Tra sogno elettrico e poesia quantistica. Le mostre alle OGR di Torino
L'ex complesso industriale di Torino si trasforma in un laboratorio che interroga il rapporto tra creatività e apparati tecnologici. Le immagini
Con l’apertura simultanea di Laure Prouvost. WE FELT A STAR DYING ed ELECTRIC DREAMS. Art & Technology Before the Internet, le OGR Torino si configurano come un laboratorio in cui la dimensione storica, quella speculativa e quella sensoriale convivono. Se ELECTRIC DREAMS ricostruisce le origini dell’arte tecnologica prima della diffusione di Internet, la mostra di Laure Prouvost (Croix, 1978) spinge l’indagine in una direzione radicalmente diversa, immergendo il pubblico in una percezione poetica e corporea delle tecnologie quantistiche.
La mostra “ELECTRIC DREAMS. Art & Technology Before the Internet” alle OGR di Torino
Curata da Val Ravaglia e Samuele Piazza e organizzata da Tate Modern e OGR Torino, Electric Dreams si presenta come una ricognizione storica che restituisce complessità e profondità alle pratiche artistiche nate al crocevia tra arte visiva, scienza e tecnologia tra gli Anni Sessanta e Novanta. La mostra pone l’attenzione sulla capacità di molti artisti di appropriarsi di strumenti sviluppati in contesti militari o aziendali – dai primi computer alle tecnologie di telecomunicazione – per sovvertirne le logiche e indagare (in termini critici) l’idea di progresso. In questo senso, Electric Dreams passa dall’arte cibernetica alle prime forme di media art, mostrando come la tecnologia sia stata pensata non solo come mezzo, ma come ambiente culturale e politico. La mostra riecheggia le riflessioni di teorici come Marshall McLuhan, per il quale ogni medium ristruttura la percezione e l’organizzazione sociale, anticipando questioni oggi centrali nel dibattito sul digitale e sull’intelligenza artificiale.
La morte di una stella Laure Prouvost a Torino
Nel monumentale Binario 1, We Felt a Star Dying introduce una dimensione completamente diversa, affidandosi a un linguaggio sensoriale e immersivo per affrontare uno dei campi più astratti della ricerca contemporanea: il quantum computing. L’installazione, frutto della collaborazione tra Laure Prouvost, il filosofo Tobias Rees e lo scienziato Hartmut Neven, non mira a tradurre la complessità scientifica in un discorso fomativo, ma la rende esperibile attraverso immagini in movimento, suoni e profumi. In questo approccio risuonano le riflessioni fenomenologiche di Maurice Merleau-Ponty, secondo cui il sapere nasce dall’esperienza sensibile del mondo. Prouvost trasforma così l’astrazione quantistica in una narrazione poetica, in cui il codice scientifico si dissolve in immagini allusive, frammenti sonori e suggestioni cosmiche.
Dalla genealogia al futuro possibile a Torino
Letta insieme a Electric Dreams, la mostra di Prouvost evidenzia uno slittamento significativo nel modo in cui l’arte si rapporta alla tecnologia. Se la ricognizione storica mette in luce una fase in cui l’artista si confronta criticamente con la macchina e i suoi apparati, We Felt a Star Dying suggerisce una nuova alleanza tra immaginazione artistica e pensiero scientifico, in cui la tecnologia diventa parte di un ecosistema emotivo e simbolico.
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