In una sontuosa villa rinascimentale in Valpolicella si premia la migliore mostra del 2025
Tra numerosi record e “prime volte”, non poteva che essere “Caravaggio 2025” il progetto vincitore del premio ideato da Marilisa Allegrini a Villa della Torre. …ma guardiamo da vicino le ragioni di questo prestigioso riconoscimento
Dopo Pietro Bembo, Paolo Veronese, Raffaello, Pollock, non poteva che essere Caravaggio 2025 l’esposizione vincitrice del premio L’Arte di mostrare l’Arte, giunto quest’anno alla XII edizione. Del resto, con 24 opere del Michelangelo Merisi, provenienti da collezioni italiane, internazionali e ben tre prestiti privati – di cui alcune esposte per la prima volta, altre lontane da Roma da anni – la mostra è stata una vera e propria impresa, possibile grazie alla visione chiara del suo ideatore, capace di costruire un virtuoso gioco di squadra e un’esemplare sinergia tra realtà differenti che hanno riportato le Gallerie Nazionali di Arte Antica al loro originario splendore.
“L’arte di mostrare l’arte” a Villa della Torre ha premiato Thomas Clement Salomon per “Caravaggio 20225”
Come ha osservato Thomas Clement Salomon, direttore del museo e curatore della mostra, ricevendo il premio nella rinascimentale Villa della Torre, “ho accettato la nomina a direttore di questo importante polo museale ponendomi come primo obiettivo quello di rilancialo sulla scena romana. Infatti, benché tanto Palazzo Barberini quanto Galleria Corsini siano musei ricchi di capolavori, erano entrambi alquanto offuscati nel panorama ampio e sfaccettato dell’offerta espositiva e culturale capitolina. L’idea”, ha continuato, “è stata da subito di organizzare un grandioso evento espositivo e da lì, pensare a una mostra dedicata a Caravaggio, che non si vedeva dal 2010, è stato pressoché naturale, dato anche il mio contributo, nel 2017, al progetto Dentro Caravaggio di Palazzo Reale a Milano. Così, in tempo record, grazie alla preziosa collaborazione con Galleria Borghese, la cui direttrice Francesca Cappelletti è anche, insieme a Maria Cristina Terzaghi, co-curatrice della mostra, e a Intesa San Paolo, siamo riusciti a creare questo unicum”.
Ecco perché la mostra “Caravaggio 2025” è un unicum
In effetti, come attestato anche dal prestigioso riconoscimento, conferito e ideato dal Cav. Lav. Marilisa Allegrini, Caravaggio 2025 è stato veramente un unicum non solo per aver riunito un sostanzioso corpus di opere di un artista, riscoperto recentemente grazie a Roberto Longhi, ancora in fase di studio, a cui non sono ascrivibili più di 55 / 60 dipinti – sebbene si dica che “la madre del Caravaggio sia sempre incinta” – molti dei quali, peraltro, inamovibili; ma anche per aver presentato delle prestigiose novità.
Il “Ritratto di Maffeo Barberini” e “Ecce Home”: le prime volte di “Caravaggio 2025”
Come sottolineato dal curatore, “come studioso sono ben consapevole che non ha senso organizzare una mostra senza offrire nulla di nuovo, quindi reduce dal progetto di Milano, l’intenzione è stata quella di presentare per la prima volta il Ritratto di Maffeo Barberini, considerato da molti storici come il primo ritratto moderno della storia dell’arte, uno dei pochi eseguiti da Caravaggio. In più, siamo riusciti a esporre, ancora per la prima volta, l’Ecce Homo, l’ultima opera entrata nel catalogo del celebre pittore”.
Le motivazioni del premio illustrate dal presidente della giuria Stefano Baia Curioni
E proprio la caratura scientifica, insieme alla qualità curatoriale ed espositiva sono state decisive per la nomina di Caravaggio 2025 a miglior mostra dell’anno, come attestato da Stefano Baia Curioni, presidente di giuria e direttore di Palazzo Te che ha affermato: “in un panorama in cui la competizione è massima e i costi sono sempre più elevati, organizzare una mostra che vada oltre l’intrattenimento per assumere una valenza didattica e formativa è più che sfidante. Ritengo che un progetto debba rispondere a due criteri fondamentali: di necessità culturale e di rapporto con il luogo che la ospita. Ebbene,” ha continuato “Caravaggio 2025 è stata una mostra necessaria agevolando la nascita di risonanze che hanno ampliato il pubblico della cultura, ricordando che la bellezza e la cooperazione sono ancora possibili; nello stesso tempo, è entrata perfettamente in sintonia con i luoghi: Palazzo Barberini e Roma. In primis perché, oltre a innestarsi pienamente nel tessuto espositivo delle Gallerie Nazionali, che conservano tre opere di Caravaggio, la mostra è partita dalla storia con il ritratto del Maffeo Barberini, poi Papa Urbano VIII, riportando alla luce, come una vera epifania, elementi nascosti in grado di generare l’inaspettato”. Effetto amplificato dall’eccezionale apertura del Casino Boncompagni Ludovisi, dove è conservato l’unico dipinto murale del Caravaggio, che ha trasformato così la mostra – estesa oltre il perimetro del museo e delle chiese della città – “in un racconto su tempo, memoria e capacità dei luoghi di custodire identità e significati”.
La promozione dell’arte attraverso il premio “L’arte di mostrare l’arte” in Valpolicella
“Un successo” ha concluso Marilisa Allegrini, “sancito anche dal pubblico, con più di 450.000 visitatori, che ha confermato come, in un mondo dilaniato dalle guerre, la cultura e l’arte hanno ancora il prezioso compito di favorire il dialogo e la comprensione reciproca fra i popoli. Per questo da quando abbiamo acquisito Villa Della Torre, nel 2008, non ci siamo limitati a riportare questo splendido monumento del Rinascimento al suo originario splendore, ma come impresa abbiamo iniziato a sostenere e promuovere l’arte a partire dal premio che rispecchia i nostri valori e a cui teniamo molto”.
Ludovica Palmieri
Artribune è anche su Whatsapp. È sufficiente cliccare qui per iscriversi al canale ed essere sempre aggiornati