L’universo fiabesco di Maria Lai in mostra a in Sardegna

Una serie di opere di Maria Lai, tra disegni, sculture e stoffe cucite, dedicate all’alter ego di Ma-ria Pietra, sono l’omaggio all’artista a 10 anni dalla sua comparsa

“Ha lasciato un’eredità immensa. Uomini come lui sulla terra non ce ne sono altri: era speciale”. Risale al 1931 il primo incontro tra Maria Lai (Ulassai, 1919 – Cardedu, 2013) e lo scrittore Salvatore Cambosu, mentore e maestro, figura fondamentale per il percorso dell’artista. Colui che ha influenzato gran parte della sua ricerca a iniziare dalla pubblicazione di Miele Amaro, serbatoio infinito al quale l’artista attingerà nel corso del suo lungo percorso e dove alcuni dei racconti, tra cui Cuore mio, le sono stati dettati dallo scrittore stesso. Metafora della cultura millenaria sarda, emblema dell’arte ma anche dell’artista stessa, Maria Pietra è la protagonista nonché perno della mostra omaggio a Maria Lai voluta dall’Archivio e dalla Fondazione Maria Lai, a dieci anni dalla sua scomparsa.

Maria Lai, Maria Pietra, collage di carta e filo, 2001. Photo Giorgio Dettori. Courtesy Archivio Maria Lai by SIAE 2023
Maria Lai, Maria Pietra, collage di carta e filo, 2001. Photo Giorgio Dettori. Courtesy Archivio Maria Lai by SIAE 2023

Maria Lai e Maria Pietra

È un’artigiana del pane che scopre di essere dotata di poteri magici, Maria Pietra. Poteri che non ha chiesto e di cui ha paura. Ha un bambino e a lui si dedica cercando di non pensare a quegli strumenti diabolici. Ma un giorno la sua creatura si ammala gravemente e nel delirio chiede alla madre di poter giocare con gli animali del bosco. Maria Pietra, sfruttando i suoi poteri, strappa al bosco i suoi animali che per un po’ di tempo giocano col bambino ma non essendo più nel loro regno muoiono, e anche il bambino segue il loro destino. Maria Pietra impazzisce e riprende a impastare, stavolta con le proprie lacrime, fino a quando un angelo toccandole la spalla la renderà di pietra per espiare la colpa e resuscitare il suo bambino e gli animali del bosco.  “L’arte fa paura, ha poteri terribili, può diventare magia nera”, secondo Maria Lai.

La mostra omaggio a Maria Lai a Jerzu     

Dagli Anni Settanta ai primi anni del Duemila Maria Lai dedica molte opere a questo controverso personaggio, che affonda le radici nella cultura arcaica sarda ma anche nelle suggestioni della mitologia greca di Gorgoni e basilischi. Nel 1974 crea le Magie di Maria Pietra, 14 sculture zoomorfe che completa nel 1995 con collage di carta strappata e riassemblata attraverso il cucito. Ci ritorna nel 1985, dedicando a Maria Pietra un’altra serie di collage con interventi a matita: lunghe linee che suggeriscono la potenza della magia. L’anno successivo dà vita a una serie di disegni dal tratto veloce e sintetico, raffiguranti i tanti animali appartenenti alla fauna sarda come colombe, lepri, tortore, volpi, ricci, cerbiatti, cinghiali e tartarughe, per realizzare nel corso degli Anni Novanta la serie Una fiaba infinita, strisce di stoffa sospese, cartigli calati dall’alto, cuciti senza soluzione di continuità a rappresentare gli animali del bosco tornati in vita che si alternano ad altrettante pietre.
Resoconto delle lezioni di Arturo Martini, suo docente all’Accademia di Bene Arti a Venezia, sono le terrecotte refrattarie realizzate tra il 1994 e il 1996 dal titolo I telai di Maria Pietra. Sculture di piccole dimensioni, blocchi monolitici incisi che rimandano ai fili dei telai mentre la grana e i colori suggeriscono le rocce dei Tacchi di Ulassai. Chiude l‘esposizione l’arazzo-libro sotto teca del 1991, La fiaba cucita Maria Pietra, scampoli di stoffa colorati e assemblati su tessuto bianco, come un libro costituito da sole immagini. L’esposizione rappresenta il secondo omaggio al personaggio, è infatti del 1991 l’allestimento della leggenda sotto forma di performance nello studio Stefania Miscetti a Roma. Emblema dell’amore materno che si concretizza attraverso la pietra, Maria Pietra è il pretesto per raccontare l’universo fiabesco dell’artista e riflettere sui misteri della natura e del creato, ma è soprattutto una profonda analisi sul problema della funzione sociale dell’arte all’interno della comunità. “Questa è la storia di Maria Pietra. Non so se è convincente. É terribile, come è terribile l’arte.”

Roberta Vanali

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Roberta Vanali

Roberta Vanali

Roberta Vanali è critica e curatrice d’arte contemporanea. Ha studiato Lettere Moderne con indirizzo Artistico all’Università di Cagliari. Per undici anni è stata Redattrice Capo per la rivista Exibart e dalla sua fondazione collabora con Artribune, per la quale cura…

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