La ricetta di Gianni Veneziano: un disegno al giorno

Gianni Veneziano, architetto e designer, ha fissato su carta, ogni giorno, per un anno, tutti i pensieri, le emozioni e i cambiamenti sotto forma di disegni. La Triennale di Milano ha tramutato questo diario personale in una mostra che ha inaugurato lo scorso 6 giugno e rimarrà aperta fino a fine mese. Artribune ne ha parlato con l'autore.

Daysign: nascono prima i 365 disegni e in seguito l’idea della mostra, o viceversa?
I disegni nascono a partire dal 19 maggio del 2011, giorno del mio compleanno, e terminano il 18 maggio del 2012. L’obiettivo di questo progetto è affrontare temi e avvenimenti che determinano i progressivi mutamenti della società contemporanea, variando dal design alla moda, dalle difficoltà sociali a quelle politiche, dal consumo alla cultura, dalle visioni urbanistiche a quelle umanistiche. L’esigenza primordiale è stata quella di raccogliere le emozioni di un anno per metterle a nudo davanti a un pubblico di milioni di utenti, grazie all’utilizzo di uno dei principali social network come Facebook. La mostra in Triennale viene dopo.

Il disegno ha la duplice natura di mezzo tecnico e di fine ultimo: Gianni Veneziano prima di essere un progettista disegnava?
Il disegno, per me, è anche una pratica progettuale. È una consapevolezza, potrei dire che progetto il disegno avendo una formazione alla costruzione del progetto.

L’anima che va a imprimersi nei disegni diventa altrui? Oppure il disegno resta irrimediabilmente legato a una matrice intimamente personale, ancor di più in un diario cominciato il giorno del proprio compleanno?
Le tracce intime dei miei disegni rimangono non visibili. Visibile è, invece, il segno concretizzato che diviene patrimonio di tutti, ognuno ne può dare un’interpretazione diversa. Il disegno per me, oggi, resta uno dei pochissimi mezzi ricchi di concetti, parole e pensieri.

Gianni Veneziano, Daysign 2012.03.17

Gianni Veneziano, Daysign 2012.03.17

I tablet di uso comune echeggiano tecnologie di origine babilonese, quando appunto l’uomo scriveva su vere e proprie “tavolette”: quanto hanno influito in corso d’opera la tecnologia ed i media a cui ha deciso di prestare ascolto? Ritiene che strumenti (come i tablet) di stampo recente potranno mai soppiantare la matita?
La tecnologia è stata comprimaria sin dall’inizio di questo percorso. Il disegno giornaliero si è smaterializzato nell’etere e ricomposto nelle gallerie private dei fruitori dei social network. Il computer e le tavolozze grafiche sono solo altri mezzi per fare arte. Io non rifiuto la tecnologia, la comprendo, la utilizzo ma ritengo che la differenza stia nel suono, nel graffio che la matita lascia sul foglio: non c’è una spiegazione scientifica, la mia è una passione.

Design, moda, tendenza: nei 365 viene esplorata anche questa dinamica. È riuscito a individuare una concatenazione, una linearità tra i fenomeni in questione?
Design, moda e arte hanno ormai rotto quel confine che alcuni tendevano a delineare. Il confronto tra questi ambiti è costante, si parla sempre più di co-branding tra aziende di moda e di design, e all’ultima Milano Design Week vi erano innumerevoli operazioni in tal senso. Poi vi sono oggetti d’arte che ammiccano al mondo del design e viceversa.

Un aspetto non molto in voga, rispetto ad altri parallelismi, viene da lei preso in esame: il rapporto tra politica, architettura e design.
Mi piacerebbe dire che la politica non c’entra, ma sarei poco sincero. Tutti noi facciamo politica nel momento in cui ci esprimiamo professionalmente: alcuni lo fanno consciamente altri in maniera del tutto inconscia. Non credo alla teoria che indica la politica come qualcosa di lontano e che dunque non ci appartiene.

Gianni Veneziano

Gianni Veneziano

Quando il bozzetto di design assume i connotati dello schizzo d’arte?
I bozzetti sono fatti ad arte, non vedo differenza tra un bozzetto di design e uno d’arte, laddove alla base vi è la creazione. Basti vedere bozzetti dei maestri del design, oggi sono oggetto d’attenzione di critici e galleristi.

L’omaggio alle grandi aziende ci dà uno spaccato della dimensione concreta dell’architettura e del design nella contemporaneità: resta spazio, secondo lei, per le piccole e micro imprese?
La tendenza e l’attenzione sono al momento rivolte all’autoproduzione, un fenomeno non certo nuovo ma oggi attualmente di moda. Gli esempi di grandi colossi come Ikea sono scarsamente attinenti al nostro know how. Il nostro Paese è stato grande per l’eccellente cura nella realizzazione: penso che il tanto bistrattato concetto del ‘made in Italy’ vedrebbe una giusta chiave di lettura se le piccole-medie imprese si spogliassero del folklore un po’ kitsch dei prodotti do-it-yourself e, ancor peggio, del ‘copia facile’, veicolando la recente riscoperta dell’autoproduzione in design conclamato.

Urbano Nannelli

http://www.venezianoteam.it/

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Urbano Nannelli

Urbano Nannelli

Urbano Nannelli nasce a Roma nel 1989. Nonostante abbia un Master in Business Administration, è una persona a modo. Attualmente lavora presso Willis Ltd, multinazionale leader nel brokeraggio assicurativo, nella specialty FAJS, Fine Art, Jewellery & Specie, gestendo rischi su…

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