A Bergamo un antico maniero duecentesco si rianima con una mostra fotografica 

Cascina Castello, maniero del 1200 di Mornico al Serio, a due passi da Bergamo, a settembre torna visitabile con il progetto di Irene Pucci, che attraverso i suoi scatti rievoca le antiche atmosfere di questo luogo pieno di storia

A settembre l’affascinante contesto di Cascina Castello, a due passi da Bergamo, riapre le porte con la mostra di Irene Pucci (Gioia del Colle, 1975), curata da Gloria Belotti. L’evocativo titolo della esposizione Medusa anticipa una visione fuori dal comune: un insieme di scatti fotografici in bianco e nero predisposti sulle pareti di un luogo di per sé ricco di storia e passato. Cascina Castello, probabile insediamento in un locale del maniero del duecentesco castello ormai scomparso, è nota per aver ospitato le scene del film L’albero degli zoccoli di Ermanno Olmi. La natura di luogo rurale immerso nella campagna di una pianura assolata nel cuore dell’estate e la salinità del personaggio che si incontra attraversando le stanze e immergendosi nelle profondità di un abisso fatto di femminilità, erotismo e mistero, riescono a bilanciarsi creando un equilibrio enigmatico in cui alla quiete può succedere tempesta. 

Le fotografie di Irene Pucci in mostra a Cascina Castello a Mornico al Serio 

Le fotografie di Pucci rivelano volti, corpi, sguardi, che tessono trame lungo le pareti e tra gli ambienti, sospesi in un flusso immobile del tempo. Ogni muro è un varco, ogni spigolo un anfratto: la mostra si apre (o si chiude) su un volto cinto di foglie che ci attende al contrario, in riposo, in una atmosfera onirica e sospesa, trasformata subito dopo in un atteggiamento graffiante e attivo. Dualità e molteplicità in una metamorfosi che è in tutti noi, in una accezione lirica che muta le pareti in fogli dove lasciare segni. Gli ambienti, con muri ora grezzi ora intonacati, consentono dei passaggi tonali, e dal calore della pietra di fiume e del mattone, si giunge al bianco della pittura. Le donne – prevalenti protagoniste di questa visione intensa che l’artista ci dona – si tramutano anche in figure altre, ove la presenza di materiali plastici, teli o superfici ruvide ne deforma la percezione in una posa straniante che culmina nella maschera, posta in quella che fu camera da letto caratterizzata ancora da alcuni oggetti d’arredo a definirne una funzione e una dimensione per chi l’attraversa. 

Le figure del passato nella mostra a Cascina Castello a Bergamo 

Dal fondo della casa, che è anzi il principio, quello della cucina e della zona giorno, ove il profilo femminile in una posa altera si bilancia con un volto su cui si scorge dolore o sofferenza, emerge poi una coppia: un iconico ritratto accostato a una tenda che è il segno dell’ombra delle cose e il varco oltre il quale svanire. Il lirismo lascia spazio anche ad alcuni accenni di ironia, o sarcasmo, dal travestimento all’accessorio, dal dettaglio alla trasparenza, agli elementi della natura e del corpo in quanto forma di bellezza e passione.  

Poesia a Cascina Castello a Bergamo 

Convince la scelta di ambientare una esposizione di fotografia contemporanea, che si avvicina più alla forma della raccolta poetica che alla prosa, in un luogo nel cuore della pianura così pervicacemente capace di mantenersi intatto nello scorrere del tempo e fedele alla sua primordiale origine di rifugio, di casa, ma anche di sito immaginario e aperto dunque a un sempre nuovo racconto. 
 
Silvia Scaravaggi 
 
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Silvia Scaravaggi

Silvia Scaravaggi

Operatrice culturale e curatrice indipendente. Si è laureata con Sandra Lischi all'Università di Pisa in Teoria e tecniche dei mezzi di comunicazione audiovisiva; ha approfondito lo studio dei nuovi media durante il Socrates all’Universiteit van Amsterdam. Ha collaborato con Aiace…

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