In Danimarca nasce il FLUGT un museo per ricordare i rifugiati tedeschi del 1945

Aprirà a Oksbøl la prossima estate e racconterà la storia dei rifugiati tedeschi in Danimarca dopo la Seconda Guerra Mondiale.

Ha ospitato 35.000 persone fra il 1945 e il 1948. È stata la quinta città della Danimarca per grandezza e abitanti. Ma era un campo profughi destinato ai cittadini tedeschi sfollati dalla Germania nord-orientale invasa dall’Armata Rossa. Adesso è diventato un museo, il FLUGT – Refugee Museum of Denmark, che aprirà al pubblico nel corso dell’estate, per conservare la memoria di quella tragica migrazione e per far riflettere sulle altrettanto tragiche migrazioni che ancora oggi sconvolgono il mondo.

Un rendering del nuovo FLUGT – Refugee Museum of Denmark. Courtesy BIG Bjarke Ingels Group

Un rendering del nuovo FLUGT – Refugee Museum of Denmark. Courtesy BIG Bjarke Ingels Group

IL MUSEO FLUGT A OKSBØL

Secondo Claus Kjeld Jensen, direttore del Museo, la storia dei rifugiati tedeschi in Danimarca dopo la Seconda guerra mondiale è sia una storia sul più grande flusso di rifugiati che la Danimarca abbia mai ricevuto, sia una storia di riconciliazione fra le nazioni. Nonostante l’occupazione nazista subita la Danimarca non esitò a dare rifugio ai civili tedeschi in fuga. Oksbøl, una cittadina situata 20 chilometri a nord-ovest di Esbjerg, ne accolse 35.000, accasandoli in un ex campo di addestramento militare. Migliaia di quei tedeschi riposano ancora oggi nella foresta di Aal Plantage, nel cimitero che sorse all’interno del campo, e che ancora oggi è visitato ogni anno da circa 20.000 loro connazionali, discendenti di quei profughi. Per questa ragione, ma anche in segno di riconoscenza, il governo tedesco ha donato circa 10 milioni di corone danesi per la creazione del Museo, e altre 750.000 le ha donate il governo federale dello Schleswig-Holstein. Al nuovissimo museo progettato da BIG – Bjarke Ingels Group il compito di conservare la memoria di questi eventi e di tramandarli alle generazioni future. 

Un rendering del nuovo FLUGT – Refugee Museum of Denmark. Courtesy BIG Bjarke Ingels Group

Un rendering del nuovo FLUGT – Refugee Museum of Denmark. Courtesy BIG Bjarke Ingels Group

IL MUSEO FLUGT CON L’ARCHITETTURA DI BJARKE INGELS

Il FLUGT occupa due ali dell’ex ospedale, che nel tempo dopo la chiusura del campo sono state utilizzate come centro di attività per gli obiettori di coscienza, come ostello della gioventù e come luogo di accoglienza temporanea per i rifugiati congolesi. L’intervento del Bjarke Ingels Group è consistito nelle conversazioni di questi due edifici in spazi museali, mantenendone le caratteristiche originarie (come le mura in mattoni rossi, le piccole finestre e i tetti di tegole rosse), e nella costruzione di un nuovo corpo, necessario per collegare le due ali pre-esistenti. La nuova struttura, dalla forma circolare, ha una superficie di 500 metri quadrati, e all’esterno è rivestita di acciaio Corten. All’interno, ha invece travi in legno e un cortile interno da cui prendere luce attraverso ampie vetrate; qui trovano posto il foyer, il guardaroba, la biglietteria e il bookshop, mentre gli spazi espositivi sono ospitati nelle due ali laterali, insieme a un cinema, una caffetteria, strutture didattiche e congressuali e un piccolo ristorante. 

Le sale ospiteranno mostre a carattere documentario, e sarà possibile visitare anche il cimitero e la foresta in cui sorgevano gli altri edifici del campo, come le abitazioni, la chiesa, le scuole, eccetera, oggi distrutti. 

LA STORIA DEI RIFUGIATI TEDESCHI IN DANIMARCA

Tra febbraio e maggio 1945, dopo una drammatica fuga, oltre 250.000 civili tedeschi arrivarono in Danimarca, incalzati dagli attacchi dell’Armata Rossa che aveva liberate la Prussia orientale e la Pomerania orientale e adesso avanzava decisa verso Berlino. La vendetta contro le violenze della Wehrmacht e delle SS non risparmiò i civili, che appunto furono costretti alla fuga. Ironia della sorte, fino al maggio del 1945 la Danimarca era sotto occupazione tedesca. Ma anche al termine della guerra, prevalse lo spirito umanitario e i civili tedeschi poterono rimanere sul suolo danese. 35.000 di loro furono destinati al campo appena fuori Oksbøl, che funzionò come una vera e propria cittadella, con una sua amministrazione e un suo corpo di vigilanza interno organizzato direttamente dai profughi, i quali avevano organizzato anche varie attività produttive, come una filanda e varie botteghe artigiane. Nonostante il campo fosse recintato con filo spinato e sorvegliato dalle truppe danesi, e i contatti con la popolazione locale fossero rarissimi, la vita all’interno scorreva in maniera accettabile, e i profughi avevano a disposizione un cinema, un teatro, alcune chiese, l’ospedale e diverse scuole. Il campo rimase attivo fino al 15 dicembre 1948, quando l’ultimo gruppo di profughi poté tornare in patria.

Niccolò Lucarelli

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Niccolò Lucarelli

Niccolò Lucarelli

Laureato in Studi Internazionali, è curatore, critico d’arte, di teatro e di jazz, e saggista di storia militare. Scrive su varie riviste di settore, cercando di fissare sulla pagina quella bellezza che, a ben guardare, ancora esiste nel mondo.

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