L’Uzbekistan è il nuovo posto dove bisogna essere? Reportage dalla prima Biennale di Bukhara
L'edizione inaugurale della manifestazione, intitolata "Ricette per cuori infranti", si è ufficialmente aperta. Per l'Uzbekistan, il più popoloso dei Paesi dell’Asia centrale e più aperto a forme di partenariato con i Paesi occidentali, l’evento segna un momento cruciale sulla scena culturale mondiale

“Spesso le persone non sanno dove si trova l’Uzbekistan. Così la cultura è l’unico modo per farlo conoscere”. Sono parole di Gayane Umerova, da quasi 10 annial timone della costruzione dell’infrastruttura culturale del grande Paese dell’Asia Centrale che, da Repubblica ex Sovietica, sta diventando negli ultimi anniun’ambitadestinazione turistica, culturale e artistica. Soft power insomma. L’abbiamo incontrata a margine della prima Biennale di Bukhara, antica città uzbeka con il suo centro storico incluso nella lista del Patrimonio mondiale dell’UNESCO. Qui, tra moschee, caravanserragli e madrase, va in scena fino al 20 novembre un affascinante connubio tra artisti internazionali e giovani emergenti uzbeki e di altri paesi, in dialogo con artigiani locali. La nuova rassegna di arte contemporanea si intitola Ricette per cuori infranti e tutte le mostre sono concepite come un grande organismo vivente, dove le opere rappresentano il suo nutrimento.
Chi è Gayane Umerova
Direttrice del Dipartimento di Economia Creativa e Turismo dell’Amministrazione del Presidente della Repubblica dell’Uzbekistan, Gayane Umerova è anche presidente della Fondazione per lo Sviluppo dell’Arte e della Cultura dell’Uzbekistan (ACDF) – istituita nel 2017 da Shavkat Mirziyoyev – e promotrice di questa prima biennale di arte contemporanea che sta portando l’arte, gli artisti e il patrimonio culturale del Paese sotto i riflettori. Si svolge a Bukhara, antica città dell’Asia Centrale che però ha un cuore giovane, con i suoi oltre 200mila abitanti per il 60% under 35 (e per il 65% di nazionalità uzbeka). Il posto giusto per ospitare la neonata scuola per curatori emergenti, realizzata in collaborazione con Delfina Foundation, che culminerà in una mostra internazionale co-curata dai partecipanti nella primavera 2026.

La capitale Tashkent: tra modernismo sovietico e arte contemporanea
Attualmente, a Tashkent, patria del modernismo sovietico, Umerova sta supervisionando il restauro e lo sviluppo del suo Centro per le Arti Contemporanee, con le sue residenze artistiche, frutto di rigenerazione urbana: il mahalla Khast Imom, un tempo un asilo, è stato trasformato in uno spazio per curatori, ricercatori e scrittori e nella prima biblioteca curatoriale dell’Asia centrale, con una vasta collezione di pubblicazioni su arte, cultura, tessuti e artigianato. La Namuna mahalla, un tempo madrasa, offre invece alloggi per gli artisti, spazi espositivi, un centro di produzione, un bar e spazi di ritrovo tradizionali restaurati, sottolineando l’integrazione del patrimonio con l’uso contemporaneo. Sempre nella capitale, Umerova sta anche seguendo la costruzione del nuovo Museo Nazionale dell’Uzbekistan, progettato da Tadao Ando. E sotto la sua guida, è in cantiere anche un nuovo museo a Bukhara: lo Jadids’ Legacy Museum.




































