Il silenzio, la terra, la notte. La mostra del giovane Emilio Gola a Milano

Il ritratto di una generazione, la gioventù, le atmosfere notturne nella pittura del giovane artista in mostra nella project room della galleria milanese

Nella Project Room della galleria Monica De CardenasEmilio Gola (Milano, 1994), avvolge lo spettatore con le sue tele ad olio. Chi avesse già incontrato il suo lavoro alla Triennale di Milano nella ricognizione dedicata alla pittura italiana contemporanea terminata lo scorso febbraio, potrà riconoscerlo negli spazi “domestici” della galleria. Gola dipinge con uno stile figurativo, coerente, deciso e distintivo. 

La mostra da Monica De Cardenas di Emilio Gola

I soggetti delle tele sono tutti ragazzi giovani, forse suoi coetanei, sdraiati sui prati. Alcuni occhi indugiano scintillanti fuori dal quadro, fissano lo spettatore e, nel silenzio, si percepisce l’urlo dell’inquietudine. Una lattina di coca cola buttata di lato a un corpo sdraiato. Altri corpi avvinghiati in quella vicinanza che, al di fuori della breve parentesi della gioventù, risulta altrimenti scomoda, promiscua. Atmosfere notturne scaldate da luci artificiali, forse dall’illuminazione fioca di un parco cittadino o più probabilmente da un fuoco. Mancano le falene. La circolarità dell’allestimento rimanda infatti proprio a un ritrovo di amici intorno a un fuoco. La notte della gioventù, quella di un passaggio, forse iniziatico. un passaggio lento, così come lo è la notte, quando tutto si immobilizza o rallenta, o si cela dietro l’oscurità per proteggerne la metamorfosi o la vita indiscreta, non tollerabile nei ritmi diurni. 

Emilio Gola, Never want to go home, 2024
Emilio Gola, Never want to go home, 2024

L’inquietudine nella pittura di Emilio Gola

L’indiscrezione con cui li osserviamo sembra quasi fuori luogo. Entrare nella project room è un tuffo nella inquietudine e nell’incertezza di questa generazione ma anche in un tempo rallentato che non è altrimenti concesso. 
Il tema dell’otium, che permette la scoperta del sé, l’esplorazione dei rapporti interpersonali, la lettura, attraversa silenziosamente le tele. Il fiume del tempo scorre quindi lento e silenzioso, mentre una torcia illumina un libro. Le ombre della notte, accarezzate dalle fiamme che illuminano i volti dei giovani, sciamanicamente proteggono chi vi sta attorno. Nella notte, i grilli, rompono il silenzio e addolciscono la solitudine. 
L’inquadratura ravvicinata non permette di esplorare le circostanze, il paesaggio, il contesto. Essa intrappola così i corpi, stringendoglisi attorno, facendo sì che la dimensione psicologica si dilati e permei il quadro di inquietudine. Lo scarto, di un biglietto, una lattina, un torsolo, ha il sapore amaro dell’abbandono. Tuttavia, a rassicurare, è il fatto che le figure non sono mai sole, accompagnate le une dalle altre, o da un cane, anch’esso dallo sguardo gettato fuori della tela, supplicante. La mattina non ci è data conoscerla. Ma nel gruppo, nel branco, nella vicinanza, in queste atmosfere notturne, sogniamo un risveglio. E da adulti, osservando i ragazzi, il tempo si inverte e torniamo a dormire. Gola ci mostra una maturità di stile raggiunta forse all’alba di una lunga notte. Il silenzio, la terra, la notte. Digiuni di parole, silenzi traboccanti di sguardi. L’inizio e la fine che si incontrano nel traguardo dell’alba che verrà.

Rubina Romanelli

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Rubina Romanelli

Rubina Romanelli

Rubina Romanelli (Fiesole, 1981) discende dalla dinastia di scultori fiorentini Romanelli. Completati gli studi, nel 2004 si trasferisce a Londra dove per quattro anni è Gallery Manager della galleria Sprovieri e lavora tra gli altri con Ilya e Emilia Kabakov,…

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