Fort Alamo e il museo della discordia con la collezione di Phil Collins

Il musicista britannico, frontman dei Genesis, è un grande appassionato della Battaglia di Alamo. In primavera, nel luogo dell’evento leggendario, vedrà la luce il museo che espone i pezzi della sua collezione sul sanguinoso scontro. E se fossero falsi?

Marzo 2023. C’è finalmente una data per l’inaugurazione dello spazio espositivo texano progettato per ospitare la collezione di manufatti collegati alla battaglia di Alamo raccolti da Phil Collins – sì, proprio il frontman, già batterista, dei Genesis – qui nel ruolo di insospettabile appassionato del sanguinoso evento che nel 1836 vide le truppe messicane del Generale Antonio López de Santa Anna lanciare l’assalto alla missione francescana di Alamo, strappando una vittoria provvisoria nell’ambito della rivoluzione texana, vendicata solo un mese più tardi nella decisiva battaglia di San Jacinto. Sono queste le fasi cruciali del processo di indipendenza del Texas, che per un anno oppose il governo messicano ai coloni statunitensi stanziati nell’area di San Antonio, fino alla vittoria schiacciante del Generale Sam Houston, che portò alla nascita della Repubblica del Texas. Una guerra evocata a più riprese anche dal cinema, a partire dal western che della battaglia di Alamo porta il nome, per la regia di John Wayne (1960), che ha contribuito a rendere leggendarie le vicende degli indipendentisti texani.

Phil Collins a The Alamo. Photo Leland Freeman

Phil Collins a The Alamo nel 2014. Photo Leland Freeman

PHIL COLLINS E LA BATTAGLIA DI ALAMO

Tra gli estimatori di questa storia, la popstar britannica ha collezionato nel tempo più di quattrocento “reperti” riconducibili agli eventi di Alamo, donandoli nel 2014 allo Stato del Texas per sostenere un ambizioso progetto pubblico di musealizzazione dei luoghi della battaglia (oltre a Fort Alamo, anche le altre missioni francescane fondate nel XVIII secolo nell’area di San Antonio), che dal 2015 sono tutelati dall’Unesco come patrimonio dell’umanità. I quasi dieci anni trascorsi dall’inizio dell’iter per la realizzazione del nuovo sito museale, però, lasciano intuire le innumerevoli difficoltà incontrate dal progetto, direttamente collegate alla natura della collezione donata da Collins, che presenterebbe diversi falsi. L’artista inglese – che nel 2012 rivelò la sua passione per la Battaglia di Alamo nel libro The Alamo and Beyond: A Collector’s Journey – iniziò a collezionare oggetti e documenti relativi alla rivoluzione texana nei primi Anni Novanta, fino a riunire un mix di testimonianze presumibilmente rinvenute sul campo di battaglia e acquistate all’asta con reperti riportati alla luce durante campagne di scavo autofinanziate, prestando però fiducia a personaggi poco onesti, che potrebbero aver spacciato per autentici alcuni dei falsi oggi in collezione. A contestarne nero su bianco l’autenticità, nel 2021, sono stati gli autori del libro Forget the Alamo: The Rise and Fall of an American Myth.

Fort Alamo, San Antonio, Texas

Fort Alamo, San Antonio, Texas

FORT ALAMO E IL MUSEO DELLA DISCORDIA

Ma il ritardo sulla nascita dell’Alamo Collections Center – che debutterà in primavera in versione ridotta su progetto dello studio newyorkese Gensler, grazie a un investimento di 20 milioni di dollari – non è legato esclusivamente alle controversie sulla collezione. L’accusa per il governo del Texas è infatti quella di aver privilegiato la sistemazione del sito – che già riceve ogni anno oltre due milioni di visitatori, senza però offrire servizi all’altezza della situazione – rispetto al sistema sanitario locale, convogliando 400 milioni di dollari verso Fort Alamo e sfruttando la fama di Phil Collins e il clamore suscitato dalla sua collezione per agire indisturbato in tal senso, raccogliendo più facilmente finanziamenti pubblici e privati per l’operazione. È questo il clima che accoglierà, dopo molti anni di rinvii, il primo embrione del museo, atto a esibire solo una cinquantina dei pezzi della collezione. Entro il 2026, invece, dovrebbe essere completata la sistemazione del sito, con l’esordio della struttura definitiva che costerà 150 milioni di dollari. Collins, che stando agli accordi avrebbe potuto ritirare la donazione per i ripetuti ritardi incassati sin qui, ha scelto di proseguire insieme al Texas, appoggiato dal curatore della nascente exhibition hall Ernesto Rodriguez, che respinge ai mittenti tutte le perplessità sull’autenticità degli oggetti esposti. E non manca di ringraziare il musicista inglese che ha scelto di dimostrarsi “così generoso con Alamo e la gente del Texas”.

Livia Montagnoli

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