Un nuovo museo a Bukhara nel 2027
Si tratta di un nuovo centro dedicato alle idee e all’influenza del Jadidismo, un movimento riformista musulmano che sostenne la modernizzazione dell’istruzione in Asia centrale tra la fine del XIX e l’inizio del XX Secolo: aprirà nel 2027, su progetto della celebre architetta franco-libanese Lina Ghotmeh, e darà nuova vita a una dimora storica, fino a poco tempo fa albergo per turisti locali. Il museo sarà ospitato nell’ex residenza di una delle figure di spicco del movimento, Usmon Khodjaev (1878-1968), che fu anche il primo presidente della Repubblica Popolare di Bukhara e ne documenterà la storia. “Questa è un’iniziativa davvero fantastica perché il Museo di Jadid è il primo di questo tipo”, ci spiega Umerova. “Speriamo sia pronto in tempo per la seconda edizione della Biennale”.
La prima Biennale di Bukhara
Intanto la prima edizione della Biennale di Bukhara – curata dalla direttrice artistica Diana Campbell che ha invitato oltre 200 artisti provenienti da 39 Paesi e commissionato 70 progetti site specific – entra in questi giorni nel vivo della programmazione. Al centro di tutto c’è il Café Oshqozon, un ristorante ricavato dentro una madrasa, la tipica scuola islamica. Qui, chef internazionali e uzbeki creano nuove ricette, rivisitando tipici piatti uzbeki come il plov o pilaf (riso e carne) – simbolo di convivialità, tradizione e ospitalità – e prodotti chiave della cucina uzbeka, come agnello, pomodori, mela cotogna, basilico, zucca, a partire dal menu brutalista dell’artista belga Carsten Holler: un solo ingrediente per ogni portata, portando all’estremo la semplicità gustativa. Nel caravanserraglio, l’antico edificio che ospitava le carovane dei mercanti in viaggio lungo la Via della Seta, l’artista indiana Shakuntala Kulkarni presenta, invece, un’installazione che esplora la connessione tra il corpo umano e il suono e che prende vita in una performance con cantanti, ballerini e musicisti, in stretta collaborazione con la Filarmonica di Bukhara. Infine, accanto alle rovine della Khoja Kalon mosque, si erge il suggestivo labirinto di corpi in pietra del britannico Antony Gormley, realizzato insieme ai restauratori locali.

Il restauro del centro storico di Bukhara
Il centro storico di Bukhara è coinvolto in una grande progetto di restauro guidato dalla Fondazione per lo Sviluppo dell’Arte e della Cultura dell’Uzbekistan nell’ambito di un impegno a lungo termine di rivitalizzazione del patrimonio storico della città: la Biennale nasce proprio con l’intento di preservare e insieme attivare i suoi spazi storici. La visione dell’ACDF è quella di integrare la produzione artistica contemporanea con la conservazione del patrimonio architettonico e artigianale dell’Uzbekistan , garantendo che i siti restaurati rimangano attivi tra una biennale e l’altra.

Il convegno Unesco nella città più antica del mondo: Samarcanda
Una visione che trova la sua consacrazione nella Conferenza generale dell’UNESCO, ospitata nell’antica città uzbeka di Samarcanda, dal 30 ottobre al 13 novembre 2025: un momento storico per l’Uzbekistan, ma anche per la diplomazia culturale globale, dato che per la prima volta dal 1985 l’evento si terrà al di fuori della sede centrale dell’UNESCO di Parigi. “Il nostro governo ha scoperto che le attuali condizioni di restauro non sono sufficienti”, conclude Umerova, “perché il Paese sta cambiando, la cultura sta cambiando, e ci sono molti progetti, iniziative che abbiamo deciso di fare, e poi è accaduto questo evento dell’UNESCO che per noi è molto importante”. L’incontro si svolgerà nella zona orientale dell’antichissima Samarcanda, presso il grande complesso turistico Silk Road Samarkand che riproduce il centro storico, patrimonio UNESCO dal 2001. Così alle porte della città, un tuffo tra i motivi tradizionali che ricordano i maestosi archi del Registan, la piazza principale di Samarcanda con le splendide e famose madrasse, sarà il preludio alla scoperta di altri suoi tesori: la moschea di Bibi Khanum, un tempo la più grande moschea del Medioevo e la necropoli di Shah-i-Zinda, un complesso di undici mausolei dei parenti dell’imperatore Tamerlano, ricoperti di piastrelle blu. Un luogo maestoso e di profonda spiritualità che accoglierà chi vorrà conoscerne la storia.
Claudia Giraud
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