I 10 migliori progetti di Parcours, la sezione outdoor di Art Basel 2025 da scoprire passeggiando in città
Art Basel aprirà le porte al pubblico giovedì 19 giugno. Ma per chi si trova a Basilea per i giorni di pre-apertura è già possibile immergersi nel percorso di installazioni all’aperto della fiera più attesa di sempre

Anche quest’anno la fiera di Basilea propone fuori dagli stand la sezione speciale Parcours, una mostra diffusa che attraversa la città, lungo un percorso dedicato al contemporaneo con opere, perlopiù site-specific, concepite da nomi noti dell’arte del presente e da giovani emergenti da scoprire. Le opere selezionate, come di consueto, sono disseminate per la città svizzera, sfidando le peculiarità e i limiti spaziali delle sedi che le ospitano: dalla vetrina dei grandi magazzini Manor al catino absidale di una chiesa cattolica, a un sottopassaggio lungo il Reno, per proseguire nel garage del Merian Hotel e persino presso un rivenditore di pesci tropicali surgelati.
“Second Nature”: il tema che anima i 21 progetti selezionati per Basel Parcours 2025
Per la seconda edizione consecutiva, Stefanie Hessler, direttrice dello Swiss Institute di New York, guida Parcous di Art Basel 2025. Il fil rouge che attraversa i 21 progetti selezionati è il labile confine tra natura e artificio. Il tema proposto dalla curatrice viene qui interpretato ad ampio spettro, mediante soluzioni e riflessioni eterogenee, esplorando il soprannaturale e l’artificiale; gli inganni che viziano i comportamenti umani; i rituali che plasmano atteggiamenti e desideri; il divario tra memoria personale e narrazione storica. Benché alcuni lavori mostrino interessanti, se non addirittura audaci, dialoghi con lo spazio che li accoglie, certe scelte allestitive risultano incerte e affatto efficaci. Tuttavia, il percorso di Stefanie Hessler si rivela, quantomeno nella scelta delle sedi, più dinamico delle precedenti edizioni. Va, inoltre, segnalata la scelta di includere giovani artisti, come la bosniaca Selma Selman. Di seguito i 10 progetti che ci hanno più convinto.
Hylozoic / Desires (Himali Singh Soin e David Soin Tappeser) – Namak halal/namak haram

Il duo Hylozoic / Desires ripercorre la narrazione coloniale della Inland Customs Line, attraverso un’installazione tessile di circa 80 metri. Nella seconda metà del XIX Secolo una lunga siepe attraversava il subcontinente indiano, dal Golfo del Bengala al fiume Indo. Pattugliata da migliaia di funzionari, l’Impero britannico ideò la barriera per arrestate i contrabbandieri del sale, vicenda che sfociò nella marcia guidata da Gandhi nel 1930. Originariamente commissionata dal Somerset House Trust di Londra, l’opera namak halal/namak haram oggi serpeggia lungo la Münsterplatz e consiste in una sequenza di teli in cotone biologico recanti stampe eseguite con tinte naturali, ottenute dalle specie che componevano la siepe innalzata dagli inglesi. I motivi vegetali si alternano alla fauna che popolava la barriera e ai timbri della tassa sul sale.
Marianna Simnett – Interlude

Il parcheggio del Merian Hotel ospita due baracchini per la vendita ambulante degli hot dog, illuminati con grande enfasi, calati in un’atmosfera hopperiana. Come sipari, le persiane dei banchetti si alzano, dando inizio a una sequenza di gesti e suoni ipnotici e inquietanti al contempo: trasudanti hotdog luccicano dentro uno scaldavivande e partecipano al rituale metodico che ritma la performance della malinconica venditrice. Marianna Simnett punta i riflettori sul lavoratore “invisibile”, impegnato nella silente lotta all’indifferenza sociale.
Francesco Arena – What is between the beginning and the end

Sul parchetto adiacente alla Chiesa di Santa Clara, svettano le altalene di Francesco Arena. L’intervento si concentra sul moto pendolare condotto ritmicamente dalle altalene, rivelando una natura concettuale di riferimento poverista. Il materiale bronzeo con cui Arena realizza le sedute, smentisce la dimensione ludica delle strutture, conferendogli un valore monumento destinato a sopravvivergli. Il titolo è esplicativo: l’artista indaga il tempo e il suo incessante scorrere; passato e futuro; vita e morte.
Martha Atienza – TARONG/KAONGKOD

