Muore a Milano Daniela Palazzoli. Un riferimento nel panorama dell’arte italiana del secondo Novecento

Aveva 85 anni la storica dell’arte, curatrice e docente milanese. Fu la prima e unica donna a dirigere l’Accademia di Brera

È stato il figlio Sirio Ortolani, fondatore della Osart Gallery di Milano e attuale presidente dell’ANGAMC (Associazione Nazionale Gallerie d’Arte Moderna e Contemporanea), a dare la notizia ufficiale della morte di Daniela Palazzoli (Milano, 1940 – 2025). Figura di riferimento nel panorama dell’arte italiana del secondo Novecento e tra le prime a riconoscere e promuovere la fotografia come linguaggio artistico autonomo, la storica dell’arte, curatrice, teorica e docente, aveva 85 anni.

Chi era Daniela Palazzoli

Nata a Milano nel 1940, Daniela Palazzoli si è laureata all’Università degli Studi della sua città, avviando fin da giovanissima un percorso accademico e curatoriale che l’avrebbe portata a ricoprire ruoli di rilievo all’interno delle principali istituzioni culturali italiane. Ha insegnato presso la Facoltà di Architettura del Politecnico di Milano e, negli Anni Settanta, ha ottenuto la cattedra all’Accademia di Belle Arti di Brera, di cui è stata direttrice tra il 1987 e il 1992: la prima e, ad oggi, unica donna a ricoprire tale incarico.

La carriera di Daniela Palazzoli

Nel corso della sua carriera, Palazzoli ha unito la ricerca teorica a una pratica curatoriale attenta alle trasformazioni dell’immagine contemporanea, contribuendo in modo determinante al riconoscimento della fotografia come strumento artistico e culturale. Già alla fine degli Anni Sessanta, in un contesto dominato dalla pittura e dalla scultura, aveva intuito le potenzialità comunicative del mezzo fotografico, promuovendolo attraverso mostre, pubblicazioni e progetti pionieristici. Tra gli eventi che ne hanno segnato il percorso, si ricordano la mostra Per un’ipotesi di Con templ’azione (1967), che mise in dialogo le principali gallerie torinesi con le ricerche dell’arte concettuale e povera, e I denti del drago (1972), esposizione visionaria sul futuro del libro e della parola visiva, che le valse la chiamata alla Biennale di Venezia da parte di Renato Barilli. La sua sezione, Il libro come luogo di ricerca, resta uno dei momenti più lucidi nell’indagine sui linguaggi post-gutenberghiani.

Daniela Palazzoli tra teoria e gestione culturale

Numerosi anche i suoi contributi editoriali. Tra i volumi più noti Fotografia, cinema, videotape (Fabbri, 1976), Il corpo scoperto (Idea, 1988), e la direzione di collane per Electa, Bompiani e Fratelli Fabbri. Nel corso dei decenni, ha collaborato con enti pubblici e musei italiani e internazionali, curando mostre per la Triennale di Milano, il Museo d’Arte Moderna di Nizza, la Fondazione Agnelli, la Biennale di Venezia, Palazzo Strozzi e molte altre istituzioni. La sua capacità di muoversi tra teoria, gestione culturale e promozione dell’arte contemporanea le ha assicurato un ruolo riconosciuto anche a livello internazionale.

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Redazione

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