Un’installazione d’artista per ridisegnare il pavimento del Palazzo della Ragione di Bergamo

Nel luogo dedito alle regole e al diritto, sbarca l’opera di Matt Mullican uno degli artisti più irrazionali del contemporaneo che, contro ogni convenzione, più che alla contemplazione si presta all’interazione

ertamente ha un che di paradossale e ironicamente provocatorio che sia proprio Matt Mullican (Santa Monica, 1951), noto per la sua ricerca sull’inconscio, l’irrazionalità e gli stati di alterazione psichica, l’artista invitato da Stefano Raimondi ad abitare il Palazzo della Ragione di Bergamo, luogo storicamente deputato al mantenimento dell’ordine e all’esercizio de diritto, in occasione della 15esima edizione del Festival ArtDate; manifestazione di arte contemporanea che quest’anno ruota attorno al tema del silenzio, elemento sostanziale anche nella ricerca dell’artista statunitense. Mullican da sempre, mette a tacere la sua indole razionale, per esplorare attraverso l’arte un io inconscio, segreto e misterioso, che lui stesso definisce That Person, da cui deriva il titolo dell’opera: That Person’s Heaven.  

L’opera di Matt Mullican a Palazzo della Ragione di Bergamo 

Così, su impulso di Stefano Raimondi che da dieci anni lavora con installazioni morbide, posizionate a terra di considerevoli dimensioni, Mullican, che ugualmente condivide l’interesse per questa tipologia di lavori in cui i visitatori possono fisicamente “entrare”, concetto per lui essenziale, ha creato un’opera site specific che riveste ben 256mq del pavimento della sala grande del Palazzo della Ragione. Una sorta di enorme tappeto con cui l’artista si propone di portare metaforicamente il pubblico in Paradiso, o meglio, nella sua personale concezione di paradiso.  

Matt Mullican, That Person's Heaven, 2025, allestimento, Palazzo della Ragione, Bergamo
Matt Mullican, That Person’s Heaven, 2025, allestimento, Palazzo della Ragione, Bergamo

Il paradiso a Bergamo secondo la visione di Matt Mullican 

L’installazione si presenta divisa formalmente e concettualmente, in due aree. Una in bianco e nero, in cui compaiono disegni, frammenti di parole, pensieri, definiti da Roberta Tenconi “non banalità ma coordinate dell’esistenza vissuta”, creati in uno stato di trance indotto dall’ipnosi, e quindi attribuiti da Mullican a That Person. E l’altra, dallo sfondo rosso, gremita di grandi simboli, tutti dettagliatamente diversi, che rappresenta uno degli ultimi esiti della personale cosmologia dell’artista, vocabolario cromatico e visivo sviluppato nell’arco degli ultimi 50 anni e concepito non come un sistema fisso ma come una sorta di mappa segnica per orientarsi nel mondo e dentro di sé. Per l’artista, infatti, “Tutto è astratto ed è solo attraverso la nostra storia e cultura che costruiamo la realtà”. Il rosso, nella visione di Mullican incarna la pura soggettività, lo spirito; allora, appare chiaro come, in relazione all’altra metà, l’installazione si possa leggere come un’allegorica rappresentazione del Paradiso, inteso non in chiave religiosa o cristiana, ma come una sorta di grande domanda esistenziale in cui, pur non essendoci nulla di casuale, tutto è irrazionale.  

Le parole di Stefano Raimondi sull’intervento di Matt Mullican a Bergamo 

Venendo dalla scuola concettuale di John Baldessari” spiega Stefano Raimondi “Mullican si è sempre chiesto quale fosse lo scopo dell’arte e per capirlo, a cascata, si è posto altre domande, quelle basilari per ogni essere umano: dov’ero prima di nascere? Perché accadono determinate cose? E dove andrò dopo la morte?”  Domande che proprio per il loro esser trasversalmente condivise da tutte le culture nel tempo e nello spazio diventano di per se stese risposte, in grado di definire l’essere umano e sancirne l’uguaglianza. Elementi primigeni che Mullican ritrova nello stato di ipnosi, in cui attraverso la metamorfosi in That Person, separandosi dalla sua identità contingente, arriva ai confini più reconditi dell’inconscio. In trance la razionalità cede il passo a un “io”, atavico che, proprio come le citate domande, assume una valenza universale, rompendo gli schemi e attraversando tutti gli stati della psicosi, secondo l’artista innati e condivisi. Come del resto dichiara lo stesso Mullican, pur avvalendosi dei più diversi medium, la sua ricerca non è focalizzata sulla forma ma sulla soggettività. “La cosa essenziale” afferma, non sono le opere di per sé ma “le sensazioni che esse provocano”. I simboli stessi, in quanto privi di fonema ovvero di un riscontro verbale, acquistano un valore universale in grado di essere letto, seppur in maniera soggettiva, da ogni persona e comunità. 

Ludovica Palmieri 

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Ludovica Palmieri

Ludovica Palmieri

Ludovica Palmieri è nata a Napoli. Vive e lavora a Roma, dove ha conseguito il diploma di laurea magistrale con lode in Storia dell’Arte con un tesi sulla fortuna critica di Correggio nel Settecento presso la terza università. Subito dopo…

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