A Pistoia apre una grande mostra sulla Pop Art italiana

È un viaggio nell'Italia degli anni Sessanta la grande retrospettiva a Palazzo Buontalenti, con tutti pesi massimi del tempo. Da Schifano a Fioroni, da Angeli a Rotella, da Barni a Pascali

È il 1964, un anno cruciale tra Milano, Venezia e Pistoia. L’anno della svolta, di quella “Triennale Pop” curata da Eco e Gregotti, della “scandalosa” Biennale Arte che porta in Italia il pop americano – Rauschenberg, Johns, Dine e Oldenburg –, e della formazione della Scuola di Pistoia. Quella che scorta la Pop Art in Italia negli anni Sessanta è una vera “onda alta, altissima, che investe tutti e da cui tutti sentono il dovere di passare”, racconta Walter Guadagnini, direttore di Camera e curatore della grande mostra che a Pistoia porta tutti i grandi del tempo sessant’anni dopo.

La grande mostra ’60 Pop Art Italia

È prima di tutto una straordinaria occasione per rivalutare nomi ingiustamente finiti nel dimenticatoio – come Antonio Titone, a Palermo, o Ettore Innocente, a Roma – il grande percorso nell’Italia della Pop Art che invade Palazzo Buontalenti. È l’Italia sperimentale di Mario Schifano, Tano Festa, Franco Angeli, Mimmo Rotella, Mario Ceroli, Pino Pascali. L’Italia che esportava l’arte nel mondo, quella di Fabio Mauri, Jannis Kounellis, Renato Mambor, Titina Maselli, Giosetta Fioroni, Laura Grisi. L’Italia, coraggiosa e folle, di Roberto Barni, Umberto Buscioni, Adolfo Natalini e Gianni Ruffi. A portare nel borgo toscano capolavori che spaziano dalla Testa di lupa capitolina che sbava di Angeli ai Cocomeri di Gilardi fino al grande polittico “domenicale” di Barni è la neonata Fondazione Pistoia Musei, che nelle parole del suo presidente Antonio Marrese vuole puntare su “percorsi scientifici che contestualmente aprano il patrimonio artistico davvero a tutti”, anche con l’aiuto di grandi realtà come Intesa Sanpaolo.

Laura Grisi, Model Car Racing, 1967, plexiglas, neon, scatola di alluminio, cm 80 x 170 x 13. Courtesy Laura Grisi Estate, Roma, e P420, Bologna. Ph: Carlo Favero
Laura Grisi, Model Car Racing, 1967, plexiglas, neon, scatola di alluminio, cm 80 x 170 x 13. Courtesy Laura Grisi Estate, Roma, e P420, Bologna. Ph: Carlo Favero

Con settanta capolavori da nord a sud, la grande mostra ’60 Pop Art Italia ricostruisce, dal 16 marzo al 14 luglio, le vicende del pop italiano attraverso i suoi pezzi più interessanti e significativi, con prestiti dal MaCro, della GAM di Torino, del MART di Trento e Rovereto (per dirne solo tre) e da importanti collezioni private. Il percorso mette in mostra tappa per tappa un fenomeno metropolitano, nato a Londra nel ’56 e sviluppatosi tra New York, Los Angeles e l’Europa, puntando i riflettori sui principali centri d’irradiazione italiani: Roma, prima tra tutte, ma anche Venezia – dove Rotella aprì la pista, pur senza inaugurare il “suo” Padiglione perché incarcerato per droga – e ancora Torino, Pistoia, Milano e Palermo, tutte le città insomma dove c’era terreno fertile perché questa cultura germogliasse (complici grandissime gallerie, critici e riviste).

Giosetta Fioroni, Particolare della nascita di Venere, 1965, olio su tela, cm 100 x 200. Collezione Intesa Sanpaolo Credito immagine: Archivio Patrimonio Artistico Intesa Sanpaolo / foto Paolo Vandrasch, Milano
Giosetta Fioroni, Particolare della nascita di Venere, 1965, olio su tela, cm 100 x 200. Collezione Intesa Sanpaolo Credito immagine: Archivio Patrimonio Artistico Intesa Sanpaolo / foto Paolo Vandrasch, Milano

Un viaggio nelle città della Pop Art italiana in mostra a Pistoia

Si parte da Venezia, con la Biennale, e da Roma, che con la sua Scuola di Piazza del Popolo è centro propulsore italiano: iniziatori e trascinatori sono qui Schifano, Festa, Angeli, Rotella, Ceroli, Pascali, Mauri, Kounellis, Maselli, Grisi e Fioroni – epico il suo Particolare della nascita di Venere –, con il sostegno di galleristi e intellettuali come Moravia e Parise. Le opere hanno un vero spirito sperimentale, spiritoso, eminentemente politico: dai rebus di Mambor si toccano il Kennedy di Rotella e il McNamara di Lombardo, senza dimenticare la Marilyn di Crippa, icona dell’intero percorso. E poi via verso nord, con tappe a Pistoia – delizioso il Mare a dondolo di Ruffi – e Torino, dove sono attivi un primo Pistoletto, Mondino – con la sua “settimana enigmistica” su Capogrossi – e ancora Nespolo e Comba. Ci si sposta poi Milano, dove, grazie a Baj, alla Galleria Milano e allo Studio Marconi si affermano versioni del Pop in salsa francese e inglese, fino a Palermo, che con le due mostre Revort segna la chiusura di una stagione d’oro. In cauda, ovvio e non ovvio, i fiori di Warhol: la conclusione perfetta di un percorso che sdogana e smente tutti i luoghi comuni sulla Pop Art. A cominciare da un’Italia che davvero ne fu protagonista.

Giulia Giaume

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Giulia Giaume

Giulia Giaume

Amante della cultura in ogni sua forma, è divoratrice di libri, spettacoli, mostre e balletti. Laureata in Lettere Moderne, con una tesi sul Furioso, e in Scienze Storiche, indirizzo di Storia Contemporanea, ha frequentato l'VIII edizione del master di giornalismo…

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