20 anni del festival ideato da un giornalista che porta la cultura sul Lago di Como

Si è appena chiusa la diciannovesima edizione di Zelbio cult. Nel frattempo, da settembre a dicembre il vicino comune di Bellano si prepara ad ospitare la rassegna il Bello dell’Orrido dal 27 settembre con l’intervento di Andrea Vitali

Correva l’anno 2006 quando con un gruppo di amici di infanzia il giornalista Armando Besio, per due decenni alle redini delle pagine culturali de La Repubblica a Milano, ideava il festival Zelbio cult, manifestazione che porta i libri, la letteratura e gli autori su quell’altro ramo del Lago di Como, come recita il claim, andando a incastonare gli incontri nel cosiddetto Triangolo Lariano. Nel frattempo, nel 2019, complice anche una illustre famiglia d’arte e un programma culturale a più ampio respiro, nasce fuori stagione la manifestazione “gemella” a Bellano Il Bello dell’orrido. In attesa che l’evento si apra (per proseguire con incontri e proiezioni cinematografiche fino a dicembre e nel 2026 fino a primavera) il prossimo 27 settembre con lo scrittore Andrea Vitali, abbiamo intervistato l’ideatore e fatto il punto su questa storia.

Intervista ad Armando Besio

Hai un rapporto speciale con il Lago di Como. Come è nato questo amore?
Mia madre era originaria di Zelbio, un paese di poco più di 200 abitanti, situato nel Triangolo Lariano, tra i due rami del Lago di Como. Poi una parte della famiglia si è spostata a Genova, mentre l’altra è emigrata in Sudamerica, ma abbiamo sempre intrattenuto rapporti intensi con questo territorio. Alcuni dei miei più cari amici di infanzia sono qui, li conosco da quando sono nati ed è con loro che ho ideato il festival…

Però sei cresciuto a Genova…
Sì, infatti. Ho studiato lettere con indirizzo Storia dell’Arte con Corrado Maltese, che considero il mio maestro insieme a Rossana Bossaglia e Grazia Marchianò. A studi conclusi ho aspettato che uscissero i concorsi alla Sopraintendenza per lavorare nei musei. Nel frattempo, invece ho vinto una borsa di studio di giornalismo e ho scoperto che mi piaceva moltissimo questo lavoro, cominciando poi a collaborare come Cronista con il Lavoro e il Secolo XIX, fino ad approdare a Roma alla redazione de Il Venerdì di Repubblica e poi per 20 anni a La Repubblica a Milano come responsabile delle pagine della cultura.

Nel 2006 hai ideato la rassegna Zelbio cult, a Zelbio, un appuntamento estivo che porta sul Lago di Como scrittori, intellettuali, opinionisti….
Come dicevo è una idea che è nata da un gruppo di amici che ha sempre trascorso lì delle estati divertenti. Organizziamo cene, tornei di ping pong e tennis, facciamo camminate sul lago, … lì c’è una vista strepitosa. Una sera chiacchierando sulla terrazza del bar del paese, qualcuno – non ricordo nemmeno chi – ha lanciato l’idea di arricchire l’estate con una manifestazione culturale. Era l’epoca dei festival, a Mantova c’era da poco il festival della letteratura.

Armando Besio
Armando Besio

Tu poi collaboravi con Milanesiana…
Esatto, con Elisabetta Sgarbi. Mi sono accorto che mi piaceva molto e mi divertivo ad intervistare gli autori e i contatti con il mio lavoro non mancavano. Nei primi tempi di Zelbiocult ho invitato amici come Andrea Vitali, Flavio Caroli, Marco Balzano, persone che sono venute in amicizia, con un di più di simpatia, diciamo e abbiamo organizzato il tutto facendo più che altro volontariato. Successivamente abbiamo invece strutturato meglio la manifestazione e da lì è entrata Silvia Introzzi che è una colonna portante del festival.

