Italia e Albania si incontrano nella mostra di Fabrizio Bellomo a Tirana
Puglia, Calabria e Albania sono al centro delle opere presentate da Fabrizio Bellomo alla galleria GOCAT di Tirana. Una riflessione sul tessuto sociale e architettonico italiano e albanese

Predrag Matvejević, nel suo meraviglioso saggio Breviario Mediterraneo, aveva definito l’Adriatico come “il mare dell’intimità”: oggi, davanti ad un’attualità sempre più tumultuosa e incandescente, parlare di questo mare è quasi urgente. L’artista pugliese Fabrizio Bellomo (Bari, 1982) lo fa in maniera molto intrigante con Abito Mari, un’interessante personale alla galleria GOCAT di Tirana, che riunisce una serie di progetti espositivi realizzati da Bellomo negli ultimi vent’anni tra la Puglia, la Calabria e l’Albania.
La mostra di Fabrizio Bellomo a Tirana
La narrazione della mostra, curata da Ardian Isufi & Elton Koritari, permette di seguire le diverse fasi della ricerca dell’artista, attraverso sculture, fotografie, installazioni e video perfettamente inserite nello spazio espositivo. “Il vernacolare, inteso come linguaggio spontaneo e stratificato che emerge dall’interazione tra uomo e ambiente”, dichiarano i curatori, “si manifesta nelle opere di Bellomo come un elemento ibrido, capace di mettere in discussione le narrazioni ufficiali e di rivelare la complessità del tessuto sociale e architettonico”.

Le opere di Fabrizio Bellomo dedicate all’Italia
Nella prima sala, dove protagonista è soprattutto l’Italia, spicca il Villaggio Cavatrulli, esposto alla Biennale di Architettura nel 2018: un archivio fotografico che mette a confronto le architetture dei trulli pugliesi abbandonati con le costruzioni di edifici incompiuti che punteggiano le campagne albanesi. Ad uno sguardo simile è debitrice l’opera N’Ziembru (2024), promossa dalla Fondazione Elpis: un’installazione composta da diversi elementi che interpreta il concetto di non finito architettonico, caratteristico del paesaggio calabrese, attraverso un tappeto, un leporello fotografico e un video dedicato alle costruzioni interrotte, che Bellomo definisce come “l’ultimo tentativo di resistenza di un’altra cultura, quella sconfitta”.
Le opere di Fabrizio Bellomo dedicate all’Albania
Nel secondo ambiente, dedicato all’Albania, sono protagoniste due opere. La prima è Concrete Games(2015-2025), una scultura basata sui giochi che vedono impegnati gli operai albanesi nei cantieri edilizi, riproposti ai visitatori della mostra sotto forma di installazione interattiva. La seconda è Vegla Bën Ustain (2015), dedicata ad una piazza di Tirana dove si radunano gli operai disoccupati: Bellomo l’ha interpretata con una videoinstallazione che racconta la vita quotidiana nel cuore della città, proiettata su un muro di cemento armato. Come sottolineano i curatori, “il progetto intende restituire un’interpretazione critica e poetica della contemporaneità, stimolando un dialogo aperto tra passato e presente, tra Italia e Albania, tra arte e territorio”. Senz’altro la mostra di Fabrizio Bellomo raggiunge gli obiettivi prefissi, attraverso un allestimento puntuale e rigoroso, che permette una lettura efficace e di notevole interesse.
Ludovico Pratesi
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