Musei, visitatori, incassi. Dati reali o fasulli?

Su tutti i giornali, la notizia è un incremento del 6%. Ma è un dato fasullo: l’aumento è del 5,42% e quindi, arrotondando, del 5%. Cambia poco, secondo voi? Eh no, cambia parecchio. Ecco perché.

L’ERA DEL DATAPORN
Eccoci di nuovo, o come direbbero Lillo e Greg, “a-rieccoci-back” alla tornata elettorale dei numeri d’assalto. Sparati come frecce al narcolettico nell’etere mediatico: numeri, numeri, numeri!
La matematica, sostiene un noto professore universitario di tale disciplina, “è un’opinione con obbligo di coerenza”, ergo quando questa coerenza manca, non è più matematica, non è linguaggio, non è altro che un simbolo che viene riempito di contenuto.
La nostra cara Italia dei beni culturali è il terreno di battaglia: vedo cifre abbattersi sul Colosseo e ridurne in cenere i restauri, cifre che cadono su Pompei, che di cenere invece ne ha già avuta abbastanza, e sulla Reggia di Caserta, sul Parco di Capodimonte, sulla Domus Aurea!
Vedo numeri che cadono dal cielo delle rilevazioni Istat, Mibact, da organi regionali, comunali, rionali, di quartiere.
Siamo ormai al dataporn: le virgole e il simbolo percentuale hanno ormai un effetto talmente elevato sul sistema nervoso centrale che basta mostrare quelle, e poi che importa se la storia è inesistente.

Il Colosseo illuminato di notte

Il Colosseo illuminato di notte

L’IMPORTANZA DEI DATI
Sui quotidiani nazionali, a lettere cubitali, il mondo della cultura inneggia al successo dei 43 milioni di visitatori nei musei statali. Sono contento. Il problema è che, da solo, “quarantatremilioni”, effetti fonetici a parte, non ha senso. Certo, un po’ è stato detto: +6% di visitatori rispetto all’anno precedente. Quasi “duemilioniemezzo” di visitatori in più.
Ora, si accoglie sempre con piacere un segno più nel nostro Paese. Ma è necessario, lo ripeto, necessario, che questo segno positivo sia messo in relazione a tutte le altre rilevazioni. La coerenza deve essere metodologica: i dati dovrebbero rispondere a un principio di realtà, e questo significa che tutte le grandi fonti di dati debbano perseguire metodologie comuni.
Per essere chiari, chi scrive è fermamente convinto che i dati siano la più grande risorsa di cui può disporre la cultura (si prega di evitare commenti su come la cultura sia qualcosa più di un dato: è superfluo, banale e fuori luogo). La cultura in Italia ha bisogno di dati per comprendersi, guardare ai meccanismi che regolano l’afflusso museale, quali categorie di persone sono entrate (età, gusti, se la stessa persona è andata a vedere de Chirico e una mostra d’arte contemporanea), se sono sempre le stesse persone che entrano nei musei (questo sarebbe compatibile con quanto pubblicato dall’Istat qualche tempo fa) ecc. ecc. ecc.

Reggia di Caserta

Reggia di Caserta

AUMENTI, TREND E ARROTONDAMENTI
Ma la cultura ha bisogno di dati, non di numeri. Allora guardiamo un po’ che utilizzo fa dei numeri il Governo, e parliamo dei dati del 2014 (presenti sul sito delle statistiche Mibact): il 2014 ha registrato, rispetto all’anno precedente un incremento del 6.038%, per un numero di visitatori pari a 40.744.763, contro i 38.424.587 dell’anno precedente.
Ora, stando a quanto emerge dalla nota diramata dal Mibact, i visitatori del 2015 sono stati pari a 42.953.137 e rispetto all’anno precedente registrano un aumento del 5,42%. Ora, il concetto di arrotondamento credo sia chiaro a tutti, ma per chi fosse del Ministero lo ripeto: con l’arrotondamento per difetto ci si limita a eliminare le cifre successive; con l’arrotondamento per eccesso, al risultato del troncamento si aggiunge una quantità pari a una unità dell’ultima cifra conservata. L’arrotondamento vero e proprio consiste nel prendere, tra i due valori precedenti, quello più prossimo al valore originale (fonte: Wikipedia).
Quindi l’aumento del 2014 è stato superiore a quello registrato nel 2015. Punto.
Ma questo non basta: perché il 2015 è stato l’anno dell’Expo e dell’Artbonus, delle Domeniche Gratuite, dei 500 euro ai maggiorenni!
Insomma, la cultura è diventata uno dei cavalli di battaglia del Governo, eppure, guardando i dati (e non i numeri), il 2015 ha registrato un calo tendenziale rispetto al trend di crescita dell’anno precedente, nonostante ci si aspetti aumenti in termini di visitatori stranieri (Expo, terrorismo in altre zone turistiche ecc. ecc. ecc.).

Il Cenacolo di Leonardo da Vinci

Il Cenacolo di Leonardo da Vinci

PARLIAMO DI SOLDI
Altro capitolo, quello degli introiti: perché, a differenza del 2014, non si sa se questa voce sia riferita agli introiti netti o a quelli lordi (vale a dire quelli che sono “al lordo della quota spettante al concessionario del servizio biglietteria, ove presente”).
Ma dato che, se i dati si riferissero agli introiti netti, l’aumento sarebbe del 38,36% (o del 40% se siete del Ministero) si tratta di introiti lordi, e quindi di dati ancora da elaborare.
Il discorso qui è rilevante anche perché nel 2014 i paganti erano meno che i gratuiti (rispettivamente 19.070.256 e 21.674.507) e quindi bisognerebbe avere sotto mano un file Excel (e non un pdf che costringe a ricopiare tutte le cifre) per comprendere dove sostanzialmente si è registrato l’aumento nel 2015. Non che un visitatore non pagante valga meno ma, di nuovo è aritmetica, se sono aumentati gli introiti e sono diminuiti i paganti, significa semplicemente che il prezzo dei biglietti è aumentato. Punto.

Stefano Monti

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Stefano Monti

Stefano Monti

Stefano Monti, partner Monti&Taft, è attivo in Italia e all’estero nelle attività di management, advisoring, sviluppo e posizionamento strategico, creazione di business model, consulenza economica e finanziaria, analisi di impatti economici e creazione di network di investimento. Da più di…

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