Indagine della psiche tra Divisionismo e Futurismo. A Ferrara

Sul finire dell’Ottocento, fra gli ultimi bagliori della Belle Époque e la Grande Guerra che sconvolgerà l’Europa, arte e scienza procedono in simbiosi nell’indagare la psiche umana. Un ventennio di crisi morale, paradossalmente florido dal punto di vista artistico, che arriva al Futurismo.

Con una società in crisi di valori e angosciata dalla modernità imperante, il mondo dell’arte cerca di interpretarne o rifletterne la violenza delle emozioni, e le patologie a esse collegate. Nasce un dialogo costante fra arte e scienza, con la prima impegnata a tradurre in immagini la mutevolezza della psiche umana. Sull’onda della fisiognomica positivista e degli studi di Freud, l’arte si dedica al ritratto psicologico. Quello, paradossale, di Giovanni Segantini è caratterizzato dallo sguardo allucinato di colui che è “condannato al martirio dell’arte”; la soggettività è soppressa, l’artista assurto a lottatore in una realtà spesso dura da sopportare. Intanto, si diffonde in Europa il consumo di sostanze psicotrope. Nella Fumeria d’oppio di Gaetano Previati, la levità della nube di fumo che permea la stanza dal soffitto basso, suggerisce la metafora dell’anima che si fa leggera e spazia nel mondo dell’onirico. I toni del bianco screziato e del beige contribuiscono a creare un’atmosfera sospesa, intima, straniante e introspettiva insieme. Simile poetica espresse anche Luigi Conconi, le cui acqueforti simboliste hanno un carattere drammatico.

Giuseppe Pellizza da Volpedo, Ricordo di un dolore (Ritratto di Santina Negri), 1889. Bergamo, Accademia Carrara Bergamo, su concessione di Fondazione Accademia Carrara

Giuseppe Pellizza da Volpedo, Ricordo di un dolore (Ritratto di Santina Negri), 1889. Bergamo, Accademia Carrara Bergamo, su concessione di Fondazione Accademia Carrara

VITA QUOTIDIANA E MALINCONIA

All’interno dell’attenzione verso gli studi di psicologia, e della fascinazione che ne conseguì, acquistarono rilevanza quei fatti di cronaca ascrivibili a passioni incontrollate o squilibri mentali; con tocco realista Angelo Morbelli fissò sulla tela in Asfissia! il suicidio di due amanti. L’atmosfera non è quella della tragedia romantica, bensì quella della disperazione di due persone strette dalle convenzioni e dal perbenismo borghese dell’epoca. In quello scorcio di fine secolo, la malinconia, dopo essere stata un topos romantico, catturò anche l’attenzione dei positivisti, con Lombroso e Charcot che in psichiatria cercarono di capirne le cause; emotivo o patologico che fosse, indagato da scrittori come Zola, Dostoevskij, Tarchetti e Dossi, divenne un soggetto anche per l’arte; e la persistenza della sofferenza psicologica caratterizza Ricordo di un dolore di Giuseppe Pellizza da Volpedo, in parte autobiografico perché legato al ricordo della sorella scomparsa; attraverso l’immobilità della figura, il pallore del volto e lo sguardo sbarrato, esprime l’impotenza di arginare la gravità del fatto accaduto. Analoga, tragica ispirazione ebbe la Bambina malata incisa da Edvard Munch, che aveva perso la sorella Sophie, utilizzando un maturo linguaggio a metà fra Espressionismo e Simbolismo (tratto ravvisabile nel volto), riuscendo a comunicare la sofferenza fisica e morale.

Giovanni Segantini, L’angelo della vita, 1894. Milano, Galleria d’Arte Moderna

Giovanni Segantini, L’angelo della vita, 1894. Milano, Galleria d’Arte Moderna

MATERNITÀ E SOLARITÀ

A differenza dell’arte nordica, permeata di nebbie e colori scuri, l’Italia risentì un po’ meno della crisi morale di fine secolo. Previati, con la sua Maternità, immortala, con stile divisionista spinto all’estremo, una donna eterea, ideale, dove l’interiorità è espressa dalla tavolozza iridescente e dalla luce che rende lievi le figure. Giovanni Segantini, invece, con L’angelo della vita, resta fedele al dato di natura, pur introducendo il simbolismo. Il sentimento di amore materno è espresso attraverso l’identificazione della madre con l’ambiente naturale, quasi una citazione della Tempesta di Giorgione. A questi due capolavori si rifanno Balla, Carrà e Boccioni, le cui forme plastiche traducono nel linguaggio del Futurismo il percorso avviato da Previati, per raccontare il vorticoso dinamismo della società industriale che si sta lentamente affermando anche in Italia, e, in controtendenza con il resto d’Europa, impregnato di solare ottimismo.

Niccolò Lucarelli

Artribune è anche su Whatsapp. È sufficiente cliccare qui per iscriversi al canale ed essere sempre aggiornati

Niccolò Lucarelli

Niccolò Lucarelli

Laureato in Studi Internazionali, è curatore, critico d’arte, di teatro e di jazz, e saggista di storia militare. Scrive su varie riviste di settore, cercando di fissare sulla pagina quella bellezza che, a ben guardare, ancora esiste nel mondo.

Scopri di più