A Rotterdam apre il Fenix. Il grande museo d’arte sulle migrazioni

Il nuovo museo apre in un magazzino storico del 1923, su quel molo dove milioni di persone hanno iniziato una nuova vita. Come loro anche de Kooning, di cui è presenta una grande opera (delle cento ospitate)

Tra la fine dell’Ottocento e i primi decenni del Novecento, circa due milioni di persone (dei 400 milioni in tutto il continente) arrivarono al porto di Rotterdam, nei Paesi Bassi: obiettivo, Ellis Island. Venivano dalla Russia, dalla Polonia, dalla Germania e dall’Ucraina per fuggire, come sempre è stato nella storia dell’umanità, dalla guerra, dalle persecuzioni, dalla povertà. Nel corso del Novecento, quel numero non avrebbe fatto che crescere: per approdare negli Stati Uniti o in Canada, arrivavano dal Mediterraneo, dall’Africa, dall’Estremo Oriente. Non poteva che aprire qui, su questi moli – ancora i più importanti d’Europa, ma per il commercio – un grande  museo d’arte sulle migrazioni, il nascituro Fenix.

Fenix, il museo d’arte sulle migrazioni

A dimostrazione di come la migrazione sia un fenomeno senza tempo e universale, opponendosi non troppo velatamente al movimento di disumanizzazione e repressione violenta dei migranti che cresce a ogni latitudine, Fenix accoglie le opere di oltre cento artisti provenienti da cinque continenti in un magazzino storico restaurato del 1923. Questo spazio, che sarà inaugurato dalla regina olandese Máxima venerdì 16 maggio 2025, era noto al tempo come San Francisco Warehouse e si estendeva per 360 metri lungo la banchina, spiccando come il più grande magazzino di trasbordo del mondo.

Al suo interno, il museo si snoda su più piani: al piano terra troviamo Plein, una piazza urbana coperta di duemila metri quadri aperta a tutti, dove i programmi saranno co-creati dal basso con il museo stesso. Poi ci saranno diversi spazi di incontro, caffé, panetteria e gelateria, che, anticipano da Fenix, “raccontano storie di migrazione”. Al centro di tutto, il Tornado, opera-struttura alta trenta metri con due scale intrecciate che si snodano a spirale attraverso l’atrio e perforano il tetto in vetro per incontrarsi sulla terrazza panoramica. Come tutto il museo, il Tornado è opera del mega-studio cinese MAD Architects.

Kimsooja, Bottari Truck - Migrateurs, 2007, collection Fenix
Kimsooja, Bottari Truck – Migrateurs, 2007, collection Fenix

Le opere del nuovo museo Fenix

Tra le numerose le opere e installazioni presenti nel museo si spazia dall’inconfondibile The Bus dell’americano Red Grooms, tutto in tessuto e popolato di persone a grandezza naturale tra cui mescolarsi, si passa al famoso scatto dell’italiano Adrian PaciCentro di permanenza temporanea, dalla Peugeot 404 imbottita di fagotti Bottari Truck – Migrateurs dell’artista coreano Kimsooja fino alla grande The Suitcase Labyrinth, con duemila valigie donate da privati. Ognuna con la sua storia, ovviamente.

E poi c’è un dipinto, a cui il museo tiene particolarmente: Man in Wainscott di Willem de Kooning. Realizzata nel 1969 nel suo studio di East Hampton, all’estremità di Long Island, questa grande tela tende un filo tra la sua Olanda e l’America che lo accolse attraverso la luce dell’Oceano.

Red Grooms, The Bus, 1995, collection Fenix
Red Grooms, The Bus, 1995, collection Fenix

Il porto di Rotterdam e Willem de Kooning

E infatti, come tanti, anche Willem de Kooning (Rotterdam 1904 – New York, 1997) crebbe con il sogno dell’America. Lo zio lavorava per la Holland-America Line, quella stessa linea che ogni giorno trasportava al di là dell’Atlantico migliaia di persone, e gli raccontava storie d’oltreoceano. Dopo la scoperta del jazz e del Charleston, l’artista 22enne si decise: avrebbe lasciato Rotterdam e la sua Zaagmolenstraat alla volta di New York. Ancora non sapeva, in quel 18 luglio 1926 sul molo, che dopo la Seconda Guerra Mondiale sarebbe diventato un mito.

La storia di migrazione di De Kooning è tanto vivida quanto la sua opera”, spiega la direttrice di Fenix Anne Kremers, già manager della Chow Tai Fook Art Foundation e prima ancora direttrice di Villa Mondriaan. “Iniziò la sua vita in povertà a Nord di Rotterdam, si imbarcò su una nave quasi cento anni fa come clandestino senza un biglietto valido e finì come un artista di fama a New York. È quasi simbolico che questo dipinto dei suoi anni d’oro sarà ora esposto in modo permanente in un ex magazzino portuale della città che un tempo si era lasciato alle spalle”.

Giulia Giaume

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Giulia Giaume

Giulia Giaume

Amante della cultura in ogni sua forma, è divoratrice di libri, spettacoli, mostre e balletti. Laureata in Lettere Moderne, con una tesi sul Furioso, e in Scienze Storiche, indirizzo di Storia Contemporanea, ha frequentato l'VIII edizione del master di giornalismo…

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