Sulla stessa falsariga nasce poi, in autunno e nel 2019, il Bello dell’Orrido, a Bellano. Quale la storia di questo appuntamento e come si differenzia dal primo?
Conoscevo da tempo la famiglia Vitali che aveva partecipato alle serate di Zelbio. A un certo punto mi hanno contattato Sara, Paola e l’artista Velasco Vitali, figli del pittore di Bellano Giancarlo Vitali, per creare un festival analogo a Zelbio, sullo stesso modello, semplice e conviviale, immergendo l’autore nello spirito del luogo, organizzandolo però fuori stagione, nel momento in cui i turisti vanno via. Cominciamo a settembre e andiamo avanti fino a maggio. E quando riusciamo organizziamo anche una serata di proiezioni con film che intrattengono un rapporto di contenuto con il libro che presentiamo. È un progetto che fa parte di un programma più ampio, ideato insieme al sindaco, Antonio Rusconi e al Comune, che ha l’obiettivo di portare una maggiore attenzione sul territorio attraverso l’arte e che oggi si realizza attraverso il BAC (Bellano Arte e Cultura).

Spiegaci meglio…
A coordinarlo è Chiara Gatti, anche direttrice del MAN di Nuoro e con la quale ho lavorato tantissimi anni a La Repubblica. Propone itinerari che valorizzano il territorio, valorizzando tra gli altri la figura di Giancarlo Vitali e la sua storia straordinaria. Pittore, figlio di pescatori, è morto a 90 anni dopo aver conosciuto la fama per la sua arte a 50 dopo essere stato scoperto da Giovanni Testori che ne scrisse sul Corriere della Sera dando lustro, fama e attirando l’interesse dei collezionisti sulla sua opera. A lui è dedicato un museo da poco inaugurato a Bellano.

Hai visto dei cambiamenti in questi territori?
A Zelbio si è creato uno zoccolo duro di appassionati. Gli incontri hanno una capienza di 150 persone, spesso sono villeggianti o residenti, ma molte persone vengono da fuori. Il modello piace e la stampa locale ci supporta molto. La cosa non è scontata dal momento che sul Lago di Como succede di tutto. In ogni caso non si può pensare che un festival cambi l’identità di un luogo. Il problema sta più che altro fuori stagione, momento in cui tutti i paesi molto affollati dal turismo, tendono poi a spopolarsi, anche se la presenza di una fabbrica come la Enervit rende più fortunato questo territorio. L’orrido di Bellano, la cui fama è stata rilanciata attraverso una buona operazione di comunicazione, ha invece negli ultimi sette anni attratto un pubblico importante, passando da 20mila a 220mila visitatori all’anno.

Nel corso delle molte edizioni di quelli che ormai sono due momenti consolidati della scena culturale si sono susseguiti diversi autori, temi e occasioni. Ricordi dei momenti in particolare?
A Zelbio ho invitato anni fa l’attrice Arianna Scommegna, che ha recitato la Cleopatràs, un’opera molto drammatica di Testori scritta nel suo linguaggio strano, tra italiano, francese e linguaggio locale. Ho pensato a questo monologo perché Testori è nato a Sormani che confina con Zelbio, e dunque al di là della bellezza del testo c’era anche un motivo identitario. In quella occasione ho invitato anche il Sindaco di Sormano, ma non sapevo come sarebbe andata la serata. 
Alla fine, c’è stato un applauso pazzesco e il Sindaco avvicinandosi alla Scommegna le ha detto: “Signora, non ci ho capito niente ma mi sono emozionato da matti!”.  Lì ho capito che si poteva alzare l’asticella e che non era necessario portare a Zelbio gente già famosa. Cerco, quindi, di esplorare la dimensione dei personaggi che non hanno grande fama, ma grandi qualità per farla scoprire al pubblico. 

Hai un sogno nel cassetto per Bellano e Zelbio?
Cerco di farmi trascinare dalle suggestioni che incontro nel corso dell’anno per costruire una ipotesi di scaletta. La scorsa estate abbiamo avuto ad esempio Ben Pastor che ha pubblicato una sorta di sequel de I promessi sposi di Manzoni, uno dei miei grandi amori, e ho subito colto l’occasione per averla a Zelbio. Ma tutto è nato da un mese all’altro, in maniera quasi casuale, sfociando in un evento davvero interessante. Certo, se proprio devo esprimere un desiderio, mi piacerebbe avere qui Michele Serra

Santa Nastro

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Santa Nastro

Santa Nastro

Santa Nastro è nata a Napoli nel 1981. Laureata in Storia dell'Arte presso l'Università di Bologna con una tesi su Francesco Arcangeli, è critico d'arte, giornalista e comunicatore. Attualmente è vicedirettore di Artribune. Dal 2015 è Responsabile della Comunicazione di…

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