Prologis Park. Storia di un parco logistico trasformato in galleria di urban art a Lodi

Il progetto sorgerà all’esterno del magazzino del gruppo Ceva, tra Somaglia e Casalpusterlengo, nel Basso Lodigiano

Prologis Park Lodi, Bozza Alessandro Etinik
Prologis Park Lodi, Bozza Alessandro Etinik

Una piastra logistica trasformata in una galleria di urban art da 300mila metri quadrati. Il progetto si chiama Prologis Park Lodi e sorgerà all’esterno del magazzino del Gruppo Ceva, tra Somaglia e Casalpusterlengo, nel Basso Lodigiano. Otto urban artist italiani di fama internazionale utilizzeranno 40mila metri di facciate degli edifici e serbatoi dell’acqua come tele per realizzare opere inedite e ispirate da una serie di parole chiave suggerite loro. Le opere potranno essere osservate, studiate e ammirate dagli “abitanti del parco” attraverso aree servizio pensate e disposte come terrazze del “belvedere”. Le realizzazioni degli artisti rientrano in un progetto internazionale più ampio denominato Parklife sviluppato da Prologis e che mira a mettere al centro non solo le esigenze logistiche dei clienti ma soprattutto quelle personali e di benessere dei loro dipendenti.

Prologis Park Lodi, bozza Luca Font
Prologis Park Lodi, bozza Luca Font

GLI ARTISTI COINVOLTI

Etnik, Font, Hitnes, Made, Macs, Sea Creative, Joys e Vesod sono gli artisti coinvolti nel progetto, coordinati dall’art director Hemo, Impegnati sul campo sino a inizio giugno, gli artisti realizzeranno opere ispirate a temi differenti: “cambiamento, innovazione, futuro”, “cultura e talento”, “Inclusione e diversità”, “integrità”, “passione”, “empatia”, “sostenibilità”, “impegno”, “lavoro di squadra”, “eccellenza”, “natura“. Il progetto Parklife prevede anche la riqualificazione di parte del verde con l’introduzione di piante ad alto fusto dai cromatismi diversi che riequilibrano gli spazi e l’ambiente creando così un naturale dialogo con le opere presenti sugli edifici. È inoltre prevista la realizzazione di aiuole con erbacee perenni che assicurano ulteriore variabilità cromatica e zone a prato ad uso dei frequentatori il parco. “Nel corso degli ultimi 10 anni la logistica, anche sotto la spinta dell’e-commerce si è trasformata”, spiega Sandro Innocenti, Senior Vice Presidente e country manager Prologis in Italia.

Il contenuto prosegue a seguire

Iscriviti a Incanti. Il settimanale di Artribune sul mercato dell'arte

 
 
Prologis Park Lodi
Prologis Park Lodi

OPERE PER 10 ANNI

“Non più capannoni, ma edifici moderni e tecnologicamente avanzati che ospitano tra i 350 e i 1.000 dipendenti. Si tratta di piattaforme logistiche altamente automatizzate che richiedono personale specializzato. I nostri clienti devono quindi competere sul mercato del lavoro per attrarre e ritenere i “talenti” oggi fondamentali per la loro attività. Questo significa che il parco logistico deve essere più accogliente, orientato al benessere fisico e mentale di chi vi lavora, confortevole e arricchirsi di servizi: zone ufficio luminose, aree per socializzare, attività sportive all’aperto, servizi dedicati, piste ciclabili, percorsi benessere nel verde e rivalorizzazione dello stesso. È da queste considerazioni che nasce Parklife, il parco logistico di domani pensato da Prologis e che vede a Lodi, grazie alla collaborazione con Ceva Logistics, il suo progetto pilota in Italia”. La durata delle opere è garantita per dieci anni e, se necessario, sono già previsti interventi di ripristino da parte degli artisti. La tecnica utilizzata è quella tipica della street art ovvero pittorico muralista con l’uso di rulli, pennelli e qualche spray.

– Carlo D’Elia

Iscriviti alla nostra newsletter
CONDIVIDI
Carlo d'Elia
Giornalista freelance, pugliese di nascita e di carattere, ho trasformato la mia passione nel lavoro dei sogni. Vivo a Lodi e lavoro a Milano. Da tempo collaboro con il quotidiano Il Giorno e la rivista online Lettera43. Ho partecipato a diversi concorsi con due documentari che ho realizzato. Uno dal titolo "Filocontinuo" che parla di integrazione e l'altro sul sociale, "Teste d'amianto", che descrive una realtà difficile delle periferia Est di Napoli.