Il libro nuovo di Francesco Vezzoli che ricama le lacrime sui miti del cinema italiano

Il volume raccoglie e altera con dei ricami preziosi i volti delle stelle del cinema e dell'opera mondiale. In conversazione con Hans Ulrich Obrist e Sophia Loren

È dedicato alla “sua” diva recentemente scomparsa, Mirella Petteni, l’ultimo omaggio di Francesco Vezzoli (Brescia, 1971) alle stelle glam del grande schermo e dei più importanti palchi del mondo, quelle donne protagoniste del Novecento che con il loro fascino e bellezza hanno cambiato la storia della cultura visiva. Volti perfetti, impossibili, da cui Vezzoli estrapola con l’artificio la malinconia e l’anelito, la fama e il dolore, incanalandoli, ancora una volta, attraverso le lacrime. E di lacrime preziose, ricamate a mano, è pieno il grande volume fotografico Diva?, nato come catalogo dell’ultima mostra a Shanghai e poi trasformato per Skira in qualcos’altro: una riflessione a più mani sulla storia visiva attraverso lo sguardo dell’artista.

Il volume “Francesco Vezzoli: Diva?”

Curato dal direttore artistico del Modern Art Museum di Shanghai Shai Baitel, il volume alterna alle grandi foto una piccola raccolta di saggi e conversazioni singolari: c’è una fitta intervista a Vezzoli da Hans Ulrich Obrist, una chiacchierata (a tratti surreale) tra l’artista bresciano e Sophia Loren – secondo cui “gli occhi di una persona non sono belli se non hanno mai pianto” – e saggi critici di Donatien Grau, con un taglio molto personale, e della grande Nancy Spector. Che sottolinea: “Mentre Vezzoli ha continuato ad abbracciare il cinema come mezzo essenziale all’interno del suo lavoro multidisciplinare, la sua precoce adozione del ricamo come canale espressivo distintivo gli ha fornito la forma unica con cui trasmettere il pathos che ha scoperto sullo schermo”.

Le lacrime di Francesco Vezzoli

E sono per Vezzoli le vere protagoniste, queste lacrime, cucite con sfavillio dorato sui volti delle leggende hollywoodiane e operistiche. Un intervento filosofico e ironico, quello compiuto attraverso il gesto storicamente femminile del cucito, che altera dei manufatti culturali di grande popolarità trasformandoli in qualcosa di intimo e pubblico allo stesso tempo. Anna Magnani e Sophia Loren, Maria Callas e Judy Garland, e ancora Édith Piaf, Marlene Dietrich e Jane Fonda diventano un ponte tra passato e presente, storia e immaginazione, in uno studio sulla bellezza che espone ora l’artificio ora la vulnerabilità elevando la sofferenza a spettacolo e assimilando questi personaggi a madonne struggenti.

Cos’è la “Diva?” per Vezzoli

Un commentario e un’analisi iconografica ed esistenziale che si convertono nel grande punto di domanda che campeggia sulla copertina. “Ho incontrato molte resistenze all’inizio della mia carriera, perché in un momento in cui tutti parlavano di arte concettuale io lavoravo sul camp e sul kitch”, spiega l’artista. “È curioso come tutti abbiano guardato queste dive e fossero talmente storditi dal fatto che io usassi come base concettuale un riferimento al glamour da non vedere le lacrime: e infatti le lacrime qui sono stampate molto ingrandite – come a dire che è una tela ma c’è un taglio, che non hanno voluto vedere. Le dive piangono tutte, e il messaggio è che dietro qualunque costruzione di felicità, di promessa di glam che sia cinematografica o meno, ci sono inciampi, dolori. Per questo il punto di domanda: in realtà la vera diva non esiste, è una costruzione”.

Giulia Giaume

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Giulia Giaume

Giulia Giaume

Amante della cultura in ogni sua forma, è divoratrice di libri, spettacoli, mostre e balletti. Laureata in Lettere Moderne, con una tesi sul Furioso, e in Scienze Storiche, indirizzo di Storia Contemporanea, ha frequentato l'VIII edizione del master di giornalismo…

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