Arte e tecnologia al servizio dell’ambiente. Una mostra in Germania

Intervista a Milena Mercer, curatrice della mostra allestita al Kunstpalais di Erlangen, in Germania, e incentrata sull’attualissimo legame fra arte e tecnologia.

Si è aperta al Kunstpalais di Erlangen Survival of the Fittest. Nature and High Tech in Contemporary Art, una mostra collettiva che fa il punto sulla sensibilità dell’arte in materia di protezione ambientale e cambiamenti climatici che pongono a rischio la sopravvivenza dell’umanità. La curatrice Milena Mercer ci racconta il progetto e condivide con i lettori alcune considerazioni sul rapporto fra arte e tecnologia.

Mostre del genere sono utili per lanciare messaggi. Le ritiene anche strumenti capaci incidere sulla mentalità collettiva, sulla nascita di comportamenti virtuosi verso l’ambiente?
Le mostre sono una parte importante del discorso pubblico. Ma non credo che una collettiva debba avere un’unica narrativa. Con Survival of the Fittest, ad esempio, ho pensato che non avrebbe avuto senso organizzare una mostra sui problemi ambientali e sui cambiamenti climatici. Ci pensa già la scienza.

Che ruolo ha allora la mostra?
Si concentra sul rapporto fra natura e tecnologia, perché alcuni lodano il progresso tecnologico e lo vedono come parte della soluzione, mentre altri credono che stia causando più problemi di quanti ne risolva. Mi piace pensare alle mostre come a campi discorsivi e alle opere come pietre angolari che possono essere vicine o distanti tra loro.

Al di là di un possibile coinvolgimento attivo, come reagisce il pubblico visitando mostre del genere?
Il risultato più grande è se una mostra fa riflettere le persone. Tutte le nuove informazioni e gli input delle opere d’arte sono un mezzo affinché i visitatori possano prendere una decisione e formarsi un’opinione. Mi piace molto la parola “agenzia”, che non ha una traduzione ideale in tedesco. Sarebbe bello se le persone che hanno visitato la mostra si sentissero più in grado di esprimere la propria opinione in seguito. Credo che l’arte sia una disciplina filosofica, intellettuale e creativa con le sue qualità uniche. Differisce da un saggio scritto. Il supporto con cui viene consegnato un messaggio si aggiunge al suo contenuto.

Simon Denny, Caterpillar Biometric worker fatigue monitoring smartband Extractor pop display, 2019. Courtesy of the artist & Galerie Buchholz. Photo Jesse Hunniford MONA

Simon Denny, Caterpillar Biometric worker fatigue monitoring smartband Extractor pop display, 2019. Courtesy of the artist & Galerie Buchholz. Photo Jesse Hunniford MONA

Quale criterio ha scelto per selezionare gli artisti di questa collettiva?
Di solito mi viene in mente un concept espositivo guardando molta arte. Visito fiere d’arte, biennali, mostre, college e studi di artisti. Anche Instagram e altri social media sono ottimi modi per scoprire nuove opere. Quindi scrivo un concept, ne discuto con i miei colleghi e i miei amici e il pool di possibili lavori cresce.

Potrebbe esserci il rischio che un eccesso di tecnologia, in futuro, possa indebolire quell’impulso creativo che da sempre è alla base dell’arte?
Credo proprio di no. L’arte e gli artisti si evolvono con i nuovi media che hanno a disposizione nelle varie epoche. Il progresso tecnologico offre sempre nuove possibilità agli artisti e di solito sono tra i primi ad abbracciarlo, analizzarlo, criticarlo o riassemblarlo con entusiasmo. Guarda tutte le grandi opere d’arte che sono state create negli ultimi anni usando Realtà Virtuale, Realtà Aumentata, droni o supercomputer.

Più in generale, crede siano emerse o possano emergere delle problematiche nel rapporto fra arte e tecnologia?
Non credo siano emerse problematiche del genere. Gli artisti utilizzano differenti mezzi espressivi, e la tecnologia, molto semplicemente, è soltanto un’opzione fra le varie tipologie di linguaggio artistico.

Quali Paesi o aree geografiche le sembra stiano sviluppando, con i loro artisti, le ricerche più interessanti nell’ambito del dialogo arte-tecnologia?
Come altri settori dell’esistenza umana, anche il mondo dell’arte è sempre più interessato dall’ampliamento della rete di connessioni fra i vari attori. Quindi non direi che ci siano Paesi n cui questo tipo di ricerca sia più sviluppata rispetto ad altri; quello che ho trovato interessante durante la preparazione della mostra è stato vedere quanti artisti appassionati di tecnologia lavorino collettivamente e a livello transnazionale. Delle dieci opere in mostra, ben sei sono state realizzate da collettivi “multietnici”.

Niccolò Lucarelli

Erlangen // fino al 24 maggio 2020
Survival of the Fittest
KUNSTPALAIS
Marktplatz 1
https://www.kunstpalais.de

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Niccolò Lucarelli

Niccolò Lucarelli

Laureato in Studi Internazionali, è curatore, critico d’arte, di teatro e di jazz, e saggista di storia militare. Scrive su varie riviste di settore, cercando di fissare sulla pagina quella bellezza che, a ben guardare, ancora esiste nel mondo.

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