La pittura liquida di Omar Mahfoudi è in mostra a Bologna
Il sentimento panico dell’artista tangerino diviene protagonista alla CAR gallery con la mostra “Esistenze disperse nella liquidità di uno spazio indeterminato”, la sua prima personale in Italia

Drammatico e perso nella sua serietà, ma immerso in una natura luminosa e piena di colore che sembra slavinare verticalmente, risucchiandolo. Questo è l’uomo di Omar Mahfoudi (Tangeri, 1981. Vive e lavora a Parigi), che nelle sue tele indaga temi come la trasformazione, la perdita e lo strappo dalla realtà.
Perché, se è vero che “nulla si crea, nulla si distrugge e tutto si trasforma”, come disse Lavoisier, è anche vero che il nostro passaggio su questa terra prima della dissoluzione finale è veloce.

Omar Mahfoudi in mostra alla CAR Gallery di Bologna
Sono Esistenze disperse nella liquidità di uno spazio indeterminato, come da titolo della mostra, curata da Andrea Busto alla CAR Gallery di Bologna, in collaborazione con la galleria Afikaris di Parigi. Le origini marocchine del pittore si riflettono nei colori delle sue tele, nel blu dell’oceano, nel verde delle alghe e dei monti del Rif, nell’ocra della Corniche di Tangeri. Il mare, il sole, i rami delle piante diventano dettagli esterni per raccontare i luoghi dell’anima, i dubbi, le domande non fatte, il vuoto interiore. Quei grandi interrogativi che accompagnano le nostre esistenze e che sembrano palesarsi nei profondi occhi scuri del ragazzo già segnato di Blue Flower Boy (2023) immerso in una specie di bosco acquatico in cui diversi fiorellini sembrano impronte di sangue, che striscia attorno ai profili della bianca camicia, macchiandola.

Precarietà e transizione nella pittura di Mahfoudi a Bologna
In diverse opere la pittura sembra colare e travolgere i volti umani che si scolorano fino a svanire, in uno spazio aereo di nuvole o macchie color indaco, come in Déjà vu (2024). Dipinto che restituisce proprio quella sensazione di avere già vissuto qualcosa in precedenza, ma dove? Qui o altrove? In cielo o in mare? Acqua, terra, aria, fuoco, divengono elementi per ricordare la nostra precarietà sulla terra prima dell’essere inglobati di nuovo nel grande ciclo naturale, come la figura in Lost Times (2024), presenza estranea e intima allo stesso tempo.

L’arte di Mahfoudi tra panismo e poesia alla CAR Gallery
Le figure di Omar Mahfoudi si palesano a volte quasi sovrapposte alla tela; altre meno evidenti, piccole nel paesaggio dominante; altre ancora a volte poi sembrano uscire dalla natura stessa, come un ramo da un albero in Waiting for the Light to Change (2024). In Les cinq garҫons (2023), i volti gravi striati dai colori acrilici sembrano fili d’erba o lacrime, e creano un binomio che provoca al tempo stesso estraneità e sentimento panico. Sensazioni che accompagnano tutti, non importa se insieme o soli, come succede all’omino in When the Moon Calls (2025), talmente piccolo e insignificante da diventare poetico, come in fondo ogni essere umano.
Riccarda Riccò
Libri consigliati:
(Grazie all’affiliazione Amazon riconosce una piccola percentuale ad Artribune sui vostri acquisti)
Artribune è anche su Whatsapp. È sufficiente cliccare qui per iscriversi al canale ed essere sempre aggiornati