L’acqua tra fantascienza e allucinazione. Enzo e Barbara e Francesco Coccolo in mostra a Venezia
Fisica, biologia e l’anima sospirante: l’acqua è motore del corpo e della mente nella mostra della Galleria Michela Rizzo. Il duo Enzo e Barbara e l’artista visuale Francesco Coccolo esplorano questa dicotomia

Una combo di artisti giovanissimi esposti in una realtà considerata ormai storica: Fare acqua da tutte le parti, curata da Alberto Villa, riassume presso la Galleria Michela Rizzo di Venezia la propulsione artistica che ha condizionato la città nell’ultimo periodo. Il duo Enzo e Barbara (formatosi nel 2022) e Francesco Coccolo propongono in mostra riflessioni rispettivamente socio-tecnologiche e astratte sul tema dell’acqua, sovrapponendo necessità ecologiche a percezioni più intime.
Enzo e Barbara e Francesco Coccolo: i protagonisti
La ricerca di Enzo e Barbara, all’anagrafe Riccardo Lodi (Padova, 1998) e Greta Fabrizio (Padova, 2000), si sviluppa a stretto contatto con il territorio. Riguarda spesso le fallacie di un Veneto vittima di stereotipi: da un lato ci sono gli uomini forti e le grandi industrie, incluse nella cornice di una Pianura Padana sempre rigorosamente in movimento; dall’altro agenti inquinanti, mani e spiriti usurati e artisti che, tramite la propria sensibilità, segnalano le crepe di questo meccanismo. I loro ultimi progetti, tra cui l’opera Veleno Veneto (2023) e la serie Depuratori (2024 – in corso), si focalizzano sulla sensibilizzazione rispetto al tema dell’inquinamento, sfruttando installazioni di grande e medio formato per denunciare l’impatto invisibile e nocivo che l’essere umano inevitabilmente ha sull’ecosistema.
Francesco Coccolo (Udine, 2001), vede il rapporto con l’acqua come una relazione intima e fertile. Specchiandosi tra le onde veneziane l’artista trova un riflesso di sé distorto, forme fatue che rimandano a infiniti mondi possibili. Le sfumature del moto ondoso diventano un’opportunità per nuove genesi: l’acqua viene intesa come una metafora evolutiva, al pari del brodo primordiale, una fonte preziosa da cui attingere per stimolare la propria creatività. Tramite la serie Mimoidi (2024 – in corso), in cui diversi frame dello stesso soggetto vengono sovrapposti digitalmente al fine di creare un’unica installazione video, Coccolo ricrea la stessa esperienza allucinatoria da lui sperimentata a priori.

La mostra di Enzo e Barbara e Francesco Coccolo da Michela Rizzo
La mostra si divide in tre ambienti principali: due sale al piano terra e una terza al primo piano, destinata a ospitare Longoide (2025) di Francesco Coccolo, opera immersiva realizzata con il contributo audio di Martino Pistolato. Nell’ambiente iniziale, bianchissimo, risalta la prima parte di Depuratore 2 (2025), costituita da un impianto centrale a cui sono collegate quattro taniche d’acqua. Quest’ultime, connesse a loro volta da una serie di tubi trasparenti, sono ornate da ceramiche somiglianti ad elementi organici, l’unica presenza simil-umana presente in mostra. Alle pareti i collage di schizzi e studi preparatori simulano una dimensione industriale, a prescindere dalla natura finale del soggetto d’indagine, mentre il secondo ambiente ospita bacinelle in ceramica dove l’acqua pseudo-distillata gocciola a poco a poco. L’installazione nasce in seguito alla scoperta di una situazione sconcertante nel vicentino: la presenza di una falda inquinata che ha contaminato per anni ogni abitante della provincia, costringendo le autorità ad accertamenti e ipotesi sugli effetti a lungo termine delle microplastiche nel corpo. Questo fatto di cronaca ampiamente sconosciuto ha portato Enzo e Barbara a informarsi su metodi di depurazioni naturali e sostenibili, al momento in via di sperimentazione, e a decidere di creare un manifesto che, sfruttando l’idea alla base del processo di depurazione, portasse l’attenzione su sistemi dati fino ad ora per scontati.

Mimoidi in uno spazio liminale
Le opere di Coccolo sono collocate in uno spazio liminale, a cavallo tra le due stanze al pian terreno. A risaltare sin dall’ingresso è Mimoidi (Giorno/Notte), 2025, un ampio schermo in cui si susseguono nove video della serie. In virtù della sua collocazione il lavoro sembra fare da sfondo ai movimenti del depuratore, un richiamo alla presenza silenziosa della laguna in ogni scena di vita quotidiana. In questo caso, tuttavia, viene richiesto di fare attenzione: si è chiamati all’ipnosi mentre il cervello sperimenta, grazie alla traduzione dell’elemento naturale in digitale, quelli che potrebbero essere considerati una serie di glitch.




Suggerimenti concreti per fare acqua da tutte le parti
Una mostra che merita tutta l’attenzione possibile, in quanto non chiusa in se stessa ma densa di rimandi alla vita di ciascuno. Tra suggerimenti e soluzioni possibili, gli artisti in questo caso non hanno avuto timore di offrire agli spettatori non solo delle opere d’arte ma visioni e abitudini che, una volta approfondite e applicate, possono essere utili sia all’individuo che alla collettività. Una spinta necessaria, soprattutto in una fase delicata del mondo, in cui le coscienze sembrano essersi attivate globalmente verso una ricerca del bene comune. Fare acqua da tutte le parti, in questo senso, rimanda anche a qualcosa che si rompe o trabocca. Falle positive se ragionate a fondo, con rigore e delicatezza.
Beatrice Timillero
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