensare dopo Gaza. Saggio sulla ferocia e la terminazione dell’umano
Franco Bifo Berardi legge Gaza come l’ultima fenditura di un secolo terminale e sposta il fuoco: l’impasse non è solo geopolitica, è psichica. Il libro mette in crisi l’universalismo della ragione e della democrazia – logori, incapaci di tenere insieme dolore e giudizio, e descrive una “catena psicotica” che confonde vittime e carnefici, trasformando la sopravvivenza in ferocia permanente. Qui la cronaca scivola in diagnosi: l’Occidente è paralizzato da un trauma non elaborato, l’interpretazione non basta più. La parte più interessante è la proposta, minima e radicale: disertare la storia come dispositivo di violenza, scavare nelle macerie emotive invece che aggiungere spiegazioni, cercare vie di fuga immaginative dove la ragione ha fallito. Berardi intreccia filosofia, psicoanalisi e politica con tono sobrio, senza moralismi, e restituisce una mappa del presente che non consola ma orienta: per interrompere il ciclo, serve un’altra grammatica dell’umano, non la vittoria, ma la cura; non la reazione, ma l’invenzione di spazi in cui il futuro torni pensabile.
Franco Bifo Berardi – Pensare dopo Gaza. Saggio sulla ferocia e la terminazione dell’umano
Timeo, 2025
pag. 250, € 18
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Valentina Tanni – Antimacchine. Mancare di rispetto alla tecnologia
Valentina Tanni entra nel cuore del nostro rapporto tossico con i device e lo rovescia: non un sermone “apocalittici vs integrati”, ma un invito a manomettere il libretto d’istruzioni. Il libro smonta la retorica salvifica (o catastrofista) del progresso lineare e mostra come la tecnologia funzioni anche come religione civile, con i suoi dogmi e i suoi chierici. La contromossa è pratica: usare l’errore, l’imprevisto, il riuso improprio come strumenti di libertà. Tra artisti, hacker, attivisti e “utenti comuni”, Tanni mappa gesti concreti di disobbedienza, dallo spoofing culturale alle micro-sabotature del quotidiano, che restituiscono potere a chi sta ai margini dell’infrastruttura. Ne esce un breviario di igiene mentale e politica: demistificare le narrazioni dell’industria, ibridare immaginazione e tecnica, coltivare scetticismo operativo. Mancare di rispetto alla macchina, qui, non è posa: è un modo attivo di abitare il digitale senza farsi abitare.
Valentina Tanni – Antimacchine. Mancare di rispetto alla tecnologia
Einaudi, 2025
pag. 200, € 18
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Tommaso Sarti – Pisciare sulla metropoli. (T)rap, Islam e criminalizzazione dei maranza
Tommaso Sarti entra dove la cronaca semplifica: cortili, case popolari, sale-prove. Con un’etnografia a piede libero, interviste a trapper e rapper, attiviste, educatori, “teppisti”, e l’analisi dei testi (da Baby Gang in giù), mostra come (t)rap e Islam giovanile diventino dispositivi di identità collettiva e resistenza simbolica per le seconde generazioni. Il libro smonta la categoria moralista dei “maranza” come nuovi demoni urbani, restituendo sfumature: estetiche, codici, rituali che rivendicano visibilità nello spazio pubblico e il diritto a non addomesticarsi. Il merito sta nel doppio registro: da un lato il lavoro sul campo, che fa parlare i corpi e le biografie; dall’altro la lettura politica dei processi di criminalizzazione e dei media-frame che appiattiscono differenze e riducono a folklore penale ciò che è cultura meticcia. Ne esce un saggio denso, poco accomodante, che chiede alla città di ascoltare bassi, beat e preghiere come linguaggi civici, non come allarmi.
Tommaso Sarti – Pisciare sulla metropoli. (T)rap, Islam e criminalizzazione dei maranza
MachinaLibro, 2025
pag. 144, € 14
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Stefano Casciani – Mendini
Stefano Casciani ricompone Alessandro Mendini senza ridurlo a icona pop né a santino del postmoderno. Il volume, prezioso anche come oggetto, apre gli archivi di famiglia per mostrare il laboratorio dietro le immagini: fotogrammi, schizzi, appunti che congiungono architettura, critica, oggetto, poesia. Dalla direzione-rinascita di Casabella e Domus alle identità per Alessi e Swatch, fino agli edifici “anomali” e ai prodotti-manifesto, emerge un autore “totale” che ha rifondato il design italiano con un linguaggio provocatorio ma affettuoso verso l’oggetto, trasformandolo in dispositivo d’immaginario. Casciani intreccia tappe e temi con le metamorfosi della società europea: la cultura del progetto come editoria, la casa come teatro simbolico, il colore come etica dell’accesso. Ne esce un Mendini intero, architetto e critico, designer e poeta, capace di allargare il campo del possibile più che occuparlo. Libro da tenere vicino al tavolo di lavoro: non per nostalgia, ma per ricordare che la forma può ancora essere un atto di gentile insubordinazione.
Stefano Casciani – Mendini
Rizzoli Libri, 2025
pag. 300, € 100
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