I Bisi: una dinastia di artisti tra romanticismo, patriottismo e paesaggi lombardi. Una mostra sul Lago di Como per riscoprirli

La mostra, frutto di anni di ricerca d’archivio, racconta non solo la storia artistica dei Bisi, ma anche il loro legame con le correnti politiche e intellettuali del tempo

Tra il Lago di Como e i saloni di una delle più preziose dimore storiche italiane, c’è una mostra che racconta la storiografia artistica dell’Ottocento dal punto di vista della famiglia Bisi, finora mai stata al centro di un’iniziativa di studio e divulgazione. Così, Villa Carlotta a Tremezzina fino all’8 dicembre dedica l’autunno 2025 alla riscoperta di una dinastia di pittori e intellettuali che ha attraversato oltre cinque generazioni: “Ritratto di famiglia. I Bisi, una dinastia di artisti nella Lombardia romantica tra Manzoni, Hayez e la principessa Belgiojoso”, a cura di Maria Cristina Brunati, Maria Angela Previtera e Sergio Rebora con il coordinamento scientifico di Alberto Corvi. 

La mostra a Villa Carlotta

La mostra, frutto di anni di ricerca d’archivio, racconta non solo la storia artistica dei Bisi, ma anche il loro legame con le correnti politiche e intellettuali del tempo. Per la direttrice di Villa Carlotta, Maria Angela Previtera, la scelta di proporre la mostra nel periodo autunnale ha un duplice significato: da un lato offrire al pubblico un contenuto inedito di grande valore scientifico, dall’altro favorire la destagionalizzazione dei flussi turistici, rinnovando il ruolo della Villa come centro di cultura oltre che di bellezza.

La storia della famiglia Bisi 

Nel 1844, tra le pagine del libro dei visitatori di Villa Carlotta, compariva una firma particolare: “Famiglia Bisi”. Era l’eco di una visita che, con il senno di poi, diventa profetica. Quella famiglia, composta dal pittore Giuseppe Bisi, la moglie miniaturista Ernesta Legnani, le figlie Fulvia e Antonietta, lo zio incisore Michele e il giovane Luigi Bisi, futuro maestro della veduta prospettica, era già assai nota. Oggi, oltre 180 anni dopo, quel passaggio a Tremezzina diventa il punto di partenza di un percorso museale che restituisce centralità a una dinastia artistica ingiustamente rimasta ai margini dei grandi racconti sull’Ottocento italiano.

La famiglia Bisi tra cultura e politica 

Non solo pittori, ma anche promotori culturali e figure chiave della società milanese preunitaria. Il salotto di Casa Bisi, animato dall’intelligenza di Ernesta Legnani, fu uno degli epicentri della Milano romantica. Un luogo dove si incrociavano le voci di Donizetti e Rossini, le note di Liszt, i versi di Felice Romani e i pensieri liberali di Carlo Cattaneo. E la mostra restituisce questi dialoghi attraverso un’opera iconica: Mattinata musicale in Casa Branca a Milano (1838) di Fulvia Bisi, vera istantanea pittorica di un’élite intellettuale in fermento. Ma i Bisi non furono solo arte e mondanità. Molti, infatti, aderirono con convinzione alla causa risorgimentale: lo testimoniano i ritratti esposti in mostra, dipinti da Antonietta Bisi, che immortalano eroi caduti per la libertà, quali Enrico ed Emilio Dandolo, Luciano Manara, Emilio Morosini. Le loro frequentazioni politicamente “pericolose”, da Bianca Milesi a Cristina Trivulzio Belgiojoso, raccontano una Milano colta, inquieta e ribelle. 

L’evoluzione della pittura di paesaggio con la famiglia Bisi 

Ma la sezione dedicata alla pittura di paesaggio è forse la più affascinante: oltre sessanta opere, molte provenienti da prestigiosi musei italiani e collezioni private, documentano l’evoluzione del genere tra Neoclassicismo e Romanticismo. Infatti, Giuseppe Bisi, a partire dagli Anni Trenta, si emancipa dal vedutismo formale per aderire a una pittura più “dal vero”, quasi proto-naturalista. Sua figlia Fulvia, tra le prime pittrici di paesaggio a godere di un vero riconoscimento, ne raccoglie l’eredità portandola in una direzione più moderna, verso il verismo post-unitario. Da segnalare anche le vedute prospettiche di Luigi Bisi, allievo e poi docente all’Accademia di Brera, erede del vedutismo architettonico di Migliara, che si specializzò negli interni di chiese storiche, con una precisione quasi filologica. Il Duomo di Milano, soggetto ricorrente, diventa per lui un luogo da esplorare e reinterpretare: simbolo civico, monumento gotico e luogo della memoria collettiva. Le sue tele, imponenti e teatrali, seducono ancora oggi per la loro forza prospettica e la loro solenne malinconia. Il progetto è accompagnato da un volume dedicato, pubblicato grazie al sostegno di Regione Lombardia, che raccoglie saggi specialistici e apparati iconografici firmati da storici dell’arte e studiosi. Oltre all’esposizione, ospitata nei tre piani della Villa, con un allestimento tematico, il calendario prevede visite guidate, laboratori didattici, incontri divulgativi e momenti dedicati a pubblici fragili, nel segno di un’accessibilità sempre più inclusiva.

Caterina Angelucci

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Caterina Angelucci

Caterina Angelucci

Caterina Angelucci (Urbino, 1995) è laureata in Lettere Moderne con specializzazione magistrale in Archeologia e Storia dell’arte presso l’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano. Oltre a svolgere attività di curatela indipendente in Italia e all'estero, dal 2018 lavora come…

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