Avete mai avuto la “notizia addosso”? T-post è la prima rivista indossabile

A cavallo tra il mondo del fashion design e quello dell’editoria, questo originale brand svedese stampa articoli, approfondimenti e notizie su t-shirt e abbigliamento, mettendo ogni mese un nuovo numero in vendita e in tiratura limitata. Ecco come acquistarne “una copia”

Credits T Post
Credits T Post

È possibile “indossare una notizia”? Sì, secondo il brand svedese T-post, realizzato come un autentico crossover tra l’ambito dell’editoria e quello del fashion. Dal 2004 questo marchio stampa notizie e approfondimenti dal mondo dell’arte e della cultura su magliette che vengono messe in vendita periodicamente, funzionando in questo senso come news indossabili. Un’idea originale, che può sembrare bizzarra, ma che si propone in realtà come una risposta creativa a un mondo – quello dell’editoria e della tradizionale carta stampata – messo in crisi dalle nuove dinamiche globali. “L’idea di T-post è nata dopo un’accesa discussione sull’opportunità o meno di dare una nuova vita alla rivista classica, combinandola con qualcosa di completamente diverso”, spiega il fondatore Peter Lundgren. “Abbiamo iniziato regalando i nostri primi capi a 5 iscritti, ovvero il nostro staff. Da lì la voce ha cominciato a diffondersi e oggi inviamo le nostre magliette agli abbonati in oltre 50 paesi”.

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T-POST: COME FUNZIONA LA PRIMA RIVISTA INDOSSABILE

Come per qualsiasi altra rivista, è possibile abbonarsi. Anzi, in questo caso iscriversi al servizio è obbligatorio, con un costo di 35 euro per ogni maglia (una al mese) e la possibilità di ricevere uno sconto sullo shop e acquistare un capo delle edizioni passate. E come quando si va in edicola e le copie del giornale sono a numero limitato, per garantire l’esclusività del marchio T-post non consente a più di 2000 abbonati di essere attivi nello stesso momento, gestendo eventuali richieste in surplus tramite delle liste di attesa. “Una storia di T-post può consistere in un’intervista approfondita con qualcuno che riteniamo interessante (come Ricky Powell o Eric HAZE), o in una storia su come è cambiato il modo di lavorare, o su come l’unico modo per essere veramente cool oggi sia uscire nella natura, dove nessuno può vederti”, spiegano ancora da T-post, che nel frattempo ha collaborato con importanti brand come Alife e Staple, nonché organizzazioni come TEDx e RMH (Respect My Hustle) e continua a curare molti progetti avvalendosi del supporto e della creatività di soggetti esterni. “In tutte le nostre storie tendiamo a riflettere apertamente su ciò che sta accadendo intorno a noi in un momento in cui tutto si muove molto velocemente, dato che nella nostra società non ci prendiamo quasi mai il tempo per farlo”, concludono. “Insomma, raccontiamo una fetta del nostro mondo così come lo vediamo”.

– Giulia Ronchi

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Giulia Ronchi
Giulia Ronchi è nata a Pesaro nel 1991. È laureata in Scienze dei Beni Culturali all’Università Cattolica di Milano e in Visual Cultures e Pratiche curatoriali presso l’Accademia di Brera. È stata tra i fondatori del gruppo curatoriale OUT44, organizzando mostre e workshop con artisti emergenti del panorama milanese. Ha curato il progetto Dissuasori Mobili, presso il festival di video arte “XXXFuoriFestival” di Pesaro. Ha collaborato con le riviste Exibart e Artslife, recensendo mostre e intervistando personalità di spicco dell’arte. Ha collaborato con le testate femminili Elle, Elle Decor, Marie Claire e il maschile Esquire scrivendo di arte, cultura, lifestyle, femminismo e storie di donne.