Cantiere aperto al Musée d’Orsay. A Parigi si restaura davanti a tutti un’opera monumentale di Gustave Courbet
“Funerale a Ornans” è un lavoro essenziale per comprendere la rivoluzione dell’arte accademica proposta dal pittore francese, che alla metà dell’Ottocento realizzò l’opera monumentale, oggi in stato conservativo compromesso. Così il museo parigino avvia una lunga campagna di restauro, sotto gli occhi dei visitatori

Si appresta a celebrare i suoi primi 40 anni il Musée d’Orsay, inaugurato nel dicembre del 1986 all’interno dell’ex stazione ferroviaria progettata dall’architetto Victor Laloux alla fine dell’Ottocento sulla rive gauche della Senna. Celebratissimo esempio di musealizzazione legato al nome di Gae Aulenti, il museo parigino conserva una delle collezioni di arte impressionista più importanti del mondo, ma è tutto il secondo Ottocento francese, nel periodo che va dall’inizio della Seconda Repubblica nel 1848 fino al primo scorcio del Novecento (chiuso dalla deflagrazione della Prima guerra mondiale), a essere ripercorso attraverso le opere dei più grandi artisti del tempo.
“Funerale a Ornans” di Gustave Courbet. Un’opera rivoluzionaria
E proprio intorno alla metà dell’Ottocento si colloca il dipinto monumentale di Gustave Courbet (1819 – 1877) raffigurante un Funerale a Ornans, esposto della sala 7 del museo. Un lavoro controverso che il pittore, allora appena trentenne, realizzò tra il 1849 e il 1850, destando scalpore al Salone di Parigi. All’artista, la critica benpensante e l’opinione pubblica contestarono la scelta di rappresentare un soggetto popolare e umile, ambientato in un semplice cimitero di campagna, con toni e composizione solitamente riservati a scene epiche di battaglia o allegorie mitologiche. Di quel verismo eroico che rivendicava anche per le classi più umili un posto nella Storia, invece, Courbet volle fare la cifra fondante dell’intera rappresentazione: composta, drammatica, reale (il pittore si ispirò al funerale di suo zio), con la fossa per la sepoltura appena scavata dal becchino al centro della scena, e tutt’intorno, disposti con l’andamento di un bassorilievo classico, prelati e parenti del defunto, dipinti a grandezza naturale.
I problemi conservativi di “Funerale a Ornans”
La monumentalità della tela, lunga quasi 7 metri e alta più di 3, fu dunque una scelta coerente con l’obiettivo perseguito dall’artista, che fu però costretto a predisporre un telaio molto articolato per far fronte alle dimensioni eccezionali dell’opera. E a distanza di quasi due secoli questo espediente si sta rivelando dannoso per la conservazione del dipinto, soggetto da tempo a una particolare fragilità dovuta alla deformazione del telaio e al conseguente rilassamento della tela. Oggi, a compromettere la leggibilità del quadro, giocato su un raffinato utilizzo di colori terrosi e tonalità scure, è anche la progressiva opacizzazione del colore a olio, dovuta in parte alla tecnica utilizzata dall’artista.
Il restauro di “Funerale a Ornans”
Fino al 1986, il dipinto è stato conservato al Louvre, a cui l’opera fu donata nel 1881. Da quando è al Musée d’Orsay non è mai stato restaurato (a differenza dell’Atelier del pittore, altro monumentale dipinto di Courbet in collezione, restaurato dieci anni fa) e proprio in vista dell’importante anniversario del museo si è deciso di procedere per la prima volta con un’articolata operazione conservativa, che possa anche ripristinare i colori originali del quadro. La campagna si articolerà in tre fasi: a un primo intervento di analisi e pulizia dei materiali originali, seguirà la rimozione della tela dal telaio per valutare eventuali interventi di consolidamento; poi si lavorerà sulla superficie pittorica, per restituire la ricchezza dei contrasti dell’opera originale. Si spera sarà possibile recuperare anche dettagli nascosti, resi illeggibili dal deterioramento delle vernici, come accaduto di recente con la pulitura della Libertà che guida il Popolo di Eugene Delacroix.
Il cantiere di restauro aperto al Musée d’OrsayIl progetto, approvato già nel 2024, è partito in queste settimane, e si protrarrà per un periodo variabile dai 12 ai 18 mesi, condotto dall’equipe guidata dalla restauratrice italiana Cinzia Pasquali – già al lavoro sulla Sant’Anna con la Vergine il Bambino di Leonardo da Vinci conservata al Louvre – sotto la supervisione di un comitato scientifico di esperti provenienti da varie istituzioni museali. E la campagna prevede l’opportunità per il pubblico di apprezzare le operazioni per tutta la durata del cantiere, allestito nella stessa sala che espone il quadro, dietro a una teca vetrata che permetterà di vedere da vicino i restauratori al lavoro. A partire dal prossimo 5 giugno, inoltre, sarà possibile prendere parte a una serie di visite guidate gratuite al cantiere di restauro, ogni giovedì mattina in tre distinte fasce orarie, con prenotazione obbligatoria sul sito del museo.
Livia Montagnoli
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