Un’installazione alla Triennale di Milano rivela come il patriarcato si annidi ovunque

Nonostante i tentativi di lavarsi la coscienza con azioni occasionali, la disparità di genere segna tuttora le società di tutto il mondo. A dimostrarlo è il Politecnico di Milano con “Not for Her”, installazione che attraverso l’AI smaschera la persistenza dei pregiudizi di genere

Alla luce della scarsa consapevolezza critica, il Politecnico di Milano ha costruito un’installazione in cui è l’Intelligenza Artificiale a mostrarci i nostri nervi scoperti grazie a processi adattivi che apprendono da interazioni e reazioni degli stessi visitatori; dimostrando che: senza un radicale salto culturale restiamo ancorati a un paradigma segnato da diseguaglianze irrispettose, stupide e tossiche.

L’innovazione tecnologica deve avanzare con l’evoluzione culturale

Si fa presto a dire intelligenza. Che sia naturale o artificiale ne parliamo con un certo timore reverenziale e al tempo stesso crediamo di saperne tutto. Fare connessioni in profondità, come l’etimologia della parola stessa ci segnala, è un’azione delicata e sottile che richiede il superamento netto delle massificazioni ricorrenti e diffuse nei nostri anni di incertezza turbolenta. Così, mentre costruiamo algoritmi che sappiano scrivere tesi di laurea o report aziendali, ci ostiniamo a mescolare l’arretratezza dei contadini con l’aggressività degli imprenditori e replichiamo una deriva culturale che non sappiamo (non vogliamo?) archiviare.

Gli anni passano ma il patriarcato resta

Sorridiamo con indulgenza a rievocare Marie Curie che alla domanda “Com’è vivere con un genio?” rispose “Non lo so, chiedete a mio marito”; solidarizziamo leggendo Una stanza tutta per sé di Virginia Woolf. Nello stesso tempo, ignoriamo che il primo – e tuttora ultimo – statuto di parità salariale fu introdotto da Ferdinando IV di Borbone nella seteria di San Leucio, a Caserta. Vigliacche consolazioni, se si mettono a fuoco le disparità di genere in un colloquio di lavoro, uno scambio accademico, una rassegna stampa; così come l’enfatizzare come “eccezione” la presenza di direttrici d’orchestra e arbitre di calcio. Tra scrupoli formali di una coscienza affaticata, rigurgiti reazionari e bacchettoni delle fasi di trasformazione, il patriarcato resta assiso saldamente, dominando le regole del gioco nel linguaggio e nelle pratiche sociali, oltre che nella criminalità domestica.

Un’installazione alla Triennale di Milano mette a fuoco la persistenza del patriarcato

Finché i successi delle donne sono visti come eccezioni (cosa molto ancor più forte nell’ambito scientifico, tecnologico, ingegneristico e matematico delle discipline STEM) le ricadute negative sulla vita quotidiana e sulla crescita, tuttora monca, della società sono inevitabili. Quello che manca è un deciso salto culturale. Grazie ad un approccio laico e disarmante, la questione è messa a fuoco dall’installazione Not for Her. AI Revealing the Unseen, attiva presso la Triennale di Milano fino al 9 novembre 2025. Nata da un’intuizione di Donatella Sciuto, Rettrice del Politecnico di Milano, l’installazione è frutto della collaborazione tra diversi Dipartimenti dell’Ateneo, con la curatela di Nicola Gatti, Ingrid Paoletti e Matteo Ruta, e la direzione artistica di Umberto Tolino e Ilaria Bollati (che ha seguito anche la progettazione dell’allestimento).

Not For Her, Triennale Milano, 2025. Photo Luca Trelancia
Not For Her, Triennale Milano, 2025. Photo Luca Trelancia

L’AI per smascherare pregiudizi e disuguaglianze

Not for Her costringe i visitatori a guardarsi in uno specchio impietoso: l’Intelligenza Artificiale, grazie a un processo adattivo, che le permette di carpire e metabolizzare visioni e reazioni in tempo reale, ci mette di fronte alla persistenza di pregiudizi dissennati e di discriminazioni gratuite. L’allestimento indirizza i visitatori verso il buio della ragione attraverso i gradi crescenti di opacità della parete specchiata, che ne mettono in crisi la riflessione, anche a causa del progressivo opacizzarsi del pavimento in alluminio con l’usura generata dal passaggio del pubblico. I visitatori sono così immersi in esperienze grevi, come un colloquio di lavoro, che l’Intelligenza Artificiale mostra in tutta la loro pochezza, costringendoli a riflettere su quanto loro stessi contribuiscano – senza rendersene conto e in misura diversa – ad avallare questa visione diseguale e carica di pregiudizi che stenta tuttora a scomparire.

Michele Trimarchi

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