Anche gli educatori museali hanno un codice ATECO. Un’intervista per capirne di più

Il nuovo codice ATECO è un passo in più nella strada del pieno riconoscimento professionale degli educatori museali. Ne parliamo con la presidentessa dell’Associazione Italiana Educatori Museali Marianna Di Rosa

L’associazione Associazione Italiana Educatori Museali ha recentemente raggiunto un importante traguardo. Nata nel 2021 per dar voce e mettere in rete i professionisti del settore, ha finalmente ottenuto il codice ATECO per questa professione. Abbiamo raggiunto la presidentessa Marianna Di Rosa per farci raccontare il loro percorso e i progetti futuri.

Intervista a Marianna Di Rosa

Vuoi presentarci l’AIEM e le sue attività?
AIEM nasce nel 2021 per dare voce a professionisti non rappresentati, creare una rete e una comunità di pratica. Vogliamo accrescere la consapevolezza su questa professione, distinguendola anche nel linguaggio pubblico – spesso ancora confusa con la “guida” – e tra le professioni educative e culturali, per co-costruire un lessico comune e percorsi formativi ad hoc. La rete ci consente di rappresentare la categoria ai tavoli istituzionali (ci stiamo muovendo verso un’attestazione di qualità ai sensi della L. 4/2013). La stessa scelta di definirci come “educatori museali” è per la maggior riconoscibilità, pur consapevoli che l’orizzonte oggi sia quello dell’educazione al patrimonio. Si tratta di un ruolo strategico non solo per i musei, ma per l’intero sistema culturale, perché connette ricerca, comunità e processi di apprendimento.

Seminario "La Ludodidactis per l'educazione al patrimonio" organizzato da AIEM
Seminario “La Ludodidactis per l’educazione al patrimonio” organizzato da AIEM

Come siete arrivati al traguardo del nuovo codice ATECO?
Il percorso è partito dal confronto con altre associazioni di categoria, con cui abbiamo discusso le attività comuni e distintive. Abbiamo promosso incontri, raccolto contributi e definito meglio i confini della professione. Su questa base si è avviata l’interlocuzione istituzionale, fino all’ottenimento del codice 85.52.02.

Quali i cambiamenti in positivo per la categoria?
Per la prima volta per i liberi professionisti esiste un inquadramento che corrisponde alle nostre attività, finalmente identificate con chiarezza. Ci auguriamo che questo veicoli un messaggio anche alle committenze: il nostro non è un ruolo meramente esecutivo con i pubblici, ma comprende ricerca, formazione, coprogettazione, valutazione e cooperazione con enti pubblici e privati.

Che azioni state predisponendo?
Stiamo diffondendo informazioni tra i professionisti perché adottino il codice, condizione essenziale per consolidarlo. Parallelamente dialoghiamo con istituzioni e reti culturali, per farne comprendere il valore. AIEM prosegue con attività formative e momenti di confronto per rafforzare il senso di comunità e rendere visibile la professione.

Qual è la situazione italiana?
Persistono criticità, in primis l’esternalizzazione dei servizi educativi nei luoghi della cultura, che ostacola crescita e scambio. Ma esistono anche segnali positivi: istituzioni e associazioni promuovono riflessioni teoriche e pratiche sull’educazione al patrimonio, e già dalla fine degli Anni Novanta, l’Italia ha posto le basi per integrare ambito educativo e culturale. Oggi è necessario rinnovare e consolidare queste sinergie, per sostenere i processi già in atto. Grazie anche alla nascita della rete AIEM, il dibattito ha trovato nuovi stimoli e l’ottenimento di un codice ATECO dedicato è parte di questo processo.

Annalisa Trasatti

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Annalisa Trasatti

Annalisa Trasatti

Sono laureata in Beni culturali con indirizzo storico artistico presso l'Università di Macerata con una tesi sul Panorama della didattica museale marchigiana. Scrivo di educazione museale e didattica dell'arte dal 2002. Dopo numerose esperienze di tirocinio presso i principali dipartimenti…

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