Il meglio dell’arte digitale che abbiamo visto nel 2023 (e gli artisti da tenere d’occhio)

Intelligenza Artificiale, dispositivi virtuali e immersivi e altro ancora: ecco tutto il meglio che è accaduto nel 2023 in fatto di “digital art”, facendo particolare attenzione ai giovani artisti che sperimentano in tale ambito

Ormai è lampante: per quanto riguarda l’arte e le nuove tecnologie, il 2023 è decisamente stato l’anno dell’Intelligenza Artificiale, che – seppure non fosse affatto nuova al mondo della (non) creatività, anzi tutt’altro – ha dominato il discorso sul progresso in ambito artistico con dibattiti talvolta esasperati, sempre in bilico tra l’entusiasmo più acritico e il timore del rimpiazzo dell’umano. Ma durante l’anno è successo anche altro: sono tanti gli artisti che (con l’ausilio dell’AI o meno) hanno portato avanti la loro ricerca nel digitale, affascinati dalle estetiche sintetiche del web, o dalle potenzialità dei dispositivi virtuali e immersivi, e così via. 

Per fare il punto della situazione, Artribune ipotizza il suo “Best Of” dell’arte digitale dell’anno appena concluso, ripercorrendo i punti salienti degli ultimi dodici mesi e gli artisti che hanno fatto la differenza. 

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Gli avatar e la reincarnazione di Luyang

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La meditazione in VR di Celine Daemen

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I sogni e l’Intelligenza Artificiale di fuse*

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WangShui: pittura, invisibilità e Intelligenza Artificiale

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Federica di Pietrantonio e le sottoculture videoludiche

Tra i new media artist cinesi più conosciuti e influenti a livello internazionale, LuYang (Cina, 1984) sperimenta con diversi medium – dalle animazioni in 3D, ai videogiochi installativi, agli ologrammi, fino progetti in realtà virtuale – creando opere che si situano all’incontro tra fantascienza, teoria queer e il mondo del gaming, portando l’osservatore a mettere in discussione il concetto stesso di realtà nell’era del virtuale. Vincitore del Deutsche Bank Artist of the Year con il progetto espositivo DOKU Experience Center, presentato nel 2023 al MUDEC di Milano, LuYang unisce l’estetica dei nuovi media, dei manga e dei videogiochi con la filosofia buddista. La reincarnazione è infatti al centro di DOKU – Digital Descending (2020–in corso), installazione già presentata in anteprima alla 59. Biennale Arte e protagonista dell’esposizione nel capoluogo lombardo: qui, il suo alter ego di genere neutro (Dokusho Dokushi) rinasce sotto diverse sembianze, dal paradiso all’inferno, in ognuno dei sei regni di rinascita del Samsara – Human, Heaven, Asura, Animal, Hungry Ghost e Hell.

LuYang, 2023. Photo © Wang Shenshen
LuYang, 2023. Photo © Wang Shenshen

Nata nel 1995 a Schimmert, un piccolo villaggio nel Sud dell’Olanda, la giovane regista Celine Daemen (Paesi Bassi, 1995) si sta rapidamente imponendo sulla scena artistica internazionale grazie a uno storytelling magistrale, delicato, immersivo, intimo ma anche spirituale. Utilizzando il medium della realtà virtuale, l’artista crea uno “spazio sicuro” e lo offre all’osservatore, libero di mettersi alla prova in un viaggio interiore che spesso porta alla luce domande filosofiche universali e riflessioni sul proprio essere. Non è un caso che la sua Songs for a Passerby abbia trionfato come “Miglior Esperienza” alla Venice Immersive Island 2023 della Mostra del Cinema di Venezia: si tratta di  “un’esperienza che indaga la connessione tra il mondo fisico e quello metafisico: siamo sia un corpo che si muove nello spazio sia una mente che lo guarda”, spiega l’autrice. E infatti, in un labirinto oscuro, il visitatore si trova faccia a faccia con sé stesso, in una “meditazione” fuori dal proprio corpo.

