Capitale italiana dell’arte contemporanea 2027: ha vinto Alba e Pietrasanta non la prende benissimo. Polemiche

Le dichiarazioni del sindaco della Piccola Atene toscana all’indomani della proclamazione di Alba vanno oltre l’amarezza per l’opportunità sfumata. Ma l’accusa per Alba di aver schierato forze economiche e imprenditoriali troppo difficili da battere viene respinta anche dal fronte interno della scena culturale di Pietrasanta

“Sentiamo un grande senso di responsabilità: coinvolgeremo anche le altre amministrazioni delle altre città candidate, per stringere alleanze legate all’arte contemporanea e realizzare qualcosa di innovativo”. Così Alberto Gatto, Sindaco della città di Alba appena proclamata Capitale italiana dell’arte contemporanea 2027, concludeva i ringraziamenti di rito a margine della cerimonia di proclamazione ospitata dal Ministero della Cultura. Ma se le battute conclusive del cerimoniale avevano lasciato spazio alla cooperazione tra tutte le città finaliste – come copione consiglia – i risvolti del giorno dopo stanno offrendo al dibattito pubblico tutt’altro scenario, non propriamente edificante.

Capitale italiana dell’arte contemporanea 2027: l’amarezza di Pietrasanta per la mancata vittoria

Già il commento a caldo del Sindaco di Pietrasanta – tra le altre pretendenti al titolo con Spoleto e Foligno e Termoli – aveva fatto presagire tempesta: “Sono deluso e amareggiato. Prendiamo atto di questa scelta della commissione che, a nostro giudizio, non rende affatto giustizia a Pietrasanta e alle sue potenzialità. Abbiamo creduto in questo progetto e ci crediamo ancora: dal percorso di ascolto e confronto con la comunità, poi sfociato nel dossier di candidatura, è nato il nostro piano strategico di sviluppo a base culturale, una bussola per i prossimi cinque, dieci anni di lavoro in città. L’obiettivo non cambia, come ho detto anche ieri in audizione: parlare a tutti di arte contemporanea e far parlare tutti di arte contemporanea. Perché l’arte non è un lusso ma un bene comune e tutti devono poterla vivere, senza limiti né barriere”, chiosava Alberto Stefano Giovannetti, non senza un primo accenno di polemica contro la designazione di Alba.  

Alba Ph. Roberto Magliano Gruppo Fotografico Albese
Alba. Photo Roberto Magliano Gruppo Fotografico Albese

La polemica contro Alba Capitale italiana dell’arte contemporanea

Toni non certo stemperati dalla scelta di condividere, tramite nota ufficiale dell’amministrazione comunale di Pietrasanta, anche il messaggio privato inviato a Giovannetti dal project manager del dossier di Termoli, Gianfranco De Gregorio: “Per noi è stato un onore poter competere con una città e una comunità come quella che Lei rappresenta. Faro operoso, elegante ed inclusivo delle migliori espressioni della creatività e dell’arte di questo Paese. Un città che personalmente (e tutto il nostro team) considerava già in partenza come la più autorevole candidata al titolo, convinzione accresciutasi nel corso delle audizioni”. Di più, nel complimentarsi con il sindaco di Pietrasanta per “il suo entusiasmo, la sua schiettezza e la sua umiltà”, De Gregorio porterebbe in evidenza come le stesse qualità siano mancate “ad altri, evidentemente sicuri di avere la vittoria in tasca. Alba è una città di grandi tradizioni sarà una capitale degna: tuttavia, credo che lo spirito del bando intendesse valorizzare elementi più intraprendenti che noi abbiamo cercato di interpretare al meglio, partendo dalle nostre oggettive debolezze ma che ho ritrovato anche nello spirito di Pietrasanta”.
Il riferimento non troppo velato è alla mobilitazione di forze economiche e imprenditoriali sollecitate dal comitato istituito per sostenere la candidatura di Alba, che secondo il sindaco Giovannetti portano la firma della Fondazione Sandretto, “vera vincitrice del titolo”: “Non avremmo avuto rivali” sottolinea il primo cittadino di Pietrasanta in un’intervista alla Nazione “se non fossero scattate logiche che nulla hanno a che vedere con l’arte contemporanea. Abbiamo dimostrato di avere il migliore progetto in assoluto”.

Dalla cultura alla politica. Cosa sta succedendo a Pietrasanta

Alba – candidatasi con una programmazione molto ambiziosa e l’adesione di molte personalità note del sistema dell’arte contemporanea – non ha per ora ribattuto. Mentre a Pietrasanta la polemica si è spostata sul piano politico, accendendo lo scontro a livello comunale e regionale. Da un lato, il sindaco Giovannetti, che detiene anche l’incarico di Assessore alla Cultura, protesta per il mancato sostegno del governatore Eugenio Giani, appena riconfermato alla guida della Toscana, che alla cerimonia di proclamazione “non si è presentato né ha mandato a Roma un delegato”. Dall’altro proprio la scelta di Giovannetti di avocare a sé tutte le decisioni in materia di politica culturale ha provocato malumori diffusi contro la gestione della candidatura, conclusasi con la mal digerita sconfitta. Augusto Palermo, presidente dell’associazione Gallerie d’Arte Pietrasanta, critica apertamente la condotta del Sindaco e dell’Ufficio Cultura: mentre Alba “ha fatto un buon lavoro”, a Pietrasanta “non è stato fatto un lavoro serio e condiviso. Non sono stati coinvolti i territori limitrofi, né i galleristi. Il dossier non l’abbiamo mai visto e neppure condiviso. A Pietrasanta e in Versilia ci sono artisti e persone di livello internazionale non coinvolte nel progetto della candidatura; Alba ha invece convocato nomi e figure importanti. Altro che lobby: noi non ci siamo dimostrati all’altezza, nonostante le enormi potenzialità. È tempo di fare autocritica: il nostro Assessore alla Cultura è inadeguato per questo ruolo”.

La proposta di istituire una Commissione cultura a Pietrasanta

Allineato sembra essere il pensiero della giunta regionale, che preme per l’istituzione a Pietrasanta di una Commissione cultura: “Perché la città continui a crescere culturalmente serve un dialogo vero tra chi amministra e la città” scrive la consigliera PD Claudia Dinelli “Le scelte in materia di cultura devono nascere da un confronto ampio, condiviso e trasparente, capace di valorizzare la sensibilità e la partecipazione dei cittadini, delle categorie e delle istituzioni culturali. Per questo – conclude – abbiamo più volte proposto la costituzione di una commissione cultura: un luogo di ascolto, confronto e di elaborazione comune in cui condividere visioni e progetti costruendo insieme una proposta all’altezza della storia e del potenziale di Pietrasanta”.
Nel frattempo, l’idea di una collaborazione tra Alba e le altre città candidate in vista del 2027 sembra a questo punto poco probabile. Pietrasanta però ha una strada per dimostrare la bontà del suo dossier: realizzarlo ugualmente. Alla fine questo genere di concorsi serve anche a questo: stimolare una progettualità che possa poi essere posta in essere pure senza un titolo ufficiale.

Livia Montagnoli

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