A Kyoto uno storico centro culturale si è trasformato in boutique hotel

Nella primavera 2026 aprirà l’Imperial Hotel Kyoto, insediandosi in un edificio di interesse storico e architettonico a Gion, il quartiere delle geisha. Tanti i legami con l’omonima struttura alberghiera di Tokyo, disegnata da Wright e demolita più di cinquant’anni fa

In un Paese come il Giappone abituato a brevi cicli di vita degli edifici, il fatto che una struttura sfiori la quota dei novant’anni d’età potrebbe destare una certa sorpresa. Proprio questo è il destino dello Yasaka Kaikan di Kyoto, un ex teatro e centro comunitario risalente al 1936 progettato dall’architetto Tokusaburo Kimura nel quartiere di Gion, globalmente conosciuto come il “geisha district” dell’antica capitale nipponica. 

La sua sopravvivenza ai processi di demolizione che hanno fin qui caratterizzato l’approccio edilizio nipponico – ma qualcosa sta cambiando su questo specifico fronte – si deve in larga parte al suo riconosciuto pregio architettonico (non a caso rientra tra i “beni culturali tangibili” a livello nazionale) e forse anche alla sua strategica collocazione. Non c’è dubbio, però, che un concreto contributo sia stato anche offerto dalla capacità dimostrata in termini di resistenza, nel corso dei decenni, alla nota sismicità locale. Un mix di circostanze, insomma, che ha posto le basi per intraprendere una trasformazione funzionale dell’immobile in linea con i nostri tempi. Da punto di riferimento culturale di Kyoto diventerà infatti un boutique hotel; a gestirlo sarà il brand giapponese sinonimo per eccellenza di ospitalità di lusso, fondato nel 1890 come foresteria di stato.

A Kyoto un ex teatro riapre nel 2026 come Imperial Hotel

L’operazione di ristrutturazione in questione si deve infatti alla società Imperial Hotel, un nome che a molti suonerà familiare. Si tratta, in effetti, della medesima realtà aziendale che poco più di un secolo fa affidò all’architetto statunitense Frank Lloyd Wright la progettazione dell’omonimo (e celeberrimo, benché ormai invisibile) albergo a Tokyo. Un immobile che, a differenza dello Yasaka Kaikan di Kyoto, nel 1967 fu demolito e quindi sostituito. Non restò in attività neppure 45 anni, ma tanto è bastato per assicurargli un’inscalfibile notorietà. Sviluppato su sette piani, con 55 camere e varie suite, spa, piscina e centro fitness, ed un’esclusiva offerta per “raffinate esperienze culinarie”, il nascente Imperial Hotel di Kyoto accoglierà i primi ospiti dalla primavera 2026. Con la sua apertura, il marchio alberghiero giapponese taglierà il traguardo dei 135 anni di storia dotandosi della sua quarta struttura; andrà a sommarsi a quelle presenti a Tokyo, Osaka e Kamikochi.

Imperial Hotel, Kyoto Tile Reuse credit Obayashi Corporation
Imperial Hotel, Kyoto Tile Reuse credit Obayashi Corporation

Un nuovo boutique hotel nella sempre più frequentata Kyoto

Non c’è dubbio che si tratti di “una proprietà unica” come evidenziato da Reiko Sakata, direttrice generale dell’hotel nominata lo scorso aprile. “Nel rispetto della ricca storia di questo luogo, la mia missione è garantire un soggiorno che non solo sia di qualità eccezionale, ma che lasci anche un calore duraturo nel cuore dei nostri ospiti” ha aggiunto. In una fase storica in cui si dibatte sulla reale capacità del Giappone (e dei giapponesi) di sostenere flussi turistici sempre più intensi, nonostante l’incremento del settore rifletta una precisa e pianificata strategia di rilancio economico, l’Imperial Hotel di Kyoto promette di fare la propria parte per “mitigare al contempo il degrado ambientale e il sovraffollamento attraverso pratiche sostenibili”. È interessante, intanto, notare come nel processo di recupero di questo luogo, considerato un punto di riferimento per la comunità locale, si sia scelto di adottare numerose accortezze, sostenendo il tessuto artigianale e le maestranze di Kyoto.

The Imperial Hotel, Kyoto Renovation Area credit New Material Research Laboratory
The Imperial Hotel, Kyoto Renovation Area credit New Material Research Laboratory

Il legame con l’Imperial Hotel di Tokyo progettato da Frank Lloyd Wright

L’esempio probabilmente più rilevante in tal senso riguarda il coinvolgimento, nella ristrutturazione, della Obayashi Corporation, la stessa impresa edile giapponese che costruì lo Yasaka Kaikan negli Anni Trenta del Novecento. Perseguendo l’obiettivo di preservare i caratteri originari dell’immobile, almeno all’esterno, tutte le 16.387 piastrelle del rivestimento sono state mantenute anziché sostituite: un risultato reso possibile anche attraverso il ricorso a tradizionali tecniche di riuso. Esiste, infine, una sottile e affascinante linea che connette, fin dagli albori, la storia dell’albergo in progress nello Yasaka Kaikan di Kyoto con quella del fu Imperial Hotel di Tokyo, disegnato da Wright. Per entrambe le architetture venne infatti impiegata la terracotta prodotta a Tokoname (considerata la “capitale” giapponese per la produzione di ceramica) e gli artigiani che lavorarono al capolavoro di Wright contribuirono anche allo Yasaka Kaikan.

Valentina Silvestrini

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Valentina Silvestrini

Valentina Silvestrini

Dal 2016 coordina la sezione architettura di Artribune, piattaforma per la quale scrive da giugno 2012, occupandosi anche della scena culturale fiorentina. È cocuratrice della newsletter "ArtribuneRender", dedicata alla rigenerazione urbana a base culturale. Ha studiato architettura all’Università La Sapienza…

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