Storia del museo a cielo aperto che conserva la memoria contadina in un borgo del Molise
A Casalciprano un museo diffuso e a cielo aperto racconta la memoria contadina locale grazie al dialogo tra murales, installazioni d’arte contemporanea e tradizione agricola. Così il Molise tiene vive le proprie radici, ma guardando al presente e al futuro
Nel cuore dell’entroterra del Molise, a Casalciprano, si trova un Museo a cielo aperto della memoria contadina, un progetto che intreccia storia, arte e identità territoriale. Ogni anno il piccolo borgo attira scolaresche, viaggiatori e appassionati di arte contemporanea, che scelgono di abbandonare le mete turistiche più visitate per riscoprire la forza silenziosa delle tradizioni locali. Il museo è stato inaugurato nel 2011, dall’allora sindaco Franco Francesco Miranda, che ha voluto restituire alla comunità una propria storia, attraverso un percorso artistico diffuso, che testimoniasse la “memoria passata” delle tradizioni agricole e artigianali, con un linguaggio visivo e immediato. Miranda ricordava spesso come questo museo dimostrasse che ogni paese, anche il più piccolo, può nascondere un patrimonio culturale di grande valore, se osservato con uno sguardo vigile e critico: “La cultura contadina non è un ricordo, ma un modo di vivere che può ancora insegnarci molto”.
Il progetto “Casalciprano Wall Drawings”
La curatela del progetto “Casalciprano Wall Drawings” è stata affidata al professore e storico dell’arte Lorenzo Canova che, insieme all’Università degli Studi del Molise, ha coinvolto numerosi artisti italiani, in un’operazione di arte pubblica dal carattere partecipativo, con studi preparatori di disegni e di bozzetti di diversi murales di grandi dimensioni, nel 2010, a Roma. Le opere si sono integrate nel percorso con una serie di mostre diventate permanenti, in cui si possono osservare anche diversi strumenti agricoli, vestiari di lavoro e di uso domestico. All’interno di case non abitate ristrutturate dal comune si possono trovare statue in bronzo di grande formato, che raffigurano volti di persone del luogo realmente esiste, intente a svolgere mestieri comuni, come il contadino, la lavandaia e il fotografo. Mentre nei vicoli stretti e nelle piazzette secondarie vengono esposte diverse statue di bambini che giocano a ruba bandiera e di animali da pascolo, che evocano la centralità della pastorizia nella storia del territorio.
Tra tradizione e innovazione: l’arte contadina nei murales di Casalciprano
Cinque artisti – Adriano Nardi (Rio de Janeiro, 1964), Marco Verrelli (Roma, 1961), Mauro Di Silvestre (Roma, 1968), Francesco Cerbelli (Roma, 1965), Stefania Fabrizi (Roma, 1958) – sono stati invitati da Canova a reinterpretare il rapporto tra memoria e modernità, attraverso linguaggi differenti, ma accomunati da una sensibilità verso il paesaggio e la cultura locale. Adriano Nardi, noto per i suoi ritratti femminili, ha scelto di rappresentare il volto della supermodella Kate Moss accanto al campanile del paese, su una facciata di una casa. L’opera sprigiona un’immagine potente, che fonde il glamour internazionale della pop art con l’eleganza del borgo rurale, visionando i filmati degli archivi comunali. Marco Verelli ha realizzato un murale in cui un trattore d’epoca è guidato da un manichino da crash test, utilizzato dalle case automobilistiche per la sicurezza. “L’opera gioca sulla contrapposizione tra la tradizione passata e l’innovazione tecnologica, invitando la direzione agricola a modernizzarsi, piuttosto che abbandonarsi a sé stessa”, ha dichiarato l’artista.

Gli artisti in dialogo con la comunità di Casalciprano
Mauro Di Silvestre, invece, esplora il tema della memoria personale e collettiva. Il suo murale mostra un neonato in una culla, evidenziato da una linea rossa, metafora del legame tra l’infanzia e l’età adulta. “Mi era stato chiesto un lavoro ispirato alla tradizione popolare e di fare emergere diversi ricordi collettivi. Ho scelto alcune immagini, che sembrano essere state rubate dagli album fotografici, non solo del passato, ma anche del presente”. Francesco Cerbelli dipinge un bosco su una parete esterna di una casa, simbolo di rinascita e di interiorità. L’artista ha spiegato che il bosco richiama il rapporto dell’uomo con la natura come rifugio spirituale e respiro vitale: “Nei miei viaggi verso il Molise ho notato che il bosco è molto presente ed è stata un’associazione spontanea riprodurlo”. Stefania Fabrizi ha dialogato con gli abitanti, raccogliendo documenti e testimonianze per raffigurare il falciatore di grano, una figura emblematica del paese. Il murale esalta la forza e la virtù di chi lavora la terra, trasformando un semplice personaggio locale in un mito dei tempi moderni. “Ho voluto comunicare la grandezza e l’umiltà di queste persone, imparando molto dalla loro storia e dal confronto con i miei colleghi, comprendendo come sia importante non perdere il contatto umano, mentre la macchina può aiutare a preservare a lungo le nostre tradizioni e le nostre origini”, ha affermato Fabrizi.

Casalciprano, dove il tempo si ferma e i ricordi riaffiorano
Casalciprano resta un luogo poco conosciuto, sospeso nel tempo, capace di sorprendere chi vi arriva. I pochi abitanti rimasti si trasformano in guide turistiche, per condurre i visitatori tra vicoli, cortili e panorami stupendi, che restituiscono l’immagine di un’Italia minore, ancora autentica. Il museo diffuso ha ridefinito il paese come un laboratorio di resilienza culturale, in cui l’arte contemporanea cerca di rivitalizzare l’identità collettiva, invitando chi parte a non perdere il legame con le proprie radici, e chi arriva per la prima volta a riconoscere quanto questo territorio abbia ancora da offrire, diventando parte attiva della sua valorizzazione. Lo ricordava bene Miranda: “Tutti i paesi, come le persone hanno una loro storia. Bisogna solo imparare a esplorare i luoghi meno conosciuti e meno popolati, per scoprire la bellezza delle piccole cose”. Un’affermazione che oggi, nell’era del turismo di massa, risuona più attuale che mai.
Andrea Battista
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