Un incontro fatale a Torino: Vedova e Tintoretto riuniti a Palazzo Madama 

La mostra torinese affianca le opere del maestro dell’Informale a quelle del grande innovatore della pittura veneziana del secondo Cinquecento, in un percorso tra corrispondenze puntuali e affinità sia metodologiche che di carattere

Avrei identificato la mia matrice in Tintoretto”, scriveva nei suoi appunti Emilio Vedova (Venezia, 1919 – 2006), trovando in Tintoretto (Venezia, 1518 – 1594) un punto di riferimento ineludibile. Devo tutto a lui, dichiarava ancora il maestro del Novecento, che in vecchiaia giunse persino ad assomigliargli incredibilmente, come dimostra l’accostamento tra una fotografia scattata a Vedova nel 1984 da Paolo Mussat Sartor e l’Autoritratto di Jacopo Robusti del 1588. I due volti, intensi e serissimi, campeggiano in bianco e nero sulla copertina del catalogo della mostra Vedova Tintoretto. In dialogo, in corso a Palazzo Madama a Torino. Proprio l’eccezionale prestito dell’Autoritratto del 1588, concesso dal Louvre, ha dato lo slancio per una nuova riflessione – dopo quella andata in scena nel 2013 alla Scuola Grande di San Rocco di Venezia, con la curatela di Germano Celant – che dimostri quanto uno dei maggiori esponenti dell’Informale italiano abbia attinto dal maestro del Cinquecento. 

“Vedova Tintoretto. In dialogo”: ammirazione e affinità 

Ma come mai, tra tanti artisti veneziani del calibro di Giovanni Bellini, Tiziano Vecellio e altri, Vedova trovò fatale l’incontro con Tintoretto? Fu “il più affine alla sua sensibilità, il più immediato, l’unico che gli rivelerà il segreto per trasformare la tecnica da mero strumento espressivo di belle forme in una lama affilata capace di incidere nella storia”, scrive nel catalogo Gabriella Belli, curatrice della mostra insieme a Giovanni Carlo Federico Villa. L’attaccamento di Vedova al maestro, spiega ancora Belli, non ha mai tentennamenti: dura per tutta la vita e dal 1942 si fa vera e propria scuola, oggetto di studio e di meditazione che coinvolge le forme, il colore e la luce. 

Vedova Tintoretto. In dialogo, exhibition view, Palazzo Madama, Torino, 2025
Vedova Tintoretto. In dialogo, exhibition view, Palazzo Madama, Torino, 2025

Uno studio continuo 

A Palazzo Madama i curatori propongono una selezione di opere dei due artisti – nati a distanza di 400 anni – che impressiona per il legame profondo, diretto e continuo tra il ribelle, autodidatta, spigoloso Vedova e colui che rivoluzionò la maniera pittorica della Serenissima nel XVI secolo. A dimostrarlo basterebbe lo straordinario pastello Interpretazione del trasporto di San Marco dal Tintoretto con cui l’artista riproduce la tela di Tintoretto delle Gallerie dell’Accademia – non presente in mostra, come tanti altri lavori di Robusti che, tuttavia, sono riprodotti in catalogo, abbinati alle opere di Vedova. Però, nel suo corpus sono numerosi gli schizzi desunti dalle opere dell’altro pittore, da quelli ancora figurativi al progressivo passaggio a un linguaggio sempre più astratto, fino alla sua convinta adesione all’Informale. Lo si evince osservando le carte del 1956, nelle quali il segno vigoroso restituisce l’impianto della composizione di Tintoretto, ne sottolinea i volumi e i colpi di luce, in una traduzione contemporanea altra, eppure sempre riconoscibilissima

Un maestro mai abbandonato in mostra a Torino 

Vedova si riferì al suo maestro anche in età matura: nei primi anni Ottanta le tele si accendono di colori e due opere della serie Compresenze dialogano con Leda e il cigno di Tintoretto. Di quegli anni è anche una vera e propria chicca: Emilio Vedova sembra voler ripassare la lezione e, sulle stampe ritagliate dal volume dei “Classici dell’Arte” di Rizzoli dedicato ovviamente a Robusti, riquadra dei particolari, sottolinea le linee compositive, cerchia con il pennarello nero i sublimi effetti luministici del pittore del Cinquecento. 

Il filo rosso della storia dell’arte a Palazzo Madama 

L’esposizione si completa con due focus che aprono e chiudono il percorso espositivo. Il primo è dedicato all’autorappresentazione dell’artista e culmina con la tela già citata di Tintoretto proveniente da Parigi. Questa è preceduta da quattro autoritratti in sequenza cronologica di Vedova, il quale considerava quasi un’ossessione la rappresentazione di sé stesso. Il secondo colpo di scena è l’esposizione di …in continuum, compenetrazioni/traslati ’87/’88, un’installazione composta da più di cento dipinti informali in cui il pubblico può addentrarsi. A legare la monumentale opera di Vedova alla ricerca di Tintoretto è l’idea di ciclo pittorico, di una sequenza di opere capaci di raccontare una storia e di connotare uno spazio con grande potenza visiva. Ecco, allora, che il progetto espositivo si sintetizza con altre parole di Gabriella Belli: “Nessun artista crea da solo. È sempre, indissolubilmente, legato ad altri artisti a lui contemporanei, così come ad altri appartenenti al passato”.

Marta Santacatterina 

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Marta Santacatterina

Marta Santacatterina

Giornalista pubblicista e dottore di ricerca in Storia dell'arte, collabora con varie testate dei settori arte e food, ricoprendo anche mansioni di caporedattrice. Scrive per “Artribune” fin dalla prima uscita della rivista, nel 2011. Lavora tanto, troppo, eppure trova sempre…

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