Bologna Art Week: il meglio e il peggio della 50esima edizione di Arte Fiera 

Tante sono state le novità di questa importante edizione di Arte Fiera. Tra mostre, focus istituzionali, servizi e ristorazione vi raccontiamo cosa ci ha convinto e cosa no nella consueta classifica di Artribune 

Reduce dai festeggiamenti per i suoi primi cinquant’anni, Arte Fiera ricorda a tutti di essere la fiera d’arte moderna e contemporanea più antica d’Italia. Ad animare la settimana dell’arte bolognese sono state le numerose mostre, gli eventi collaterali e i diversi focus istituzionali del Public Program fieristico. Tra prese dirette, migliori stand e resoconti di mercato, ecco la classifica conclusiva del meglio e del peggio secondo Artribune.

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TOP – L’installazione di Meredith Monk per ArtCity Bologna 2024

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TOP – Il focus istituzionale in Arte Fiera 2024

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TOP – Il resto delle mostre in città

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TOP – Bologna va a 30

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FLOP – Il sold out alle mostre del circuito di Arte Fiera 2024

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FLOP – Servizi e ristorazione: i soliti problemi fieristici italiani

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FLOP – Il party per i 50 anni di Arte Fiera

Il programma di ArtCity ha registrato alcune punte di vera poesia. Tra queste il progetto curato da Caterina Molteni al Pio Istituto delle Sordomute Povere, dove i visitatori hanno incontrato, tra i letti delle ospiti di un tempo, i suoni e le immagini della splendida installazione video multicanale di Meredith Monk, inserita con delicatezza in un luogo già carico di emotività e di connessioni.

Il progetto (durato solo tre giorni) ha permesso al pubblico di scoprire, in un’atmosfera unica, la storia di questo spazio intitolato alla memoria e alla compassione, gestito in origine da un’Opera Pia. Stanze di un collegio ormai abbandonato, in cui riecheggiano vite e storie sepolte, nell’incanto di arredi, suppellettili, oggetti e documenti congelati nel tempo.

L’installazione di Meredith Monk per ArtCity Bologna 2024
L’installazione di Meredith Monk per ArtCity Bologna 2024

Tra i corridoi del Pad.26, Arte Fiera ha ospitato un focus dedicato ad alcune istituzioni attive sul territorio e non solo, con una serie di progetti interessanti. Genus Bononiae ha portato un progetto dedicato a Concetto Pozzati, ad esempio, la Fondazione Marino Golinelli che, nel nome del suo compianto fondatore Marino, ha anche aperto le porte della collezione in città, le Accademie di Belle Arti. Presenti in fiera infatti le Accademie di Bologna (attiva anche nella sede con un focus contro la violenza di genere e altri eventi) e Firenze, che hanno realizzato la prima uno stand a cura di Marinella Paderni, la seconda dei docenti dell’istituzione, con una selezione di opere degli studenti tra i più meritevoli. Un’occasione di promozione che si è trasformata per alcuni anche una opportunità di networking.

Genus Bononiae e il progetto dedicato a Concetto Pozzati
Genus Bononiae e il progetto dedicato a Concetto Pozzati

Al di là della già citata mostra curata da Caterina Molteni, c’è da dire che la programmazione di eventi in città è stata particolarmente qualitativa quest’anno. Dalle gallerie private ai musei passando dagli spazi temporanei. Presentazioni di livello dovunque: a Palazzo De’ Toschi, al Mambo, a Palazzo Boncompagni, alla Fondazione del Monte, all’Oratorio di San Filippo Neri o a Palazzo Fava. Con alcuni eventi anche all’insegna del divertimento finalmente.

Ludovica Carbotta al MAMbo di Bologna
Ludovica Carbotta al MAMbo di Bologna

I soliti catastrofisti dipingevano scenari da apocalisse con mezzi pubblici bloccati e traffico incolonnato con gli occhi sul tachimetro. In realtà la città era tranquilla. Anzi: era più tranquilla del solito con strade più ordinate, silenziose e rispettose. E provvedimenti coraggiosi come questo sono anzi stimolo e linfa per il mondo della creatività e della cultura.

Torre Garisenda a Bologna via italia.it
Torre Garisenda a Bologna via italia.it

Il sistema di prenotazione di alcune mostre che ha registrato sold out in pochissimo tempo o le code lunghissime che si sono create in altre circostanze sono sicuramente segno di una grande partecipazione del pubblico e di un ritrovato interesse all’arte contemporanea. Il fatto che però non si potesse accedere liberamente o che non ci fosse una linea preferenziale in giorni che comunque per gli operatori del settore sono di lavoro ha sicuramente reso più difficile la fruizione.

Artcity 2024, sold out di mostre. via BolognaToday
Artcity 2024, sold out di mostre. via BolognaToday

Ci sono dei miglioramenti a livello di servizi e ristorazione con presenze in fiera più piacevoli degli anni precedenti. Resta comunque un aspetto – e non riguarda Arte Fiera nello specifico ma l’ente che la possiede – da migliorare. Per operatori che restano quattro giorni a lavorare intensivamente poter bere o offrire un caffè decente ai propri clienti non è una fatuità ma una necessità. Anche le navette previste dal Vip programme non erano segnalate benissimo e  per molti è stato difficile capire dove fosse la fermata, fino a rinunciare per i meno esclusivi ma più visibili mezzi pubblici.

Artefiera 2024 Ph Irene Fanizza
Artefiera 2024 Ph Irene Fanizza

Bello il party, bello il grande salone storico in Palazzo Re Enzo, bene l’open bar e il cibo abbondante per tutti. Ma come si fa a preparare dei visual da proiettare dietro al dj con una continua presenza del brand? Si rischia di trasformare un party con musica e proiezioni in una festa aziendale…

Palazzo Re Enzo, Bologna
Palazzo Re Enzo, Bologna
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TOP – L’installazione di Meredith Monk per ArtCity Bologna 2024

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TOP – Il focus istituzionale in Arte Fiera 2024

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TOP – Il resto delle mostre in città

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TOP – Bologna va a 30

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FLOP – Il sold out alle mostre del circuito di Arte Fiera 2024

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FLOP – Servizi e ristorazione: i soliti problemi fieristici italiani

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FLOP – Il party per i 50 anni di Arte Fiera

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Redazione

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