È morto Franco Vaccari, il fotografo sperimentatore che ha superato i limiti del mezzo

Scompare a 89 anni uno dei più acuti protagonisti dell’arte italiana degli ultimi sessant’anni. Modenese, Vaccari ha dedicato la sua vita a sperimentare con la fotografia, ideatore delle “esposizioni in tempo reale”, autore di libri d’artista, cineasta

Franco Vaccari se n’è andato. Aveva ottantanove anni ed è stato uno dei più intelligenti protagonisti dell’arte italiana degli ultimi sessant’anni. Ci siamo conosciuti circa venticinque anni fa e ho lavorato parecchie volte con lui: libri, mostre, conferenze. Ogni volta era uno stimolo, una crescita, una sfida.

Franco Vaccari, Per un trattamento completo. Viaggio all’Albergo diurno Cobianchi, Milano, 1971 - Collezione privata - Courtesy Galleria Mazzoli, Modena
Franco Vaccari, Per un trattamento completo. Viaggio all’Albergo diurno Cobianchi, Milano, 1971 – Collezione privata – Courtesy Galleria Mazzoli, Modena

Franco Vaccari e la fotografia

Franco era un fisico, cresciuto in un ambiente fotografico. Finito il liceo era andato a Milano a studiare, ma poi era tornato a Modena, la sua città. E a Milano, al Diurno di Porta Venezia, aveva dedicato Per un trattamento completo del 1971. 

Inizia a lavorare con la fotografia sin da ragazzo, in bianco e nero riprende la sua città. Quando una prima volta si reca a un circolo fotoamatoriale con i suoi lavori e una copia del libro di Paul Strand Un paese, appena uscito per i tipi di Einaudi, i frequentatori lo trattano con sufficienza. Franco capisce, una volta per tutte, che quello non è il suo mondo e inizia a dedicarsi alla ricerca. Continua a fare foto sempre più cariche di riferimenti.
Della metà dei Sessanta è il lavoro sulle tracce, oggetto di un prezioso volume rilegato con l’elastico tubolare. In quegli anni si dedica alla poesia visiva dando vita a opere interessantissime contraddistinte dalla sua intelligente ironia, dai giochi di parole, dai calembour ricercati.

Le “esposizioni in tempo reale” di Franco Vaccari

Del 1969 è la prima Esposizione in tempo reale, una forma di ricerca che porterà avanti nel corso degli anni. La realizza a Varese in collaborazione con Luciano Giaccari. “La differenza fra gli happening, le performance e le “esposizioni in tempo reale” è una differenza di struttura. Mentre infatti le prime si sviluppano linearmente e nelle varie fasi ubbidiscono a precisi programmi predeterminati, le esposizioni in tempo reale hanno come elemento caratterizzante la possibilità di retroazione e cioè del feed-back”.
Quella che lo rende noto al mondo è del 1972, la n°4: proposta nella sezione “Comportamento” della XXXVI Biennale di Venezia, dove viene invitato da Renato Barilli, è un’opera fotografica che prende forma in tempo reale durante il corso dell’esposizione. È l’8 giugno, sono le 10 del mattino, è l’inaugurazione della prestigiosa manifestazione. Nella sala a lui dedicata è una Photomatic-forse due-strutture come quelle che si trovano nelle strade per farsi le fototessere. Vaccari si limita a fare la prima strip. Poi si mette a braccia conserte e non interviene più. Al massimo si confonde con gli spettatori e documenta con una fotocamera l’interesse che la sua opera sta generando. È un successo. L’anno successivo esce per La Nuova Foglio, il libro di quella manifestazione.
Nel suo fondamentale Fotografia e inconscio tecnologico, la cui prima edizione esce nel 1979 per i tipi di Punto e Virgola, la casa editrice fondata da Luigi Ghirri, per il quale Vaccari aveva anche scritto, racconta: “Nell’eclissarmi come “autore” avevo eliminato uno dei componenti della sacra triade composta da fotografo, macchina, soggetto. Cosi, mentre facevo venire in primo piano i meccanismi di produzione, cercavo di mettere in crisi la dimensione auratica dell’artista, di provocare un mutamento nel rituale delle esposizioni e di suscitare nel visitatore un impulso nella coscienza dell’esserci. A chi era venuto per contemplare era offerta una possibilità d’azione, un’occasione per lasciare una traccia del proprio passaggio”. Franco ci teneva a raccontare che il suo libro, che poi è stato pubblicato da Agorà e infine da Einaudi, era uscito pochi mesi prima de La camera chiara di Roland Barthes.

Franco Vaccari, Esposizione in tempo reale N° 4, 1972
Franco Vaccari, Esposizione in tempo reale N° 4, 1972

Franco Vaccari: dai libri d’artista alla regia

Grande appassionato di libri nel corso degli anni ne ha realizzati molti, in particolare d’artista. Cineasta raffinato il suo I cani lenti del 1971, con la colonna sonora dei Pink Floyd, riesce sempre a provocarmi un brivido di emozione. Più volte gli animali sono stati protagonisti delle sue opere, del resto a casa sua non mancavano pappagalli, gatti, cani, negli ultimi anni chihuahua, che Franco teneva fra le braccia e baciava con affetto. Ricordo ancora quando, ormai parecchi anni fa, siamo andati a trovarlo a Modena con i galleristi della p420 che volevano avvicinarsi a lui. Ci ha accompagnato da Emilio Mazzoli che gli aveva fatto una bella mostra, della quale andava orgogliosissimo. Con i giovani galleristi bolognesi è nata, di lì a poco, una bella mostra a tre sulla Narrative Art, che ho curato, e una fitta collaborazione di cui Vaccari mi parlava ogni volta che lo vedevo. È stato un artista straordinario che ha superato i limiti del mezzo, che è andato con grande anticipo a toccare e a studiare ambiti fra i più svariati. Tra le sue opere recenti più toccanti un film e un piccolo prezioso libro che ci aiutano a ripercorrere la sua lunga vita, con immagini private. Aveva costruito un’autobiografia per immagini: Provvista di ricordi per il tempo dell’Alzheimer.
L’ultima volta che l’ho visto, a Modena, venne a salutarmi a una conferenza che tenevo al collegio San Carlo: era seduto tra il pubblico, ci sentiva poco, ma non aveva perso la sua straordinaria ironia e la sua capacità di farti pensare. Ora che ci ripenso, è stato una sorta di saluto affettuoso, di congedo di un amico gentile e generoso che negli anni ho avuto la fortuna di conoscere e di seguire. 

Angela Madesani

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Angela Madesani

Angela Madesani

Storica dell’arte e curatrice indipendente, è autrice, fra le altre cose, del volume “Le icone fluttuanti. Storia del cinema d’artista e della videoarte in Italia”, di “Storia della fotografia” per i tipi di Bruno Mondadori e di “Le intelligenze dell’arte”…

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