Intervista ad Artissima con Fernanda Feitosa direttrice della fiera SP-Arte

Torino chiama San Paolo. Le gallerie pauliste Mendes Wood e Nara Roesler sono approdate all’Oval. Inoltre sono stati esposti artisti come Komatsu, Cidade, Tunga, Brusky, Maiolino e Vieira. E la direttrice di SP-Arte introduce l’edizione 2015 della sua fiera.

La presenza, gli interventi di artisti, galleristi e curatori brasiliani sta aumentando considerevolmente ad Artissima. È forse un segno di internazionalizzazione, di aperture e di reciprochi approdi da parte di entrambi i Paesi? Quali connessioni esistono tra la fiera dell’arte di San Paolo e Artissima? Ne discutiamo con Fernanda Feitosa, direttrice e fondatrice di SP-Arte, della quale svela in anteprima le novità per il 2015.

È la tua prima volta ad Artissima? Per quale motivo sei ufficialmente in visita?
Sì, è la prima volta per me ad Artissima. Ho invitato lo scorso anno Sarah Cosulich a San Paolo, durante la fiera, e ed è stato un piacere per me prometterle che avrei ricambiato la visita. Assieme abbiamo subito capito che ogni esposizione fieristica deve, prima di tutto, creare reti. Non è solo una metafora. Per avere successo si deve trasformare ogni appuntamento fieristico con l’intento di istituire piattaforme culturali, oltre che commerciali. Ormai è una necessità che determina il successo di un appuntamento. Che siano propositi nazionali, transnazionali o globali, come succede per ArtBasel con Basilea, Miami, Hong Kong, poco importa. Il fattore principale è il dialogo, necessario per ogni scena in espansione dell’arte contemporanea.
Attorno alle proposte delle gallerie è sempre necessario, ad esempio, cercare di programmare mostre a supporto degli artisti e del processo storico che li ha interessati. E la rete museale potrebbe essere il primo degli anelli concentrici che dipartono da una fiera. Inoltre, parlando, ad esempio di SP-Arte, mi sto impegnando per concepire ogni edizione come un portale, un osservatorio sull’intero panorama latinoamericano, allargando sempre di più la portata, la visibilità di artisti, galleristi e progetti in programma. Credo che anche Sarah abbia inteso Artissima in questo senso, curandosi di ricreare diversi livelli di lettura e diverse aree di propagazione della fiera.

Hai apprezzato la presenza di Brusky, di Tunga, Cidade, Komatsu, Maiolino e Vieira? Quale tipo di rilievo culturale ha assunto, a tuo modo di vedere, la scena moderna e contemporanea brasiliana?
Sono davvero stupita, positivamente, di come, ad esempio, un artista concettuale e un performer anticipatore come Brusky, sebbene molto di nicchia, sia stato inserito nella sezione Back to the Future. È un artista costitutivamente rilevante per la scena dell’arte brasiliana, sia contemporanea sia moderna, ed è una sorta di porta aperta su due mondi, quello europeo e quello latinoamericano. Inoltre Brusky fa parte di una sorta di gruppo culturale, come Anna Maria Maiolino, che è sempre stato poco considerato dal mercato nonostante abbia inciso in maniera significativa sulla storia estetica del loro Paese.
Quel che mi colpisce è vedere come la nostra storia dell’arte, non definibile né completamente moderna né propriamente contemporanea, qui, esposta all’interno di una sezione dedicata, torni a essere rappresentativa, attuale e un modello per altri artisti emergenti. Scopro con enorme piacere che anche qui, a centinaia di chilometri di distanza, i nostri artisti possono essere messi in dialogo, alimentando linguaggi e poetiche intra-generazionali. Anche se relativamente poco conosciuti, come Castro, Pape, Oiticica, Clark. Sono figure che stanno emergendo anche qui in Europa, proprio come è successo per Meireles, ritengo, a causa di una forte internazionalizzazione del Brasile, avvenuta grazie anche a Miami ArtBasel e all’attenzione di Sotheby’s.

Fernanda Feitosa

Fernanda Feitosa

Attraversando stand e sezioni, quale tipo di atmosfera caratterizza questa fiera?
Noto un’attenzione importante alla costituzione, all’accostamento e alla composizione dei materiali. I lavori sono esposti in maniera non convenzionale, travalicando e utilizzando al massimo i metri quadrati degli stand. Forse sarà suggestione, perché mi trovo a Torino e perché conosco pochi lavori e nomi inerenti agli artisti italiani contemporanei, ma ad Artissima ho notato una nuova visione, una nuova versione e un superamento dell’Arte Povera.
Inoltre, potrei ravvisare anche una sorta di avvicinamento a una specie di Nuovo Concretismo, decisamente molto apprezzato e un recupero del Minimalismo unico. Esistono connessioni, che scopro attraversando queste gallerie, perlopiù europee, parallelismi e similarità che, nonostante tutto, rimarcano paesaggi differenti, denotando un ricco, eterogeneo bacino di tematiche e ricerche formali. Sembra che per guardare al futuro, ogni volta, diventi sempre più piacevole guardare al passato. Ri-abilitando e ri-analizzando artisti da considerare individualmente, indipendentemente dal mercato, al di là di ogni previsione o di investimento.

