Il post colonialismo nell’arte. Una mostra a Parigi

L’opera dei surrealisti dialoga con i lavori di tredici artiste africane contemporanee nella mostra allestita al Musée d’art e d’histoire Paul Eluard di Saint-Denis. Una riflessione attorno alla pesante eredità del colonialismo attraverso lo sguardo degli artisti di ieri e di oggi.

In che modo il nostro sguardo sull’arte contemporanea africana è ancora influenzato dalle immagini veicolate dalla propaganda colonialista e dalle avanguardie degli inizi del XX secolo? A questa domanda, e a molte altre ancora, prova a dare risposta l’esposizione Un.e Air.e de famille, allestita fino al prossimo 8 novembre al Musée d’art e d’histoire Paul Eluard di Saint-Denis, curata da Anne Yanover e Farah Clémentine Dramani-Issifou.

LA MOSTRA A SAINT-DENIS

La mostra rientra nell’ambito della Stagione Africa2020, dedicata ai 54 Stati del continente africano con più di 200 eventi in tutta la Francia, nazione in cui il dibattito legato al post colonialismo è oggi particolarmente sentito. Impossibile comprendere, infatti, l’interesse rinnovato per le arti africane senza ritornare ai surrealisti, che detengono un posto fondamentale nella cristallizzazione estetica avvenuta nel XX secolo intorno alle opere plastiche africane. Importante è anche chiedersi quale sia, oggi, il punto di vista degli artisti africani su questa pesante eredità lasciata dal passato.
Le opere di Gavarni, Daumier, Jourdain, Effel entrano quindi in dialogo con le pratiche artistiche contemporanee di tredici artiste d’Africa. Laeïla Adjovi (Benin), Otobong Nkanga (Nigeria/Belgio), Yto Barrada (Marocco/Francia/Stati Uniti), Owanto (Gabon), Thania Petersen (Sudafrica), Euridice Zaituna Kala (Mozambico), solo per citarne alcune, mettono in campo pittura, disegno, video art, installazione, fotografia e suono.
Facendo dialogare opere storiche e contemporanee, si esplorano i temi del rapporto con l’altro, della memoria, delle cartografie, delle migrazioni o ancora della spiritualità e dell’impegno postcoloniale.

Pablo Picasso, Henri Martin, 1951, litografia su carta © Succession Picasso 2021 – Musée d’art et d’histoire Paul Eluard, Saint Denis. Photo I. Andréani

Pablo Picasso, Henri Martin, 1951, litografia su carta © Succession Picasso 2021 – Musée d’art et d’histoire Paul Eluard, Saint Denis. Photo I. Andréani

IL RUOLO DEI SURREALISTI

Come già accennato, l’interesse dei surrealisti per gli oggetti d’arte extra-occidentale ha contribuito a fissare in maniera duratura il nostro sguardo su quella che si definisce “arte africana”, con tutti gli stereotipi a essa connessi. Tuttavia, questi artisti furono anche i fautori delle prime prese di posizione anti-imperialiste, risalenti al 1925 nel corso della guerra del Rif e poi anche in occasione dell’esposizione coloniale del 1931. Quest’ultimo evento, tenutosi a Vincennes, accolse infatti circa 8 milioni di visitatori con l’obiettivo di mostrare in modo spettacolare la potenza coloniale francese. I surrealisti si mobilitarono, allora, per denunciare la violenza dei rapporti di dominazione, che al tempo passavano sotto silenzio. Paul Eluard, André Breton, Yves Tanguy, ad esempio, redassero dei documenti da distribuire al pubblico e organizzarono una contro-esposizione, La verità sulle colonie, ideata insieme al Partito Comunista. Due decenni dopo questi accadimenti, ritroviamo lo stesso spirito e gli stessi intenti nella lotta di Picasso, Léger e Sartre.

Owanto, Flowers II (La Jeune fille à la Fleur), 2019, stampa UV su alluminio, fiore in porcellana © Owanto, 2019. Courtesy of Owanto Studio

Owanto, Flowers II (La Jeune fille à la Fleur), 2019, stampa UV su alluminio, fiore in porcellana © Owanto, 2019. Courtesy of Owanto Studio

IL RUOLO DELLE ARTISTE AFRICANE

Alle lotte di ieri rispondono quelle delle artiste di oggi, soprattutto quelle a cui la mostra dà voce: a lungo invisibili, le donne hanno infatti giocato, e ancora giocano, un ruolo essenziale nei combattimenti politici.
Nella sua video-installazione No, Nadia Kaabi-Linke filma, in una chiesa anglicana, dei cittadini tunisini sottoposti a un classico interrogatorio che precede il rilascio della visa britannica.  La loro risposta, a delle domande al limite dell’offesa e della denigrazione, è un “no” all’unisono, come se stessero rispondendo al prete sull’altare.
La scoperta di fotografie d’epoca, che rappresentano delle ragazzine durante le cerimonie legate alla circoncisione, è invece all’origine della serie Flowers e dell’opera sonora One Thousand Voices di Owanto. L’artista cura le ferite fisiche delle giovani adolescenti apponendo un fiore che maschera una parte dell’immagine, trasformandola poeticamente.
Con delicatezza e determinazione, le artiste africane provano a rompere dei tabù e soprattutto il silenzio legato a tante tematiche ancora oggi taciute, rivendicando il loro posto all’interno della società e della scena artistica mondiale. Ma è l’Africa stessa che a sua volta tenta di liberarsi dagli stereotipi e dai preconcetti del suo passato coloniale, provando a svincolarsi da una visione di sé legata a un Occidente che ha smesso di esistere da un pezzo.

Arianna Piccolo

Saint-Denis // fino all’8 novembre 2021
Un.e Air.e de famille
MUSÉE D’ART E D’HISTOIRE PAUL ELUARD
22 bis rue Gabriel Péri
musee-saint-denis.com

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Arianna Piccolo

Arianna Piccolo

Storico dell’arte e giornalista, vive tra Parigi, Napoli e Roma seguendo il ritmo dei vari impegni lavorativi e di studio. Dopo la laurea Magistrale in Storia dell’arte, intraprende il percorso giornalistico, attraverso TV, web e carta stampata, curando l’ufficio stampa…

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