Tutto Warhol. In un libro di critica

Finalmente possiamo leggere in italiano l’importante raccolta di saggi elaborata dal collettivo di “October” dedicata all’artista americano Andy Warhol.

Grazie a Postmedia Books e alla pregevole linea editoriale curata da Gianni Romano, è disponibile per i lettori italiani Andy Warhol della serie October Files. Si tratta di una raccolta di saggi scritti tra il 1989 e il 1996 da Benjamin H.D. Buchloh, Thomas Crow, Hal Foster, Rosalind Krauss e Annette Michelson, impreziositi da un’intervista inedita del 1985 e dalla postfazione di Carla Subrizi.
Il testo originale è stato pubblicato nel 2001 e curato da Annette Michelson tenendo insieme temi e analisi che declinano con acutezza la straordinaria produzione dell’artista americano.

WARHOL SECONDO BENJAMIN BUCHLOH

Nel saggio di apertura, dal titolo emblematico L’arte unidimensionale di Andy Warhol (1956/1966), Buchloh indaga la fase di passaggio dell’artista dalla grafica pubblicitaria ai primi riconoscimenti nel mondo dell’arte americana con la mitica mostra da Ferus a Los Angeles, in cui espone le prime serie serigrafiche.
Buchloh scorge, in questi primi cicli, la compiutezza di un passaggio fondamentale che vede Andy Warhol (Pittsburgh, 1928 – New York, 1987) aprirsi a un’arte che da rappresentativa si fa poetica dell’immagine come qualcosa che non rinvia ad altro ma è, vive di vita autonoma facendosi visione di un mondo che deflagra sotto i colpi dell’american way of life.
La cosa più bella di Tokyo è McDonald’s, la cosa più bella di Firenze è McDonald’s. A Pechino e Mosca non c’è ancora nulla di bello”, dichiara l’artista agli albori della globalizzazione. Una nuova civiltà che ha creato “le condizioni in cui la cultura di massa e l’arte alta sono forzate in un abbraccio sempre più stretto […] Warhol promuove questo spostamento dall’inferno agli affari facendosi Factory/fabbrica, imprenditore”, afferma Bucloh.

Annette Michelson (a cura di) – Andy Warhol (Postmedia Books, Milano 2018)

Annette Michelson (a cura di) – Andy Warhol (Postmedia Books, Milano 2018)

WARHOL SECONDO HAL FOSTER

Un’opportuna traiettoria di lettura che viene rilanciata e drammatizzata da Hal Foster nel suo Death in America, in cui il critico americano analizza le famose serie di immagini realizzate da Warhol nei primi Anni Sessanta. Sotto l’accattivante superficie delle merci-feticcio è possibile scorgere la realtà della sofferenza e della morte creando una risonanza con la letteratura di James Ballard e in particolare con il romanzo del 1970 La mostra delle atrocità.
Non penso che l’arte debba essere destinata a pochi eletti. Penso sia da destinarsi alla massa degli americani”, dichiara Warhol nel 1967. Ma come si affronta questo compito nella società del consumo? Warhol non soltanto evoca ma incarna il soggetto di massa nel suo ruolo di testimone: una qualità non neutrale ma erotica, la definisce Foster, ed è particolarmente evidente sia nel cinema dell’artista che nel culto della celebrità. Why I want to fuck Ronald Reagan del 1967 è l’opera più esplicita in questa direzione.

WARHOL SECONDO ANNETTE MICHELSON

Anche Annette Michelson riprende questa prospettiva erotica, mettendo al centro il corpo nella produzione cinematografica di Warhol. Un corpo che non deve sedurre ma che si muove su un territorio fragile e in una durata infinita, che lo sottrae alla frammentazione parziale della società dello spettacolo, rendendolo vero e paradossalmente incorporeo, evanescente e libero.

– Marco Petroni

Annette Michelson (a cura di) – Andy Warhol
Postmedia Books, Milano 2018
Pagg. 196, € 19
ISBN 9788874902156
www.postmediabooks.it

Articolo pubblicato su Artribune Magazine #46

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Marco Petroni

Marco Petroni

Marco Petroni, teorico e critico del design. Ha collaborato con La Repubblica Bari, ha diretto le riviste Design Plaza, Casamiadecor, ha curato la rubrica Sud su Abitare.it, è stato redattore di FlashArt. Collabora con l'edizione online di Domus. Curatore senior…

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