A Basilea sul centro commerciale in ristrutturazione spunta l’opera di un grande artista
Mentre la città in Svizzera ospita la fiera Art Basel, inaugura un grande progetto, di arte pubblica e diffusa tra un grande magazzino e un ossario, nato da una collaborazione con la Fondation Beyeler

Nell’ambito della ristrutturazione del grande magazzino Globus sulla Marktplatz di Basilea, l’artista svizzero Urs Fischer (Zurigo, 1973) è intervenuto sulla facciata in costruzione e in luoghi limitrofi. In particolare, nel Totehüsli, un ossario dismesso poi come spazio espositivo. Public Art Project, in collaborazione con la Fondation Beyeler, da tre anni invita artisti a creare nuove opere d’arte site-specific che interagiscono con i lavori in corso. Dopo i progetti realizzati da Claudia Comte e Julian Charrière quello di Urs Fischer segna il coronamento della serie.
Il progetto di Urs Fischer a Basilea
Per il suo progetto Fischer, si è ispirato al Totehüsli, un ciclo pittorico di 60 metri realizzato nel XV secolo sulle mura del cimitero del convento dei domenicani di Basilea. Attualmente se ne conservano solo in alcuni frammenti nel Historisches Museumdella cittadina svizzera, ma la sua importanza nella regione germanofona rimane profonda. Il Totehüsli (danza macabra) è il simbolo iconografico dell’ineluttabilità della morte e della sua onnipresenza nella vita. Conobbe una grande fortuna all’epoca della Riforma quando il ciclo di Basilea fu rivisitato ovunque: a Berna Niklaus Manuel dipinse una danza macabra di carattere monumentale, mentre Hans Holbein il Giovane realizzò disegni per una serie di incisioni su legno, pubblicata come libro nel 1538. Da allora la danza macabra risulta presenti in grandi formati nello spazio pubblico, in libri edificanti, calendari, in canzoni, rappresentazioni teatrali e nei carnevali cantonali. Più vicino a noi Jean Tinguely nel 1986 realizza Mengele Totentanz mentre lo sprayer zurighese Harald Naegeli, nello stesso periodo reagisce a una serie di scempi edilizi realizzando graffiti sul tema.









La dimensione collettiva nell’arte di Urs Fischer
Il termine non designa tanto le leggendarie danze dei morti tramandate dal Basso Medioevo, quanto raffigurazioni di uomini di ogni età e condizione sociale a confronto con l’ineluttabilità del proprio destino: caratteristica fondamentale del Totehüsli è la dimensione collettiva dell’esperienza della morte. Le opere ora esposte da Fischer riprendono proprio questo insieme di motivi. Per la facciata di Globus, Fischer ha progettato una nuova produzione di Eternity (2023), come un grande cartellone pubblicitario sospeso sopra il livello stradale.
Vi appare il fotogramma di un film noir degli anni ’40 sovrapposto al profilo di una fetta di pancetta: un’immagine di difficile decifrazione che confonde un aspetto nostalgico con una dichiarazione ironica (“il salume mi ricorda profilo di una valle svizzera con il profilo all’infinito di rilievi montuosi”: così l’autore durante la presentazione dell’intero progetto). A pochi passi dal billboard, Fischer ha fatto installare una fontana composta dalla scultura in bronzo che raffigura uno scheletro sdraiato su una seedia (Invisible Mother, 2015) dove l’acqua spruzza da un tubo da giardino: ma questo è solo il preambolo di quanto aspetta il visitatore a poca distanza.

Scheletro e Vanitas nell’opera di Fischer
Il Totehüsli sul Münsterhügel, un ossario un tempo appartenuto alla chiesa di San Martino e ora parte di Globus è stato utilizzato da Fischer per esporre il suo autoritratto in cera di candela (Senza titolo, 2011) che lo ritrae seduto a un tavolo. Dopo essere stata accesa, la scultura si scioglie lentamente, enfatizzando il tema della dissoluzione. La presentazione nell’ex ossario prevede altre opere di Fischer provenienti da rinomate collezioni internazionali: All’ingresso appare la scultura scheletro Violent Cappucino (2007) e al piano superiore Moldew & Dew (2022) e Undigested Sunset (2001-2002). Sono i pezzi forti dell’esposizione e sono tutti scheletri sbiancati che qui divengono attori di scenette varie. Fischer è conosciuto per le sue sculture permeate di un umorismo assurdo e – solo apparentemente – irriverente. Tra i suoi motivi preferiti lo scheletro, interpretato come personaggio vivace al centro di un’ampia meditazione sulla vanitas di ogni esistenza. Giocano, fumano inciampano questi scheletri, ma sono comunque pervasi da un forte senso di inquietudine: Fischer li usa come strumenti dinamici che esplorano i cicli della vita, della morte e della sua stessa creazione artistica.
Aldo Premoli
Basilea//Fino al 27 luglio 2025
Urs Fischer, Skinny Sunrise
Globus e la Fondation Beyeler
Piazza del Mercato, Basilea
“Totehüsli”, Martinskirchplatz (durante Art Basel)
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