Given to fly. Architettura e arrampicata

Cosa accomuna i manutentori del Guggenheim di Bilbao al quartier generale della Salewa a Bolzano? Due elementi: l’architettura d’autore e l’arrampicata. E gli esempi sono anche altri. Eccone alcuni…

ARRAMPICARE A BILBAO
Nel film Gehry’s Vertigo della coppia Beka & Lemoine, l’architettura estrema del Guggenheim di Bilbao viene analizzata, sezionata, verificata passo dopo passo dal team di scalatori che con pazienza e destrezza fisica si occupano della manutenzione dell’edificio. Volteggiano, si contorcono a decine di metri di altezza per arrivare a pulire anche il più piccolo anfratto del museo. Con il corpo esplorano e vivono lo spazio: “Attraverso le loro tecniche e difficoltà, il film osserva la complessità e virtuosità dell’architettura di Frank Gehry”, come recita il claim.
Ai climber, maestri di arrampicata in tutte le sue numerose e diverse forme, spesso si rivolgono l’architettura e il design, per costruire luoghi artificiali capaci di richiamare l’atmosfera e le difficoltà di montagne e rocce. Luoghi come le palestre di arrampicata dove allenarsi, mettersi alla prova e gareggiare, in cui le necessità di modellazione dello spazio richieste dallo sport influenzano le forme architettoniche. O ambienti privati per appassionati o ossessionati, che a scalare non rinunciano nemmeno quando sono a casa o in ufficio.

SALEWA E GLI OLANDESI
Partiamo da uno degli spazi più suggestivi e scenografici, il quartier generale Salewa a Bolzano, progettato e realizzato da Park Associati e Cino Zucchi nel 2011. La palestra di arrampicata al suo interno è una delle maggiori d’Europa, con oltre 2.000 mq di superficie scalabile e 180 tracciati differenti, per ospitare fino a 250 persone. È pensata come una complessa macchina teatrale, una struttura scenica che include e si apre allo spazio esterno grazie a pareti mobili. Il rivestimento del complesso architettonico è una pelle in alluminio forato ed elettrocolorato che crea un gioco di riflessioni con le montagne circostanti, si illumina e scompare nel paesaggio.
Si sono spesso cimentati con l’arrampicata gli olandesi NL Architects. Tra i progetti recenti, lo Spordtgebouw di Dordrecht (2014), che contiene ben otto palestre utilizzate da altrettante scuole. Tra queste, la palestra di roccia diventa immagine chiave dell’edificio e dà vita a una facciata incisa e scolpita le cui aperture vetrate consentono ai passanti di assistere ai volteggi dei climber. Ma il loro progetto più interessante in questo senso è la proposta con cui nel 2009 partecipano senza successo a un concorso lanciato dalla città di Amsterdam per offrire nuove funzioni a due sili abbandonati. L’idea di NL, che prevedeva la possibilità di trasformare le strutture in luoghi interamente scalabili dalle superfici interne a quelle esterne, è ripresa nel 2011 per un terzo silo, la cui forma cilindrica viene decostruita e sfaccettata per richiamare le asperità montane. Il progetto Siloo o a tutt’oggi è rimasto sulla carta, ma si spera possa in futuro accogliere gli appassionati di scalata dell’Olanda, dove il climbing è ormai sport nazionale.

Dean Potter - photo Adidas AG EPA

Dean Potter – photo Adidas AG EPA

DALLA SPAGNA A MONTE PIANA
Dalle pianure olandesi passiamo a un’abitazione privata in Spagna, dove lo studio di architetti e designer Playoffice ha trasformato le stanze per i bambini in una palestra/parco giochi coperta con altalene, corde, reti su cui saltare. Le pareti in cemento sono percorse da prese per permettere a tutta la famiglia di arrampicarsi lungo i tre livelli della casa. Poi a Lisbona, dove l’architetto portoghese João Quintela e il tedesco Tim Simon hanno costruito un padiglione dentro il Vertigo Climbing Center, ospitato dentro un’ex fabbrica riconvertita. Il Vertigo Pavilion (2015) è concepito come una scatola nella scatola, una struttura a incastri in ferro e legno dipinto di rosso dove rifugiarsi, rilassarsi, bere un caffè o arrampicarsi in solitaria prima di entrare in palestra.
Torniamo infine all’aria aperta, per raggiungere lo Slackline Festival di Monte Piana, dove funamboli di montagna camminano, si dondolano, danzano su corde tirate tra le Alpi. Per alcuni giorni il paesaggio viene disegnato da funi e amache sospese nell’aria. L’amaca, visto come piccolo spazio da abitare, architettura colorata di stoffa per folli e visionari che riescono a dormire o sonnecchiare sospesi nel nulla, fa pensare alle Skylodge Adventure Suites, tre capsule-hotel trasparenti in alluminio e policarbonato costruite e arroccate la scorsa estate sulle pareti delle Ande, poco sopra Cuzco, a 122 metri da terra. Per arrivarci e trascorrere una notte con vista mozzafiato bisogna superare una parete ferrata piuttosto complessa o usare la fune tirolese.
We who walk the narrow line have stood for free thinking for thousands of years. Let us continue balancing within the world as we try to understand the space between”, diceva Dean Potter, climber estremo, funambolo, sperimentatore e alchimista delle altezze, scomparso nell’aria lo scorso maggio.  E alla sua capacità di leggere e definire lo spazio senza limiti attraverso il corpo e il movimento è ispirato questo testo. Un essere umano a cui, come direbbero i Pearl Jam, è stato concesso di volare.

Emilia Giorgi

Articolo pubblicato su Artribune Magazine #28

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Emilia Giorgi

Emilia Giorgi (Roma, 1977) è critica e curatrice di arti visive e architettura contemporanee. Dal 2002 al 2009 collabora con il MiBACT, tra le altre attività alla definizione del programma culturale del museo MAXXI di Roma, dove poi lavora dal…

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