Se si costeggia la stazione lungo via Giolitti, fino al civico 34, si sente il respiro del grande organismo della Termini. Entrati, si sale al primo piano. Una infinita prospettiva di archi di travertino, progettata da Angiolo Mazzoni, da togliere occhi e fiato, introduce una passeggiata di altri cento metri, fino a un luogo di luce, vetri e serenità: è uno stupore pazzesco entrare dentro il Luiss Enlabs. Un incubatore nato in casa, per testardaggine di Luigi Cappello, che oggi occupa 2mila mq di Termini con un centinaio di ragazzi e le loro start-up.
Aperto ad aprile, è già un crocevia del sistema dell’innovazione mondiale, grazie anche al plus della sua posizione: Roma. Che per coreani e americani rappresenta la Storia. Immaginate per uno della Microsoft o di Samsung proporgli di venire a fare un viaggio di lavoro, vero, in Italia. Il fatto che stia a Roma toglie anche il pregiudizio che sia una città solo storica e poco innovativa.
All’ingresso, un grande cartello spiega il contesto: “Cortesemente, la pregherei di darmi del TU“. Lo spazio è diviso in cubi di vetro. Coworking, nuove imprese, maker digitali, pensatori, studenti. Aperto h24. Densità, energia, diversità. Come dice l’altro ispiratore del progetto, Pierluigi Celli, “se il lavoro non c’è, bisogna crearlo. Noi vogliamo dare corso alle idee coraggiose“. Dopo solo due mesi dall’apertura, lo spazio è pronto a raddoppiare per la grande quantità di richieste che vanno dal digital puro al settore moda, dai beni artistici al turismo. Tante idee che cercano di crescere in ambienti favorevoli.
L’innovazione deve essere quotidiana per essere contagiosa. Un progetto che unisce formazione, business, visione e recupero di luoghi abbandonati, con una riconversione. Un altro esempio pratico che anche il sistema arte dovrebbe considerare.
Cristiano Seganfreddo
direttore del progetto marzotto e di fuoribiennale
docente di estetica in design della moda – politecnico di milano
Articolo pubblicato su Artribune Magazine #13/14
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