Vita o teatro? L’opera d’arte totale della scrittopittrice Charlotte Salomon

Il poema visivo di Charlotte Salomon intitolato “Vita? O teatro?” raggiunge gli scaffali delle librerie italiane nella preziosa edizione pubblicata da Castelvecchi.

Charlotte Salomon ‒ Vita? O teatro? (Castelvecchi Editore, Roma 2019)
Charlotte Salomon ‒ Vita? O teatro? (Castelvecchi Editore, Roma 2019)

Anche a distanza di tempo, la vita e l’opera di Charlotte Salomon (Berlino, 1917 – Auschwitz, 1943) restano al centro di un’attenzione pubblica e storico-artistica che non smette di stupirsi di fronte a tanta introspezione, a tanto tessuto autobiografico e a tante oscillazioni di campo legate al reale o al fantastico, a brani intimi e a una complessità linguistica che accorpa pionieristicamente il mondo della pittura a quello della scrittura.
Stipata per molto tempo in un cassetto sicuro della memoria (e forse sarebbe meglio dire in un cassetto oscuro del tempo), almeno fino a quando Willem Sandberg non organizza allo Stedelijk di Amsterdam una prima mostra retrospettiva alla quale seguono importanti tappe internazionali e non ultima la scelta di Carolyn Christov-Bakargiev che la inserisce nel 2012 alla sua Documenta di Kassel sancendo, come ricorda Joel Cahen (direttrice del Jewish Historical Museum di Amsterdam), “la sua entrata definitiva nel mondo dell’arte moderna”, l’opera di Salomon trova finalmente una veste italiana con la traduzione integrale del suo impareggiabile poema visivo, Vita? O teatro?, il volume illustrato con cofanetto edito da Castelvecchi. Dopo una prima trasposizione in francese (è da questa che Massimo De Pascale ha svolto la sua puntuale traduzione) voluta nel 2015 dall’editore Le Tripode, Leben oder Theater? Ein Autobiographisches Singspiel in 769 Bildern (uscito soltanto all’indomani del film Charlotte per le edizioni Gary Schwartz) arriva infatti sugli scaffali delle librerie italiane in un’edizione elegante e brillante che lascia gustare appieno non solo una narrazione visiva che richiama alla memoria il migliore espressionismo tedesco, ma anche una gustosa scrittura guidata via via dall’aria di Wir winden dir den Jungfernkranz (Weber), da quella di Am Weihnachtsbaum die Lichter brennen (Kletke) o da quella di Das Wandern ist des Müllers Lust (Pernter).

In questo lungo e luminoso poema che succhia gli occhi del lettore a suon di tamburelli, Charlotte Salomon racconta e illustra se stessa”.

Sin dal Preludio – questa opera d’arte totale che coincide con la vita stessa dell’artista è concepita come una composizione lirica suddivisa in atti, come un Singspiel (genere di teatro musicale austriaco e tedesco) – il lettore è rapito da un vortice di immagini dove le lettere alfabetiche e le parole si rincorrono per tessere insieme ritornelli, timbri ritmici e cromatici, accordi e raccordi sonori. In questo lungo e luminoso poema che succhia gli occhi del lettore a suon di tamburelli, Charlotte Salomon racconta e illustra se stessa: è nella sua stanza, è una bambina indispettita dai modelli rigidi dell’educazione (“la signorina Stargard dice che Charlotte è la creatura più maleducata del mondo e che lei non ne può più”), è a scuola (“la sua migliore amica è Hilde”), è studentessa all’accademia di belle arti (“solo chi osa, può vincere. Solo chi osa, può incominciare”), è innamorata (“la lettera di lui l’ha resa euforica e davvero orgogliosa che qualcuno la ritenga degna di dedicarle i propri pensieri”), è tra feste e matrimoni e viaggi (“Roma aeterna città divina. Nel fulgore della redenzione sentiamo ancora la tua forza”), è nel periodo più buio della storia umana (“morte agli ebrei! Prendete tutto quello che potete!”): sul retro della pagina 42, la frase Wir winden dir den Jungfernkranz mit veilchenblauer Seide (per te intrecciamo la corona verginale di seta violetta) è scritta come fosse un serpente sinuoso o una sciarpa di raso che voltola nel vento.
Nelle tante immagini e parole che si susseguono, Salomon ha il dono raro di sciogliere i nodi temporali, di snodare e slegare le estremità dello spazio e di indurci in una vita quotidiana che si fa sogno in un sogno. “E vide, come in un sogno a occhi aperti, tutta la bellezza che la circondava, vide il mare, avvertì il sole, e comprese: doveva per qualche tempo svanire dal piano umano e fare ogni sacrificio per ricreare, partendo dalle profondità del suo essere, il proprio mondo. E da questo è nato: Vita o teatro??? Vita? o Teatro?”.

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Antonello Tolve

Charlotte Salomon ‒ Vita? O teatro?
Castelvecchi Editore, Roma 2019
Pagg. 820, € 115
ISBN 9788832824513
www.castelvecchieditore.com

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AutoreCharlotte Salomon
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Antonello Tolve
Antonello Tolve (Melfi, 1977) è titolare di Pedagogia e Didattica dell’Arte all’Accademia Albertina di Torino. Ph.D in Metodi e metodologie della ricerca archeologica e storico artistica (Università di Salerno), è stato visiting professor in diverse università come la Mimar Sinan Güzel Sanatlar Üniversitesi, la Beǐjin̄g Yuy̌ań Daxué, l’Universitatea de Arta si Design de Cluj-Napoca e la Universidad Central de Venezuela. Critico d’arte e curatore, è stato commissario in diverse giurie internazionali. Tra i suoi libri si ricordano “Gillo Dorfles. Arte e critica d’arte nel secondo Novecento” (La Città del Sole, 2011), “ABOrigine. L’arte della critica d’arte” (PostmediaBooks, 2012), “Ubiquità. Arte e critica d’arte nell’epoca del policentrismo planetario” (Quodlibet, 2013), “La linea socratica dell’arte contemporanea. Antropologia Pedagogia Creatività” (Quodlibet, 2016), “Istruzione e catastrofe. pedagogia e didattica dell’arte nell’epoca dell’analfabetismo strumentale” (Kappabit, 2019), “Me, myself and I. Arte e vetrinizzazione sociale ovvero il mondo magico del selfie” (Castelvecchi, 2019), “Atmosfera. Atteggiamenti climatici nell’arte d’oggi” (Mimesis, 2019). Ha curato con Stefania Zuliani il volume di Filiberto Menna, “Cronache dagli anni settanta. Arte e critica d'arte 1970-1980” (Quodlibet, 2017) e, con S. Brunetti, “Il sistema degli artisti. Collezione, conservazione, cura e didattica nella pratica artistica contemporanea” (Mimesis, 2019). Dal 2018 e Direttore della sede romana della Fondazione Filiberto e Bianca Menna e dal 2014 è curatore della Gaba.Mc – Galleria dell’Accademia di Belle Arti di Macerata.