Morto Ben Vautier. Tra i fondatori di Fluxus, l’artista si è tolto la vita nella sua casa di Nizza

Scompare a 88 anni l’artista nato a Napoli, che ha trascorso gran parte della sua vita a Nizza. Vicino al pensiero dada e tra i pionieri di Fluxus, Vautier fu animatore di celebri performance, ma deve la sua cifra inconfondibile alla scrittura come grado zero dell’arte

Sua moglie Annie era scomparsa da poche ore, quando Benjamin Vautier, più noto al mondo dell’arte con il diminutivo di Ben, è stato sopraffatto dal dolore fino a spingersi al gesto più estremo, togliendosi la vita con un colpo di pistola alla testa all’alba del 5 giugno, nella sua casa di Aspermont.
Ben Vautier, nato a Napoli nel 1935 ma stabilmente a Nizza dal 1949, muore così alla soglia degli 89 anni (li avrebbe compiuti il prossimo 18 luglio), dopo una lunga carriera che ha orientato la scena artistica nizzarda per decenni.

Ugo Nespolo, performance Fluxus, 1967- GAM, Torino
Ugo Nespolo e Ben Vautier, performance Fluxus, 1967- GAM, Torino

Ben Vautier, da Duchamp a Fluxus

Autodidatta, si appassiona inizialmente alla ricerca di Marchel Duchamp: è allora che inizia a “firmare” oggetti anonimi, in un processo di appropriazione che esalta l’ego dell’artista. Nella seconda metà degli anni ’50 lavora invece a composizioni che richiamano le macchine celibatarie di Jean Tinguely, e nei primi anni ’60 entra a far parte del Nouveau-Rèalisme dell’ambiente nizzardo (al 1960 data la sua prima personale, Ben espose rien et tout in Laboratoire 32, al primo piano del suo negozio). Ma la scrittura, vergata con quella calligrafia in corsivo e infantile che è la sua cifra, resterà centrale nei decenni a venire, anche dopo l’adesione al gruppo Fluxus, mediata all’inizio degli anni Sessanta dall’incontro con George Maciunas, a Londra (Vautier era arrivato in città nel ’62, per collaborare con Daniel Spoerri, esponendo se stesso per due settimane nella vetrina della Gallery One).
Sono gli anni delle azioni in strada, delle performance, come quella messa in scena alla GAM di Torino nel 1967 – con l’amico Ugo Nespolo, Mario Merz, Plinio Martelli e Mario Ferrero – per l’inaugurazione di Surprise, mostra del museo sperimentale di Eugenio Battisti e Germano Celant, tutti immobili “prigionieri” di una ragnatela, nelle sale del museo. E del “concerto” organizzato, sempre a Torino nel ’67, tra la Galleria Il Punto e la Sala delle Colonne del Teatro Stabile (Le Mots et Les Choes), nell’ottica di perseguire l’idea di arte totale. Del ’63 è invece l’esibizione nel centro di Nizza, dove seduto su una sedia Vautier si offre allo sguardo dei passanti, mostrando il cartello “Regardez moi cela suffit”. Celebre è anche la performance in cui l’artista si fece filmare mentre insultava i suoi spettatori.
Vautier fu, del resto, uno degli animatori più assidui del gruppo, partecipando, fino al 1970, ai festival internazionali Fluxus con diverse azioni in stile dada. Vissuta come una corrente anti-arte, a una rilettura più recente (nell’intervista concessa a Giancarlo Politi nel 1993 per Flashart) l’esperienza si rivelerà per l’artista fallimentare: “Negli anni Sessanta Fluxus portava un messaggio, un entusiasmo, vent’anni dopo il risultato è che Fluxus non è riuscito nel suo programma di base, quello di cambiare l’arte”.

Ben Vautier, défendre l'indéfendable
Ben Vautier, défendre l’indéfendable

Ben Vautier e la scrittura all’origine della Figuration libre

Non a caso, gli anni Ottanta segnano per Vautier anche l’inizio di una nuova fase, in cui si fa promotore di una nuova tendenza pittorica: la Figuration libre. Il suo lavoro si avvicinò allora al “lettrismo”, movimento artistico teorizzato da Isidore Isou, fondato da una parte sulla decostruzione del linguaggio ridotto all’insieme delle lettere e dei segni, dall’altro sul disfacimento della forma e della pittura trasformata in poliscrittura. Non a caso Vautier è considerato uno dei protagonisti della rivoluzione delle arti figurative degli anni ’70, quando la connessione tra le parole e il pensiero divenne la base teorica delle sue opere d’arte, con il grafismo e la scrittura nuovamente al centro della sua espressività, marchio identificativo indelebile. Si ricordano, in proposito, le composizioni pittoriche basate sulla contaminazione della scrittura in acrilico con icone prese in prestito da fumetti popolari francesi, o il progetto Muro delle parole (1995), in cui Vautier riproduce i “quadri-scrittura” realizzati a partire dagli anni ’60 su circa 300 placche metalliche e le dispone sulla facciata della Scuola d’Arte della città di Blois, in Francia, in guisa di insegna pubblicitaria.

Ben Vautier, l’artista e il curatore

Vautier partecipa a partire dagli anni ’70 a esposizioni internazionali come Documenta e a mostre collettive nei principali musei del mondo; molte sono le personali e le retrospettive sulla sua opera organizzate in spazi pubblici e privati, in Francia e all’estero. A Nizza, negli stessi anni, apre alcune gallerie, prima di fondare, nel 1978, la rivista La Différence (già nel 1959, quando trasformò il negozio di dischi usati che aveva aperto a Nizza nella Ben Doute de Tout Gallery, Vautier aveva dato vita a una rivista, Ben Dieu). Le sue opere si trovano oggi nelle più importanti collezioni pubbliche e private di tutto il mondo, ma Vautier è stato anche curatore: nel 1977, il Centre Pompidou dedica alla Scuola di Nizza la mostra collettiva A propos de Nice, affidando a Ben l’organizzazione. In seguito esporrà anche giovani artisti tedeschi, confermando la sua volontà di sostenere la diffusione dell’arte contemporanea. Sempre animato da uno spirito sornione e sarcastico, di sé diceva: “Cerco di fare ciò che non era stato fatto. Ho paura di essere una nullità. Amo gli spaghetti. A volte l’arte mi scoccia. Ho voglia di essere un albero. Perdo la memoria e questo mi fa arrabbiare. Nell’arte amo l’estremo. Espongo un po’ dappertutto e questo mi angoscia”.

L’omaggio del mondo della street art a Ben Vautier

Un paio di giorni dopo la morte, il collettivo di street artisti Whole Street ha dipinto un enorme murale a Nizza per omaggiare Vautier. L’opera, realizzata in avenue du XVe corps (dove c’è un muro dedicato all’arte di strada), ritrae l’artista nello stile e con i codici cromatici propri della sua celebre produzione artistica.

Livia Montagnoli

Articolo aggiornato il 7 giugno 2024

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