Che cosa raccomanderesti di Artissima e che cosa ti ha colpito maggiormente?
Prima di tutto il pubblico. Sto ravvisando la presenza fitta, intensa di curatori, di direttori, di collezionisti, di giornalisti e di gente assolutamente normale, non-esperti del settore. Al di là degli approcci differenti, osservo in ciascuno di loro molta curiosità.
Inoltre mi ha stupito il ricco programma di performance istituite per premiare il miglior progetto e, come ho anticipato prima, sono rimasta a lungo nella sezione Back to the Future, dovesi scoprono pietre miliari dimenticate, artisti esposti con una visionarietà quasi museale. Mi ha impressionato anche la presenza bilanciatissima tra artisti italiani e internazionali, è un bene che le due dimensioni non si prevarichino a vicenda.

Hai visitato anche altre fiere?
Mentre arrivavo ad Artissima ho visto Paratissima. È interessante che si siano sviluppate altre fiere proprio in seno ad Artissima e durante i giorni dedicati alla fiera, proponendo scenari differenti e dando la possibilità a diversi pubblici di partecipare a diversi appuntamenti. Questo significa che Artissima propone un’offerta che non teme confronti e che si mette sempre alla prova.
In Brasile, al momento, esiste solo SP-Arte durante quel preciso fine settimana, anche se verso la fine dell’anno è nata P-arte, una fiera per arte più accessibile con un programma più generalista. E la fiera di Rio è troppo giovane, oltre ad essere programmata in un periodo dell’anno differente, per essere compatibile. Ma non escludo che in futuro si riescano a trovare gli spazi giusti, a San Paolo, per sviluppare ulteriori realtà fieristiche ed espositive.

Mary Vieira

Mary Vieira

Parlando invece di SP-Arte, quali tipi di novità caratterizzeranno l’edizione 2015?
Prima di tutto la selezione di gallerie, che stanno diventando sempre più internazionali (con la presenza di Lisson Gallery, White Cube, Continua) nonostante il numero dei selezionati sia passato da 165 a 140. Ritengo che sia importante avere i giusti spazi per fermarsi, meditare, incontrarsi, amo molto gli spazi contenuti e ben gestiti. Poi ci saranno molte mostre di rilievo, organizzate dalle diverse sedie espositive esterne rispetto alla fiera, private e istituzionali. Marina Abramovic da Luciana Brito Galeria e al SESC Pompéia; Leda Catunda e Rodrigo Matheus in Galeria Fortes Vilaça; Alexandre da Cunha in Galeria Luisa Strina; Nelson Felix, José Resende, Sean Scully in Pinacoteca do Estado de Sao Paulo; Lasar Segall al Museu Lasar Segall; Anselm Kiefer da White Cube; Jessica Mein alla Galeria Leme; e poi, di grande interesse sarà la collettiva Under the Same Sun: Art from Latin America Today al MAM. Inoltre è da ricordare la sezione denominata Solo,un programma di gallerie che dedicano i loro spazi espositivi ad artisti singoli, aumentando la loro visibilità e instaurando dialoghi più concentrati con i curatori.
Fra le molte novità, quest’anno verrà dato anche risalto al piano dedicato alle grandi installazioni, con il titolo Installations. Un nuovo settore molto ampio dedicato a lavori site specific e progetti costituiti su larga scala. Ci sono numerosi collezionisti che stanno costituendo spazi privati, per accogliere collezioni dalle proporzioni monumentali ed esperti del settore.

Quali tipi di progetti/idee che hai visto qui ad Artissima potrebbero essere traslati anche nei programmi di SP-Arte?
Mi interessa sicuramente il programma di performance e poi Back to the Future. Sono modelli che cercherò di attuare anche durante SP-Arte, seguendo programmi ufficiali. A San Paolo, il Moderno è considerato solamente mercato secondario, mentre alcuni dei nostri capisaldi sono perfettamente contemporanei e ispiratori delle nuove generazioni. Ritengo che i momenti di approfondimento siano essenziali per spingere alla ricerca galleristi e collezionisti, non solo il pubblico che, in generale, frequenta la fiera.
Inoltre, ritengo che Artissima e SP-Arte possano essere facilmente assimilate, tanto per estensione, quanto per gli enormi passi compiuti in direzione del conferire visibilità agli scenari locali e internazionali. Mentre fiere decisamente da establishmentcome ArtBasel mirano a mostrare il meglio di qualsiasi selezione, al massimo di ogni potenzialità, San Paolo e Torino danno ancora rilievo alle energie interne, interiori, senza per questo abbassare il livello dei progetti presentati né chiudersi alle migliori gallerie internazionali. In ultimo, mi auguro, un giorno, di riuscire a sintonizzare SP-Arte anche con le aperture delle mostre nei musei, anche se da noi è molto difficile, perché ogni spazio è una città-stato a sé stante.

Potresti, infine, esprimere un pensiero o formulare un augurio che possa riguardare entrambe le fiere, di Torino e di San Paolo?
Vorrei che ogni fiera, al di là della compravendita di opere d’arte, o di qualsiasi tipologia di investimento possibile, rappresentasse un regalo, una sorpresa, un’occasione per compiere un’immersione, un approfondimento nel mondo dell’arte. Inoltre mi auguro che ogni fiera aiuti ad aumentare i contatti fra i collezionisti e i galleristi appartenenti ai due Paesi. Inoltre abbiamo una folta comunità italiana a San Paolo e sarebbe per noi auspicabile che ci fossero maggiori scambi culturali e sempre più viaggi gli uni verso gli altri.

Ginevra Bria

www.sp-arte.com

Artribune è anche su Whatsapp. È sufficiente cliccare qui per iscriversi al canale ed essere sempre aggiornati

Ginevra Bria

Ginevra Bria

Ginevra Bria è critico d’arte e curatore di Isisuf – Istituto Internazionale di Studi sul Futurismo di Milano. È specializzata in arte contemporanea latinoamericana.

Scopri di più