I gemelli del writing. Intervista con How & Nosm

Sono fra i nomi che vanno per la maggiore in questi mesi. Sono fratelli gemelli e hanno una storia “vera” alle spalle. E lo potete leggere dal tipo di risposte che hanno dato a Sarah Corona, che con loro ha lavorato per una mostra nel Bronx.

Per iniziare vorrei farvi alcune domande veloci. Potete scegliere tra le opzioni oppure indicare la vostra personale scelta. Inizamo con: dividere o combinare?
Combinare.

Whisky o champagne?
Whisky.

Picasso o Malevic?
Picasso.

Mare o montagna?
Mare.

Rio de Jainero o Istanbul?
Rio.

Guardando le vostre opere, si notano motivi e/o icone che si ripetono: oggetti meccanici, robot, volatili, diamanti, cuori, mani che scendono dal cielo per afferrare qualcuno o qualcosa, ombrelloni… Ci potete raccontare qualcosa in più?
Mah, dipende, in realtà non ci sono significati specifici. Ogni tanto le icone hanno un significato, altre volte si tratta solo di elementi decorativi. Dipende dal contesto e varia in ogni opera. Dovrei guardare ogni dipinto singolarmente e spiegare la sua storia per definirlo meglio. I caratteri e le icone non vanno mai da soli, fanno sempre parte di un tutto. I murale sono composti da diversi strati di racconti e favole contemporanee che poi compongono un quadro complesso ma completo.
Nella nostra ultima mostra, Late Confessions, alla Jonathan Levine Gallery di New York abbiamo realizzato un’installazione con ombrelli neri, appesi a testa in giù. Avevamo usato quest’idea già l’anno scorso per un’installazione a Praga e volevamo riciclarli per rendere anche lo spazio espositivo più interessante. Ma non solo. Per noi rappresentano un’idea di protezione. Gli ombrelli si usano solitamente per proteggersi dalla pioggia, ma per noi hanno anche un significato più astratto: per proteggerci da brutti ricordi e cattive esperienze. Si tratta anche di uno schermo da un futuro non prevedibile.

How&Nosm - M 2 - Rio de Janeiro, 2010 - courtesy Simjee Textor Management

How&Nosm – M 2 – Rio de Janeiro, 2010 – courtesy Simjee Textor Management

Impiegate soltanto tre colori: rosso, bianco e nero. Avete ridotto la tavolozza inizialmente soltanto per risparmiare denaro e ridurre il peso durante i frequenti spostamenti. Non vi mancano gli altri colori?
No. Possiamo sempre usare altri colori, ma ormai è diventato la nostra firma. Dipende anche dalla misura del dipinto da realizzare. Se è molto grande, utilizziamo anche scale di nero (quindi grigio) e di rosso (rosa) per rendere il murale più interessante, per creare profondità e farlo sembrare tridimensionale. Non c’è nessun obbligo di limitarci a rosso, bianco e nero, è venuto tutto molto naturale.

I murales contengono spesso personaggi tristi, l’amore è un grande tema, l’atmosfera è spesso buia e un po’ apocalittica… Avete mai letto l’Inferno di Dante?
Conosciamo il testo, ma non lo abbiamo mai letto. I nostri dipinti parlano sempre di situazioni serie, della vita e di momenti quotidiani. Si aggiunge una forte componente autobiografica. Non abbiamo avuto una vita facile e abbiamo vissuto molte esperienze spiacevoli, così alcune di esse le esprimiamo attraverso la pittura. È più facile parlare attraverso l’arte che raccontarlo a voce a qualcuno. Le storie che raccontiamo vogliono ricordare che non sempre tutto è facile, bello, divertente. Non che siamo depressi o che tutto sia triste, ma semplicemente pensiamo che sia importante ricordare quanto la vita possa essere colorata, nel senso letterale della parola.

Quindi i vostri lavori sono uno specchio di come percepite la vita di tutti i giorni?
Alcuni temi sono autobiografici, altri parlano di più della società in generale. Sicuramente abbiamo un punto di vista particolare sulla vita e credo che sia importante parlare di pace e guerra, di diritti e giustizia, di amore, odio e così via. I murales possono essere visti da molte persone, sono come un social media, anche se alla fine a noi piace semplicemente fare arte. Arte è tutto: dipingere tutto il giorno, uscire la notte e ricominciare a dipingere il giorno dopo.

How&Nosm - Miami, 2011 - courtesy Simjee Textor Management

How&Nosm – Miami, 2011 – courtesy Simjee Textor Management

Abbiamo lavorato insieme all’installazione per la mostra This Side of Paradise presso l’Andrew Freedman Home nel Bronx. Quando iniziate a lavorare vi fondete fino a diventare un unica persona, la perfetta immagini di fratelli gemelli. Ma realizzate anche opere per conto proprio?
Certo che dipingiamo anche ognuno per conto proprio, ma solitamente è per opere di piccole dimensioni. Per le grandi opere lavoriamo sempre insieme. Uno inizia una parte e l’altro la porta a termine e così via. Cosi ci dividiamo anche il lavoro. Se nelle opere piccole puoi avere il totale controllo sull’evoluzione, nei graffiti di grande scala è quasi impossibile. A dire il vero, abbiamo anche lo stesso stile. Ci sono pochissime persone che riescono distinguere la mano dell’uno o dell’altro. Capita addirittura che noi stessi non ci ricordiamo chi ha fatto cosa. Capita che troviamo un’opera e nessuno ricorda chi l’ha dipinta. [Ridono, N.d.R.]

