Il Guggenheim di Venezia apre un nuovo laboratorio di restauro per l’arte contemporanea. I visitatori possono entrare

Nell’ambito del più ampio impegno per la conservazione dell’arte contemporanea, il museo veneziano inaugura un nuovo spazio che è centro di ricerca e formazione all’avanguardia, ma anche inedita opportunità per il pubblico. In corso restauri su Pollock, Delaunay e Mondrian

A Palazzo Venier dei Leoni, nel complesso che Peggy Guggenheim acquistò nel 1949 per farne la sua abitazione veneziana ma anche la dimostrazione plastica del suo mecenatismo – luogo deputato a ospitare e a condividere con il pubblico la sua raccolta d’arte – l’ultima novità è un nuovo laboratorio per lo studio e la conservazione delle opere della collezione, che dal 1980 è custodita sotto la gestione della Fondazione Solomon R. Guggenheim.

Il nuovo laboratorio di ricerca e restauro del Guggenheim di Venezia

Si tratta di uno spazio tecnologicamente avanzato che segna una svolta nel percorso di studio, manutenzione e cura delle opere conservate presso il museo e si propone di onorare il progetto prefigurato dalla collezionista americana: elevare l’arte a bene primario e collettivo, accessibile a tutti, e tutelarla come strumento di crescita personale e sviluppo del pensiero critico per le generazioni future. Del resto, già nel 2023, il Palazzo affacciato sul Canal Grande apriva le porte a una collaborazione con il Cnr per monitorare i flussi di visita e le condizioni ambientali nelle sale, con l’obiettivo di stilare un protocollo di conservazione preventiva dell’arte contemporanea, definendo un piano di salvaguardia delle opere in collezione e contribuendo al contempo a migliorare la fruibilità del museo.

Gli obiettivi del laboratorio di ricerca e conservazione dell’arte contemporanea

Ora, con il contributo del gruppo bancario EFG, nasce il laboratorio concepito come centro di eccellenza per la ricerca e il restauro, risultato di oltre un decennio di impegno da parte del Dipartimento di conservazione del museo, che ha contribuito a fare della Collezione Peggy Guggenheim un punto di riferimento internazionale per lo studio delle tecniche artistiche e dei materiali utilizzati dai più importanti artisti del Novecento. Poter disporre di un nuovo spazio dedicato allo scopo consentirà di approfondire ulteriormente l’impegno, lavorando con ancora maggiore efficacia e autonomia a progetti conservativi complessi, con un livello elevato di innovazione tecnologica e con la volontà di condividere i risultati, sempre all’insegna della massima accessibilità delle attività museali.

Il nuovo laboratorio di ricerca e restauro del Guggenheim di Venezia. Photo Matteo De Fina
Il nuovo laboratorio di ricerca e restauro del Guggenheim di Venezia. Photo Matteo De Fina

Un laboratorio aperto al pubblico. I restauri in corso

Dunque il laboratorio è stato pensato per essere anche “open lab” e “open storage”: il parte, quindi, le sue attività sono visibili ai visitatori, che possono osservare da vicino il lavoro quotidiano di conservazione su alcune sculture della Collezione, attualmente non esposte. Si offre, così, un’esperienza di visita inedita, assimilabile all’opportunità di entrare nei depositi del museo, in un contesto che unisce studio, conservazione e narrazione museale. Tra gli interventi in corso nel nuovo spazio figurano i restauri di Finestre aperte simultaneamente 1° parte, 3° motivo (1912) di Robert Delaunay, Composizione n. 1 con grigio e rosso 1938 / Composizione con rosso (1938–39) di Piet Mondrian, Movimento gracidante (1946) di Jackson Pollock.

La Collezione Peggy Guggenheim di Venezia come centra di conservazione all’avanguardia

Ma il laboratorio vuole essere anche centro di formazione e innovazione, aperto a giovani conservatori e studiosi che potranno apprendere le tecniche più avanzate e contribuire a progetti di ricerca, anche in collaborazione con enti accademici e partner europei. Il Dipartimento di conservazione partecipa infatti da anni a numerosi progetti sperimentali su materiali green e approcci sostenibili alla conservazione, contribuendo allo sviluppo di pratiche sempre più responsabili e consapevoli. “La conservazione è parte integrante della nostra responsabilità nei confronti del patrimonio artistico e della società” spiega a riguardo la direttrice della Collezione Peggy Guggenheim, Karole P. B. VailÈ un gesto di cura verso le opere che ci sono state affidate, ma anche un atto di apertura: rendere visibile il processo di tutela, condividere conoscenze e formare nuove generazioni significa rendere l’arte davvero accessibile, in senso profondo. Questo spazio è un ponte tra passato e futuro, tra studio e racconto, tra scienza e pubblico”.

Livia Montagnoli

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