Celine Daemen — © Jean-Pierre Jans
Celine Daemen — © Jean-Pierre Jans

Guardiamo all’Italia, invece, per osservare una best practice unica nel suo genere sul territorio: lo studio multidisciplinare fuse*, con base a Modena. Seppur attivo da diversi anni, nel 2023 ha fatto parlare di sé con l’installazione Onirica presso la Fondazione Peruzzo di Padova. Utilizzando l’IA (nello specifico, algoritmi di apprendimento automatico in grado di produrre immagini a partire da contenuti testuali), l’opera impiega una selezione di circa 800 sogni – “setacciati” tra gli oltre 28mila raccontati dai volontari di due “Dream Bank”: quella dell’Università di Bologna e dell’Università della California Santa Cruz – per dargli vita attraverso la tecnologia. “Sentiamo che arte e scienza si potenziano a vicenda”, spiega il collettivo, “da una parte, percepiamo che quando un’opera ha una solida base scientifica e un messaggio ben definito da comunicare, assume un significato e una potenza completamente diversi. Dall’altra parte, veicolare messaggi scientifici spesso complessi attraverso il linguaggio artistico li rende accessibili a un pubblico più ampio grazie alla connessione emozionale che si stabilisce tra opera e fruitore”.

Onirica (), Fuse, Fondazione Peruzzo, Padova, 2023. Photo © Ugo Carmeni
Onirica (), Fuse, Fondazione Peruzzo, Padova, 2023. Photo © Ugo Carmeni

Menzione d’onore va sicuramente allo statunitense WangShui, artista che compare nella classifica del Times 2023 TIME100 Next tra i “i leader emergenti di tutto il mondo che stanno plasmando il futuro e definendo la prossima generazione di leadership”. Formatosi come video artist, WangShui (Stati Uniti, 1986) si mette poi alla prova con diversi media – dalla pittura, all’installazione, alla tecnica mista – ma la sua ricerca arriva a un punto di svolta quando inizia a integrare l’IA nel suo processo creativo (nello specifico, implicando i “generative adversarial networks”, un modello in grado di creare nuove composizioni a partire da immagini pre-esistenti). Integrando questa potenzialità nella pittura, l’artista inizia un percorso di esplorazione di contesti tecnologici e biologici che altrimenti passerebbero inosservati all’occhio umano, indagando i concetti di identità e invisibilità nell’epoca contemporanea.

WangShui, ritratto. Photo credits Maryam Hoseini
WangShui, ritratto. Photo credits Maryam Hoseini

È già da qualche anno che l’artista romana Federica di Pietrantonio è riuscita a emergere nel mare di nuove proposte della Capitale, anche grazie alla The Gallery Apart che ha scommesso su di lei più volte. Ma il 2023 è sicuramente stato un anno d’oro: dalla menzione d’onore del VDA Award 2023 (il primo riconoscimento in Italia dedicato alle eccellenze nel campo dell’arte digitale, organizzato dal Var Digital Art); alla partecipazione come finalista al collettiva di Re:Humanism a Roma e più tardi al VISIO-European Programme on Artists’ Moving Images a Firenze, progetto che Lo schermo dell’arte dedica agli artisti under 35; passando per la residenza presso la SODA – School of Digital Arts di Manchester in collaborazione con la Quadriennale di Roma. Insomma, grazie a uno stile unico, che attinge all’estetica di Internet pur non trascurando i medium tradizionali, ma che non teme di sperimentare con motori grafici di videogiochi e di sviscerare gli ambienti più oscuri delle sottoculture digitali, di Pietrantonio sta rapidamente facendo breccia nel mondo dell’arte: sicuramente da tenere d’occhio in questo 2024.

Federica Di Pietrantonio, ritratto. Foto di Eleonora Cerri Pecorella
Federica Di Pietrantonio, ritratto. Foto di Eleonora Cerri Pecorella
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Gli avatar e la reincarnazione di Luyang

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La meditazione in VR di Celine Daemen

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I sogni e l’Intelligenza Artificiale di fuse*

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WangShui: pittura, invisibilità e Intelligenza Artificiale

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Federica di Pietrantonio e le sottoculture videoludiche

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Laura Cocciolillo

Laura Cocciolillo

Laura Cocciolillo (Roma, 1997), consegue la laurea triennale in Studi Storico-Artistici presso la Sapienza di Roma. Si trasferisce poi a Venezia, dove consegue la laurea magistrale in Storia delle Arti, curriculum in Arte Contemporanea. Specializzata in arte e nuove tecnologie…

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