Il Tropical Zone – probabilmente la location più insolita scelta per Parcours 2025 – è un negozio al dettaglio di prodotti esotici. Superando cassette di cocchi e banane, scaffali di riso e spezie, si giunge al reparto dei pesci tropicali surgelati. Qui l’artista filippino-olandese Martha Atienza installa la serie TARONG/KAONGKOD, concepita nel 2019: tre schermi riproducono un pescatore esperto e un giovane apprendista dell’isola di Bantayan che si appresta a imparare la pesca subacquea più pericolosa al mondo. Le immagini dei pescatori filippini si intrecciano al pescato qui in vendita svelando i retroscena di una pratica illegale, nonché gli abusi all’ecosistema marino.
Selma Selman – Vale

Il catino absidale della Chiesa di Santa Clara è attraversato da un acre odore di benzina che accompagna l’installazione della giovane artista bosniaca. Nata in una comunità Rom, Selma Selman rivive la propria storia familiare con un lavoro commemorativo. Un gruppo di cofani Mercedes diventano il supporto per le pitture dell’artista e materia evocativa dell’attività di raccolta e riciclaggio di rottami metallici dei genitori.
Thomas Bayrle – Coats

La vetrina dei grandi magazzini Manor ospita gli impermeabili trasparenti in edizione limitata, rieditati da Thomas Bayrle per Parcours, in collaborazione con Lukowski + Ohanian. Inizialmente vendute nelle gallerie di Essen, Francoforte e Milano, prima di apparire in un grande magazzino a Francoforte, queste opere confondono deliberatamente i confini tra oggetto d’arte e prodotto commerciale. Nel corso della sua pratica, Bayrle ha costantemente esplorato la produzione di massa, la serialità e il linguaggio visivo del consumismo.
Mohammad AlFaraj – The Date Fruit of Knowledge

Autore di un’animata favola ecologica in stop-motion, Mohammad AlFaraj indaga i sistemi di conoscenza e gli squilibri ecologici in una dimensione post-antropocentrica. Il protagonista della narrazione è un uccello bulbul che mangia il leggendario dattero della conoscenza, ma le rivelazioni del frutto magico corrompono il suo animo. Solo cedendo la sua completa conoscenza alle fiamme del fuoco, ritroverà la felicità.
Yu Ji – Forager / Flesh in Stone

Nella sala del Rheinfelderhof Hotel, l’artista cinese Yu Ji presenta un insolito banchetto che, a tratti, appare una versione post-apocalittica della Eat Art di Daniel Spoerri. Qui il tempo si cristallizza: cavolfiori di gesso, lumache, conchiglie e del pane fin troppo cotto, preparato da un fornaio locale, imbandiscono la tavola. Le sculture di cemento e cera che poggiano sulle sedie sparse per la sala, gli specchi e le stoviglie sporche conferiscono all’opera site-responsive di Yu Ji un carattere enigmatico, che sussurra il labile confine tra artificiale e naturale.
Fiona Banner aka The Vanity Press – DISARM FLAGS (ISBN 978-1-913983-35-2)

Le bandiere di Fiona Banner vengono agitate dal vento che attraversa il Mittelere Brücke. Mostrano parti del corpo tatuate con le parole: ALLEGATION, OBSOLETE, DISARM, ARSENAL, ORCHESTRA, DEFACE, SURFACE, UNDERHAND, FOOTNOTE, THROWBACK e DELEGATION. Parole che scandiscono quella che l’artista descrive come una poesia concreta che sfida la gravità. Banner reinterpreta il ponte stesso come una pista di decollo (le bandiere potrebbero staccarsi dal supporto e spiccare il volo). Il ponte è altresì uno spazio performativo, il lungo nel quale i cittadini e i visitatori di Art Basel si incrociano e riattraversano in una parata infinita.
Liang Shaoji – Can Chanchan

Il vivace locale KLARA diventa il palcoscenico della pionieristica pratica artistica di Liang Shaoji. I lavoro dell’artista cinese celebra i processi lenti e naturali secondo tradizione, in risposta alla smodata produzione seriale e a basso costo del fast fashion. L’attenta cura dei bachi da seta attraverso il loro completo ciclo vitale – alimentazione, metamorfosi, produzione della seta e riproduzione – trasformando la sericoltura da pratica agricola in meditazione filosofica. Liang crea opere che annullano le distinzioni tra processo naturale e creazione artistica, sfidando le nozioni occidentali di autorialità e intenzionalità.
Gemma Gulisano
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