La fotografa che reinterpreta le grandi donne della storia dell’arte come simbolo di denuncia sociale

La canadese Dina Goldstein lavora su iconografie e simboli dell’immaginario collettivo per realizzare scatti di satira e denuncia sociale. Con “Mistresses Pieces” parte da dieci dei ritratti femminili più celebri della storia dell’arte. Tutte le foto

Nel corso della storia dell’arte, i pittori hanno spesso utilizzato la figura femminile come soggetto centrale, ritraendo le donne come simbolo di bellezza, fertilità, sensualità e talvolta come allegorie della natura, virtù o vizio”. Prende le mosse dall’osservazione dei capolavori più celebri della storia dell’arte l’ultimo progetto della fotografa canadese Dina Goldstein (Vancouver, 1969), che oltre trent’anni fa iniziava la sua carriera come fotoreporter, per dedicarsi poi alla produzione artistica di fotografie narrative di grandi dimensioni, messe in scena come quadri.

Le foto di denuncia sociale di Dina Goldstein

Nel suo lavoro, Goldstein rielabora iconografie e simboli dell’immaginario collettivo per indagare la società contemporanea e le sue fratture: attraverso il linguaggio del pop surrealismo – non prive di una nota provocatoria – esaspera i lati oscuri della realtà in cui viviamo, e della condizione umana. Ne risultano scatti di forte denuncia sociale – come la serie sulle Fallen Princesses – frutto di un lungo lavoro di pre e post-produzione, oggi oggetto di mostre ed esposti in musei e gallerie internazionali.

“Mistress Pieces”: ripensare dieci celebri ritratti femminili della storia dell’arte

Anche Mistress Pieces va in questa direzione, prendendo spunto da ritratti femminili passati alla storia per produrre dieci fotografie di grande formato, pubblicate in anteprima sul quotidiano spagnolo El Pais. Tema, ancora una volta, le principali sfide contemporanee che mettono in crisi l’umanità: il cambiamento climatico, la povertà, le migrazioni, l’avvento incontrollato dell’intelligenza artificiale. Ognuno di questi temi è diventato spunto per costruire i set in cui si muovono la Gioconda, la Ragazza con l’orecchino di perla, la Venere di Botticelli e altre celebri donne immortalate da pittori (uomini) nel corso dei secoli. “In molte tradizioni classiche, il corpo femminile veniva idealizzato. Durante il Rinascimento, la raffigurazione del nudo femminile divenne un modo per esplorare gli ideali umanisti e la padronanza dell’anatomia, sebbene queste rappresentazioni spesso riflettessero lo sguardo maschile, inquadrando le donne come oggetti del desiderio piuttosto che come individui autonomi” spiega Goldstein “In fasi successive, come il Romanticismo e l’Impressionismo, i soggetti femminili continuarono a essere ritratti, ma con vari gradi di profondità emotiva, realismo o astrazione. E nel XX secolo, in particolare nell’ambito del movimento della Pop Art, gli artisti uomini esplorarono ulteriormente la forma femminile, riducendola spesso a immagini stilizzate e mercificate che riflettevano la cultura consumistica, sottolineando la tensione tra arte, oggettivazione e commercializzazione del corpo femminile”.

Dina Goldstein, Mistress Pieces
Dina Goldstein, Mistress Pieces, La ragazza con l’orecchino di perla

I set di “Mistress Pieces”

Ora Goldstein sposta l’asse, facendo di queste muse le ancelle di una satira sociale esplicita e quasi disturbante. Come la Monnalisa, seduta su una carrozzella mentre chiede qualche spicciolo per mangiare, fissando dritto lo spettatore col suo sguardo interlocutorio; o la Ragazza con l’orecchino di perla di Vermeer, sempre eterea, ma calata su un mare di plastica. La Venere di Botticelli si fa portavoce del dramma dei naufragi di migranti in mare, mentre la Marylin di Andy Warhol invita a riflettere sulle nuove frontiere dell’AI. Partecipano a questo ribaltamento anche la Dora Maar di Picasso, la donna nuda immersa in una natura naif da Rousseau (The Dream, 1910), la Vergine di Jean Fouquet, la Galatea di Dalì, Madame X di John Singer Sargent e Adele Bloch-Bauer, ritratta da Klimt nel 1907. Qui tutte le foto di Dina Goldstein.

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Redazione

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