Gli alberi del Kenroku-en a Kanazawa: landscape design in Giappone

Che fa un occidentale quando vede un tronco d’albero o un ramo che mostrano difficoltà a reggersi con le proprie forze? Ecco i giapponesi non lo fanno: non tagliano nulla, perché ragionano in un altro modo. Il reportage di Aldo Premoli sui giardini del Giappone

Chi viaggia per il Giappone fuori dai percorsi più battuti se ne rende immediatamente conto. Sulle colline pini e bambù convivono in un paesaggio fiabesco: in pianura il colore tenue delle piantine di riso si affianca a quello inteso della soia. È un tappeto verde che invade tutto, dagli orti davanti a casa, alle scarpate che costeggiano l’autostrada. ll Kenroku-en è un giardino privato nella città di Kanazawa, appena più a nord di Tokyo ma sulla sponda occidentale dell’arcipelago giapponese. Nelle guide turistiche il Kenroku-en viene indicato come uno dei tre più giardini più belli dell’intero arcipelago giapponese, ma si tratta di una classifica insensata perché qui di giardini magnifici ce ne sono 1000 e di ogni genere. Il mio preferito ad esempio non è il celeberrimo giardino Zen del Ryoan-ji – fatto di sassi e pietre –  di Kyoto, ma il percorso semi-selvaggio che si sviluppa all’interno del Mitaki-dera situato sulle pendici delle colline che circondano Hiroshima; sempre che si possa definire giardino un sentiero in salita che incrocia 3 cascate d’acqua sorgiva nel giro di qualche centinaio di  metri.

Kenroku-en di Kanazawa. Ph. Aldo Premoli

Kenroku-en di Kanazawa. Ph. Aldo Premoli

IL GIARDINO DI KANAZAWA

Il Kenroku-en di Kanazawa in ogni caso è tutto tranne che un giardino selvaggio: comprende stagni di varia grandezza, una piccola diga che dà origine a ruscelli tortuosi, una cascatella, una fontana, molti piccoli ponti in pietra, qualche monumento e una quantità di lampade votive tutti posti lì ad esprime  volontà di potenza della famiglia Maeda, signori feudale del periodo Edo (XVII secolo) . Originariamente era stato concepito come il giardino esterno del castello di Kanazawa, posto sul pendio della collina su cui sorge la fortificazione. Nel 1759 prese fuoco: da quel momento ricostruzioni e migliorie sono state continue, fino a raggiungere il suo disegno attuale. Nel 1874 abolito il dominio feudale viene finalmente aperto al pubblico e da allora il Kenroku-en è  una meta turistica molto apprezzata in Giappone e si può visitarlo in qualsiasi stagione: qui vegetano 160 specie di piante e 8.200 alberi. Dal 1 novembre i giardinieri, sempre perfettamente abbigliati e accessoriati alla bisogna cominciano a costruire intorno ai rami dei pini più alti gli yukizuri (letteralmente “neve depositata”), strutture di corda fatte in modo che i rami di queste magnifiche sculture viventi non si rompano sotto il peso delle precipitazioni. È proprio questo l’aspetto stupefacente in fondo di tutti i giardini giapponesi. Che fa un occidentale quando vede un tronco d’albero o un ramo che mostrano difficoltà a reggersi con le proprie forze? Ecco i giapponesi non lo fanno: non tagliano nulla, perché ragionano in un altro modo.

I GIARDINI SECONDO I GIAPPONESI

La sequenza fotografica che ho ripreso con un telefonino qualsiasi al Kenrouku-en in agosto lo mostra con chiarezza. Estate o inverno, neve o sole gli alberi sono sorretti, bendati, accarezzati in mille modi, mai violati: sono sempre modi ingegnosi e delicati, sempre legno su legno. Il paesaggio come espressione dell’anima in Giappone ha una tradizione antichissima. La religione primigenia dell’arcipelago, lo shintoismo, è alla base delle composizioni floreali ikebana, dell’architettura tradizionale, ma detta anche il disegno di questi giardini che tendono a rappresentare la perfetta armonia con la natura. L’animismo non considera la divinità come essere trascendente, viceversa attribuisce proprietà spirituali a determinate realtà fisiche. Il panteismo (“Dio è Tutto” e “Tutto è Dio”) considera l’universo o la natura come equivalenti. Il Kenroku-en in Giappone è stato nominato sito di importanza nazionale per la sua bellezza paesaggistica nel 1985.

– Aldo Premoli

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Aldo Premoli

Aldo Premoli

Milanese di nascita, dopo un lungo periodo trascorso in Sicilia ora risiede a Cernobbio. Lunghi periodi li trascorre a New York, dove lavorano i suoi figli. Tra il 1989 e il 2000 dirige “L’Uomo Vogue”. Nel 2001 fonda Apstudio e…

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