Parliamo di street culture. Ultimamente gli Anni Ottanta, ora anche i Novanta, con skateboard, London Fashion Style, tutti vogliono una Polaroid, fa figo vivere nei quartieri abbandonati, dipingere in situazioni assurde ecc. In breve, l’underground è cool. Tendenze che in realtà sono il vostro stile di vita da quando siete nati. Non vi fa strano? Non vi toglie l’esprit dal vostro modo di operare? Non siete un po’ annoiati da questi tentativi di imitare qualcosa che in realtà non si può imparare?
Questo sviluppo fa parte della storia. Si va a cicli, sono in voga gli Anni Settanta, poi gli Anni Novanta. Non sempre le persone sanno differenziare l’originale dal fake, dal trend e da un atteggiamento ricercato. Se guardi alle nostre opere, puoi vedere come lo stile sia cambiato ma come ci siamo evoluti stilisticamente. Noi siamo veramente cresciuti per strada, quindi per noi non è proprio una questione di street culture. Abbiamo sempre fatto questo, e siamo interessati soltanto a questo. Non ci interessa molto cosa pensano le persone. Con tutta la pubblicità, le strategie di marketing, la scoperta e imitazione dei graffiti, trovi un sacco di cagate in giro. Ci sono aziende che usano i graffiti per la loro pubblicità, ma poi ci vogliono mettere il loro marchio. È tutto commerciale e probabilmente si stuferanno presto anche di questo. Quando le zone più trasandate sono diventate “in” e le persone hanno iniziato a interessarsi di graffiti, tante aziende hanno cominciato a voler collaborare con writer per creare i loro logo o l’immagine del marchio, ma era e tuttora è molto noioso. Gli hipster giocano con Photoshop e altri programmi di grafica per imitare opere originali, ma i risultati sono spesso penosi. Oggi nessuno guarda più se c’è stata un’evoluzione stilistica e artistica.
Ci sono un sacco di aziende che pompano milioni in pubblicità, che per noi potrebbe essere una fonte di guadagno, senz’altro positivo, ma poi ti danno talmente tante restrizioni che non è più arte. Come in tutte le cose, bisogna trovare un equilibrio tra denaro e riconoscimento. L’artista deve ricevere pari attenzioni dell’azienda promotrice. Abbiamo collaborato con Red Bull e lì c’era un giusto equilibrio. Abbiamo creato un cortometraggio e abbiamo avuto lo stesso riconoscimento di Red Bull. Una collaborazione perfetta. Certamente ci sono tanti artisti che lavorano in maniera prettamente commerciale, ma non fa al caso nostro. A noi interessa soltanto fare arte.

How&Nosm - Personal Melody - Philadelphia, 2012 - courtesy Simjee Textor Management

How&Nosm – Personal Melody – Philadelphia, 2012 – courtesy Simjee Textor Management

Ora siete a San Francisco. Per cosa?
Siamo arrivati a Los Angeles proprio ieri sera e domani andremo a San Francisco, dove lavoreremo su un grande edificio. No, non è commissionata, è un progetto personale. Il 90% dei nostri lavori non sono commissionati, lo facciamo perché ci piace.

Il writing dovrebbe essere legale? Cambierebbe il modo di lavorare dei writer?
No, se qualcuno danneggia la proprietà altrui dovrebbe essere punito.

C’è ancora un oggetto, un qualcosa che sognate di dipingere?
Mi sa che abbiamo dipinto quasi tutto: muri, edifici, oggetti, addirittura un aeroplano. Sarebbe divertente dipingere un sottomarino e poi fare le foto sott’acqua!

Per finire, una domanda un po’ privata: che opera avete sopra il vostro letto? Cosa guardate appena svegli?
[Risponde Nosm, N.d.R.] L’unica opera d’arte in casa mia è mio figlio. Non ho dipinti in casa o sui muri. Ho tantissime opere in cantina, ma non li appendo mai. Mio fratello mi prende sempre in giro chiedendomi “Ehi, perché i tuoi muri sono sempre bianchi?”.

Sarah Corona

www.howandnosm.com

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Sarah Corona

Sarah Corona

Specializzata nell'art management e nella ricerca, si interessa di nuovi media e tecnologia nell'arte contemporanea e la giovane produzione artistica, rendendo i suoi studi pubblici attraverso testi, recensioni, interviste, mostre ed eventi in Italia, in Germania e a New York.

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