Il dialogo tra tradizione del vetro e arte contemporanea fa scintillare l’inverno di Venezia
Diventato uno dei segni più riconoscibili della stagione fredda in laguna, “Murano Illumina il Mondo” torna anche quest’anno con dodici chandelier site-specific a ridisegnare di vibranti riflessi Piazza San Marco
La lunga tradizione della lavorazione del vetro a Murano è ben nota e non ha certo bisogno di presentazioni: da secoli l’isola è un faro di eccellenza artigianale riconosciuto in tutto il mondo. Con questa eredità si confrontano anche quest’anno artisti di fama internazionale, invitati a creare, insieme ai maestri vetrai muranesi, lampadari in vetro di straordinaria bellezza, all’interno della terza edizione del progetto Murano Illumina il Mondo, promosso dal Comune di Venezia e da The Venice Glass Week, con il sostegno della Camera di Commercio di Venezia e Rovigo.
Quando si tratta di vetro, il rapporto con lo spettatore assume caratteristiche del tutto particolari, certamente diverse da quelle che si creano con altri materiali. Il vetro è una materia multiforme, fatta di trasparenze, riverberi cromatici e riflessi che catturano lo sguardo; una sostanza capace di riflettere, assorbire e trasformare la luce in modi sempre nuovi. Già al primo sguardo, lo spettatore percepisce non solo la bellezza dell’opera, ma anche il “peso” simbolico del materiale, che contribuisce in modo decisivo al significato dell’opera stessa.

Con “Murano Illumina il Mondo” l’icona veneziana del lampadario incontra l’arte contemporanea
Questa sensibilità visiva si intreccia con la natura stessa del lampadario, icona immediatamente riconoscibile della tradizione veneziana. Ben più di un semplice oggetto d’arredo, esso è un simbolo di secoli di maestria muranese, custodita e tramandata nelle fornaci dell’isola. La sua forma familiare crea subito un legame con chi osserva, una tensione sottile tra intimità e distanza, tra quotidianità e meraviglia. E, proprio sotto gli archi monumentali delle Procuratie Vecchie, dove i lampadari trovano collocazione, che questa reazione si intensifica. É lo sguardo a guidare l’esperienza: le opere, con i loro colori vibranti, emergono dal tessuto luminoso di Piazza San Marco e lo trasformano, donando alla piazza una luce nuova, capace di dialogare con la contemporaneità. Ogni creazione nasce dall’equilibrio tra la maestria dei vetrai, la visione degli artisti e la natura capricciosa del materiale. Il progetto è solo la prima tappa della realizzazione dell’opera, la fase decisiva si svolge in fornace. È qui che l’opera prende forma al termine di un’attesa carica di emozione e incertezza.
I protagonisti della terza edizione di “Murano Illumina il Mondo”
Per questa edizione, le collaborazioni intrecciano artisti e fornaci storiche di Murano; tra i protagonisti figurano Lucio Bubacco con Vetreria 3 Artistico Lampadari, Simone Crestani e Joana Vasconcelos con Berengo Studio, Michela Cattai con Simone Cenedese, e Luca Nichetto con Barovier & Toso, affiancati da realtà come Salviati, Effetre, Seguso Gianni e la Scuola Abate Zanetti. Le loro opere fanno del vetro il collegamento tra l’antica tradizione e la ricerca contemporanea testimoniandone l’incontro. I simboli della venezianità si lasciano attraversare dalla sperimentazione, accettando il rischio e la sorpresa, rifiutando la staticità per trasformarsi in forme vive e fluide, proprio come il vetro che le genera. Il filo della tradizione si consolida così attraverso nuove forme grazie ad una manualità che continua a parlare il linguaggio dell’innovazione.
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L’opera di Michela Cattai a Venezia per “Murano Illumina il Mondo” 2025
Tra gli esempi più significativi Michela Cattai, firma, insieme a Simone Cenedese, Trama di Luce, ispirata al moto ondoso lagunare ritmato delle maree e delle geometrie delle isole della laguna di Murano. Il vetro si trasforma in un organismo organico, un cuore pulsante di vita e colmo di passione simbolo di resilienza e trasformazione con Cuore Infinito di Joana Vasconcelos in collaborazione con Berengo Studio. Mentre Simone Crestani, anch’egli in collaborazione con Berengo Studio, porta questa ricerca poetica su un piano più delicato con Primavera d’Oriente, un lampadario ispirato ai modelli degli anni Venti. Un ramo fiorito in vetro borosilicato, costellato di boccioli rosa, attraversa la struttura lineare in vetro liscio, generando un gioco di tensione e armonia che fonde geometria e naturalismo.
Caterina Rachele Rossi
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