La poetica cartografica di Vincenzo Paonessa in mostra a Roma
Un viaggio visionario tra geografie immaginarie, frammenti di memorie e simboli ricuciti, che raccontano più di trent’anni di ricerca artistica di Vincenzo Paonessa (Gimigliano, 1970). La mostra Mappe e Tracce, curata da Paola Artoni (e prodotta da NUMM Contemporary Art), e ospitata nelle sale dello Spazio Africano – già Biblioteca – di Palazzo Brancaccio a […]

Un viaggio visionario tra geografie immaginarie, frammenti di memorie e simboli ricuciti, che raccontano più di trent’anni di ricerca artistica di Vincenzo Paonessa (Gimigliano, 1970). La mostra Mappe e Tracce, curata da Paola Artoni (e prodotta da NUMM Contemporary Art), e ospitata nelle sale dello Spazio Africano – già Biblioteca – di Palazzo Brancaccio a Roma riunisce oltre cento opere dell’artista calabrese in un percorso che intreccia materiali ritrovati, mappe scolastiche ed elementi naturali, dando forma a un universo utopico, dove la geografia diventa linguaggio di pace e riconciliazione.
Mappe impossibili, geografie affettive in mostra a Roma
Rielaborando vecchie carte geografiche e ricomponendole in configurazioni inedite, Paonessa costruisce quello che la curatrice definisce “una cartografia diffusa”: territori inesistenti ma emozionalmente riconoscibili, frammenti di Stati cuciti insieme in una narrazione che abbatte i confini e restituisce dignità alla memoria. Queste “non-mappe”, come le chiama Artoni, diventano spazi di possibilità: nowhere lands dove l’umanità può ripartire da una visione condivisa e non violenta.









Gli “Spazi Neutri” nelle opere di Vincenzo Paonessa
Per la mostra romana, Paonessa presenta anche un nuovo nucleo di opere, più rarefatte e astratte, raccolte sotto il titolo di Spazi Neutri. Si tratta di lavori inediti su grandi mappe scolastiche antiche, dove il gesto pittorico si fa meditazione e riflessione sullo spazio. Le campiture di colore non invadono la superficie ma la trasformano, creando una geografia interiore, essenziale, fatta di ascolto e di assenza.
Parola al critico d’arte Andrea Contin
Come osserva il critico d’arte Andrea Contin, “l’opera di Paonessa nasce nella soglia neutra del sognatore, dove la memoria non si conserva ma si trasforma. Non definisce territori, ma li disattiva. E in questo gesto, gentile ma radicale, trova la sua voce”.
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